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Visto per voi: la recensione del concerto “Elements” di Ludovico Einaudi

da Redazione

Disegni in bianco e nero, spesso stilizzati, accompagnano il pubblico del Regio di Parma in questa alchimia raffinata che si compie tra l’ascolto e lo sguardo. Volano (“Fly”) così, quasi d’un fiato, 15 pezzi: “Night”, “Twice”, “Song for Gavin”, “Petricor”, “Four dimension”, “Elements”.

 

di Alessandro Carli

 

PARMA – Un pianoforte – anzi: il (suo) pianoforte – in mezzo al palcoscenico. A destra e a sinistra, gli altri strumenti. Il sipario aperto accoglie il pubblico del Teatro Regio di Parma, in sold out da mesi per Ludovico Einaudi e la sua ensemble (anche il “nostro” Federico Mecozzi, sublime violino), che sabato 21 novembre hanno proposto “Elements”, il nuovo, bellissimo album del Maestro, uscito il 16 ottobre.

Un’occasione, quella del live, “unica” per percorrere i 400 km (andata e ritorno, sotto una bella pioggia) che separano Rimini da Parma, e raccontare l’esecuzione, la scaletta e le emozioni che Einaudi porterà il prossimo luglio al “suo” Verucchio Festival.

Ludovico, sempre di spalle, inaugura il viaggio nella materia (“Elements”) alle 21.10 con “Whirling winds”, delicato assolo che introduce la platea dentro la “chimica” della sua musica: mentre vanno le note, sul fondale vengono proiettati gli “elementi” grafici che contraddistinguono la copertina del nuovo lavoro del Maestro. Disegni in bianco e nero, spesso stilizzati, accompagnano il pubblico del Regio in questa alchimia raffinata che si compie tra l’ascolto e lo sguardo. Volano (“Fly”) così, quasi d’un fiato, 15 pezzi: “Night”, “Twice”, “Song for Gavin”, “Petricor”, “Four dimension”, “Elements”. Un piccolo cuscino sul passato (“Einaudi ha ripescato perle come “Nuvole bianche”, “Ultimi fuochi” e “Berlin song”) e poi si torna subito al presente con “Numbers” e “Logos” per poi fare una capriola all’indietro (2006) con “Divenire”. Dopo oltre 90 minuti di bellissima apnea, un respiro. Ma è giusto un attimo: i due bis – “Nightbook” ma soprattutto la rockettara “Experience” – arrivano sino all’ultimo ordine dei palchi del teatro Regio per poi trasformarsi in un’onda lunghissima, quasi uno tsunami, di applausi, dopo due ore di concerto. La vera magia del Maestro risiede nelle esecuzioni dal vivo: davanti al pubblico le sue dita scivolano più marcate sui tasti neri e bianchi, quasi volesse dare alle sue composizioni un’altra, nuova vita.

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