Home FixingFixing Le storie, l’arte e le passioni di Piero Piva, Mosè Cervellini e Giada Borgagni

Le storie, l’arte e le passioni di Piero Piva, Mosè Cervellini e Giada Borgagni

da Redazione

Tra “table aux noir” e la bellezza del bel canto, conosciamo i primi tre concorrenti de “I talenti dei Castelli”, il programma di Banca di San Marino.

 

di Alessandro Carli

 

Piero Piva, 54 anni, è il rappresentante del Castello di Acquaviva. Al talent show ha proposto – primo concorrente a esibirsi – una forma d’arte a molti sconosciuta, e che è denominata ‘tableaux noir’ o ‘string art’. “Un genere pittorico piuttosto particolare – sottolinea – in cui, al posto di pennello e colori, si utilizzano chiodi di varia forma e grandezza che vengono poi piantati su una tavolozza rivestita o verniciata di nero o colore scuro, in base a un soggetto precedentemente disegnato”.

Attorno a questo ‘disegno’ creato ad hoc e fatto appunto di chiodi, intreccia con straordinaria abilità una serie di fili colorati per ricreare il soggetto precedentemente disegnato. Vista anche la particolarità della sua tecnica artistica, spiega Piero, “prendo ispirazione dalla mia fantasia e dall’amore per la natura e per gli animali”.

Si reputa una persona fortunata (“Nel corso della mia vita sono riuscito a realizzare molti dei miei sogni”) anche se, ammette, un giorno gli piacerebbe molto “esporre i miei quadri in una galleria”.

Le prima fasi de “I Talenti dei Castelli” sono state piuttosto “emozionanti”: “All’inizio è stato un po’ uno shock perché non mi aspettavo di essere scelto fra i finalisti, poi però ho preso la cosa con divertimento e grande entusiasmo”. Il rappresentante del Castello di Acquaviva poi spiega di aver “imparato dagli altri concorrenti la voglia di mettersi in gioco”, ma sempre “divertendosi”.

Infine, una riflessione sull’arte locale. “Penso che nel nostro piccolo Paese abbiamo un patrimonio di talenti che meriti di essere valorizzato”.

 

I suoi 16 anni li compirà il giorno di San Valentino. Eppure, a sentilo, sembra di avere davanti un artista già compiuto. Perché Mosè Cervellini, che frequenta il secondo anno dell’Istituto d’Arte a Urbino, sul palco canta (e bene, e in inglese) e altrettanto bene si muove. Non timido ma riservato e modesto (è bello sentire pronunciare da un ragazzo così giovane “Non so se il mio è un talento, ma mi piace cantare”), ha le idee molto precise (e decisamente “alte”) sui suoi “modelli canori” (“Mi piacciono molto Frank Sinatra e Michael Bublè”) ma non si ferma a loro. “I miei sogni nel cassetto sono di diventare o un cantante o un attore o uno scrittore. Se si è già pronunciato sulle ugole famose, è altrettanto interessante riportare gli altri “maestri” a cui si ispira, o prova ammirazione: “Tra gli attori mi piacciono molto Al Pacino e Robert De Niro, ma anche Bruce Willis”. Le penne di cui vorrebbe ripercorrere (almeno in parte) la brillante carriera sono quelle di Arthur Conan Doyle e Wilbur Smith.

Mosè poi racconta il suo approccio al talent: “All’inizio non ero così convinto, poi, quasi alla scadenza del concorso, mi sono iscritto”. Dopo essere stato ‘promosso’, “ho iniziato a preparare le basi e la canzone”.

Sul palco l’esordio è stato caratterizzato anche da un simpatico retroscena: “Davanti al microfono, sorretto dall’asta, non mi muovevo per niente – racconta -. Così la produzione me l’ha tolto, ma senza i risultati sperati: sono rimasto immobile ugualmente. Poi però mi sono sciolto…”.

 

“Non ho una musa ispiratrice, una Calliope. Semplicemente imparo da libri, film, poeti, da bambini, da movimenti culturali, da artisti di strada. Tutto ciò che assimilo e osservo con devota attenzione sarà poi ciò in cui mi voglio rispecchiare. Alla fine sono me stessa, ma faccio tesoro degli insegnamenti che ritengo utili”. Si presenta così Giada Borgagni, 15 anni, rappresentante del Castello di Chiesanuova.

Il suo hobby, come hanno potuto vedere i telespettatori, è la danza. O più precisamente, quel genere chiamato hip hop. “Poi respiro – aggiunge, con un pizzico di sana e bella ironia -, mangio, dormo e perché no, studio”.

Ironia che prosegue anche quando parla di sogni che tiene nel cassetto: “Se mi mettessi a parlarne, non si avvererebbero, o no? Quindi segreto!”.

Giada poi racconta la sua partecipazione al talent: “Sto vivendo questa esperienza in maniera del tutto rilassata. Ciò che più mi ha colpito non siamo stati noi ‘talenti’ bensì gli organizzatori, i cameraman, i responsabili, molto pazienti e gentili”. Con grande maturità, parla dello stato di salute dell’arte. “Credo che a San Marino sia assolutamente sottovalutata o quantomeno non pienamente compresa. Infatti, penso che il mio futuro non sarà qui sul monte Titano, ma altrove. La mia fantasia mi porta a svolazzare col pensiero sulle strade di una Europa multiculturale, ballando e respirando un’aria multirazziale, che non merita tutto quanto sta accadendo in questo triste periodo di follia e odio”.

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