Intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi risponde così alla domanda se siamo o no i guerra: “Si deve dire che siamo dentro una guerra, per essere in guerra dobbiamo avere almeno una condivisione sul nemico e sulla modalità di affrontarlo”. Ecco, chiede Minoli, ma il presidente del Consiglio Renzi però non vuole dirlo, è comprensibile? “Purtroppo è comprensibile, perché appunto questa è la cultura che segna il Paese, l’esorcismo, sostanzialmente il rifiuto di riconoscere il fuoco e il sangue che ci circonda e che ci attraversa”. Quindi è un errore secondo lei non dirlo?, insiste Minoli: “Assolutamente, detto questo non è che si tratta di introdurre, così all’improvviso la categoria guerra dentro al discorso politico, bisogna spiegare e aiutare i cittadini ad acquisire e condividere quella consapevolezza che ci manca. Da questo punto di vista penso al dibattito che oggi attende il Regno Unito, che è un altro Paese…”. Dibattito che da noi non c’è, sottolinea il conduttore: “No”, conferma l’ex ministro della Difesa.
Intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi risponde così alla domanda ‘Non le sembra ipocrita usare i Tornado italiani in Kuwait per illuminare bersagli che poi verranno colpiti da altri aerei e dire che noi non partecipiamo a operazioni belliche?’ : “No, ma credo che fatto lo sconto della difficoltà di confrontarsi con la categoria della guerra e questo ormai è alle nostre spalle. Bene o male io segnalai che già il semplice invio delle armi depositate alla Maddalena nella scorsa estate, nell’estate dell’anno scorso, erano un segno chiaro di un’entrata in guerra così come anche lo stesso rapporto che intrattenemmo con il governo del Kurdistan”. E quindi come possiamo definire la nostra partecipazione a questa vicenda? “Ah indiscutibilmente è la partecipazione a una guerra, è questo il problema, già il primo punto è riconoscere la situazione in cui siamo”. Che cosa deve fare Renzi adesso secondo lei? “Beh, innanzitutto, come dire, cioè, il primo passo è quello di condividere una consapevolezza che al momento non è sufficientemente comune, questa consapevolezza è che noi in questa guerra nella quale siamo, ci siamo e ci siamo alla grande. Questo qua mi sono permesso di sottolinearlo, in qualche modo è una cosa banale, sono stato tra i primi. Basta che uno elenca i contingenti e la consistenza dei nostri interventi, appena ieri abbiamo rinnovato per il 2016 il nostro impegno in Afghanistan per 900 uomini in occasione dell’incontro con…” Però Renzi ha ragione quando dice se deve finire come è finita per Gheddafi è molto meglio sapere prima cosa si farà. “Ragione sacrosanta da questo punto di vista. Non è che noi aspettiamo questa risposta dagli altri, noi questa risposta la dobbiamo cercare assieme, e quindi il secondo passaggio è la partecipazione. Da questo punto di vista noi dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che ci siamo già per richiedere, imporre una nostra presenza all’individuazione e alla ricerca della risposta”.
A Mix24 su Radio 24 Giovanni Minoli domanda all’ex ministro della Difesa Arturo Parisi se Obama, Cameron e gli altri leader europei non vogliono mettere gli scarponi dei soldati sul terreno di battaglia, è pensabile che l’Iran che invece li mette e gli altri paesi arabi mandino i loro soldati gratis a morire per l’Occidente? “Ah questo lo escludiamo del tutto, se dovessero accettare la prospettiva di morire lo faranno per i loro interessi e, per alcuni versi, per i loro ideali ma certamente non per i nostri quindi è bene che ognuno si faccia tutti i suoi conti”, spiega Parisi.
Per molti il mediatore ideale nella vicenda libica era Prodi. Renzi dice che è l’Onu che non l’ha voluto, risulta anche a lei?, chiede Giovanni Minoli a Mix24 su Radio 24 nell’intervista con l’ex ministro della Difesa Arturo Parisi: “Ma no, io non ho informazioni dirette, evidentemente so che in Italia certamente non è stato voluto, questo lo possiamo dire con tranquillità – spiega Parisi – naturalmente con valutazioni diverse che adesso cominciano ad emergere: anche apprezzamenti per l’iniziativa di Leon che in quel momento era in campo. Apprezzamento per una persona che purtroppo ha dimostrato proprio nei giorni scorsi tutti i suoi limiti”.