Dal 1945 protagonista dello sviluppo industriale del Paese.
di Alessandro Carli
Ripercorrere e raccontare i 70 anni dell’Associazione Nazionale Industria San Marino significa riscoprire e recuperare la grande storia di San Marino dal dopoguerra ai giorni nostri. Una storia dapprima in bianco e nero – è partita ufficialmente il 18 novembre del 1945 – che nel tempo, accompagnando i passi più importanti percorsi dal Paese, ha acquisito colori, sfumature e tonalità diverse. Grazie anche alle informazioni tratte dal volume uscito nel 1995 in occasione dei 50 anni di ANIS, scritto dall’ex direttore responsabile di San Marino Fixing Gianni Di Pasquale, riproponiamo i passaggi salienti della storia dell’Associazione. Il 18 novembre del 1945 i sei membri del Comitato Promotore, Giovanni Bartolini, Luigi Masi, Antonio Fabbri, Mario Guizzardi, Simone Michelotti ed Efrem Tavoni, e il Consiglio Direttivo, composto da 13 membri in rappresentanza di 25 imprenditori artigiani e 17 industriali, si riunirono sotto la neocostituita “Associazione Industriali e Artigiani”.
I primi anni furono pieni di difficoltà. Logistiche, in prima battuta, ma anche organizzative e di riscossione delle quote di iscrizione. In questo stato di Associazionismo quasi embrionale, le attività del primo Presidente Luigi Masi e del Segretario Mario Ravegnani furono profondamente limitate. Assimilate le nuove traiettorie da inseguire e definito il ruolo dell’Associazione all’interno del Paese, il 19 aprile del 1948 viene convocata un’Assemblea Generale Straordinaria, alla quale parteciperanno anche i commercianti. Il Consiglio Direttivo appena eletto vede al suo interno sette rappresentanti delle industrie, sei appartenenti al comparto commerciale e cinque del settore degli artigiani. Tre giorni dopo viene eletto un nuovo Presidente, Giovanni Bartolini, un nuovo Segretario, Giuseppe Cantoni e viene coniato un nuovo nome. Infatti quello adottato nel 1945 viene sostituito da “Unione degli Industriali, degli Artigiani e dei Commercianti – I.A.C.”. Sotto questa sigla, e grazie ai professionisti che daranno nuova linfa, si apre una nuova stagione di relazioni: assieme alla Confederazione Sammarinese del Lavoro viene preparata la bozza della prima legge per la “Tutela del lavoro e dei lavoratori”, ma soprattutto si inizia a lavorare sulle basi giuridiche del sistema previdenziale, vengono firmati i primi contratti collettivi aziendali e viene dato slancio all’interscambio con la vicina Italia.
Con la presidenza di Omero Nicolini, in occasione dell’Assemblea Generale Ordinaria tenutasi nel novembre del 1951, ciascuna categoria fu autorizzata a costituirsi in associazione “autonoma”. Ma è solo nel 1954 che la futura ANIS troverà, sotto la presidenza di Dino Diomedi, una forma più definita. La lunga presidenza di Mario Venturini, che rimarrà ai vertici dell’Associazione sino al 1967, coincide con gli anni della rapida crescita industriale del Paese e della nuova denominazione dell’Associazione (nel 1962 diventa Associazione Industriali). La fase di massima crescita (tra gli anni ’60 e ’70) coincide con la conferma di Emilio Amati ai vertici dell’AI e con il passaggio dall’IGE (imposta generale sulle entrate) alla monofase. Nel 1973 l’Associazione abbandona la sede di Palazzo Graziosi. Nel 1973 l’Associazione abbandona la sede di Palazzo Graziosi e si trasferisce all’interno del Palazzo CES di via Gino Giacomini, ubicazione mantenuta sino al 2013. Nel 1976 diventa Presidente Glauco Benato e nel 1979 Giuseppe Micheloni. Con la presidenza di Lucio Amati (1982), l’Associazione inizia a pensare in grande, guardando con maggiore attenzione ai mercati internazionali. Un percorso che nel 1984 porta l’ANIS a diventare, in concomitanza con il cambio di denominazione (da Associazione Industria a Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese), anche membro di diritto dell’Unione Interconfindustriale Europea (UNICE). Gli anni Ottanta però coincidono anche con una grande crisi: il Presidente Enzo Zafferani disse che il 1985 fu “l’anno più nero della storia dell’industria sammarinese”. Un cambio di passo inizia a farsi intravedere tra il 1986 e il 1987, anche grazie a una profonda riconversione che coinvolge le imprese del territorio e che porta movimenti economici di grande rilievo (nel 1986 gli investimenti raggiunsero i 32 miliardi di lire, con un +25% rispetto all’anno precedente).
Sotto la guida di Zafferani, nel 1988, vengono riordinate le funzioni della Segreteria. Carlo Giorgi, che dal 1985 era co-segretario assieme a Alessandro Morri, viene nominato Segretario Generale. Zafferani, che guiderà l’Associazione sino al 1991, insisterà su alcuni temi ancora oggi decisamente attuali: la forbice salariale e di orari di lavoro tra pubblico e privato, la dilatazione della spesa pubblica, l’inefficienza di molti servizi della PA, la carenza delle infrastrutture. E’ del dicembre del 1991 il protocollo sulle relazioni industriali, siglato con la CSU dopo il grande lavoro di dialogo portato avanti con tenacia e senso dell’equilibrio da Enzo Mularoni, eletto a capo dell’Associazione il 3 maggio 1991. Il recupero delle relazioni con i sindacati, dopo l’annus horribis 1989, trova la sua collocazione pubblica nella conferenza congiunta del 23 marzo 1993, “L’industria, l’occupazione e il sistema delle relazioni industriali, nell’ambito del processo di integrazione europea”, poco prima (2 luglio 1993) dell’elezione del Presidente dell’ANIS Piero Tonelli, che di fatto, per tutto il suo mandato (1997), si incamminerà sulla strada tracciata dal suo predecessore. Tonelli proseguirà le relazioni intraprese con sindacati e darà compimento al progetto di Mularoni, che voleva un Consiglio Direttivo dell’Associazione composto solamente da imprenditori. Sotto il suo mandato viene costituito Assoservizi (1993) e nello stesso anno parte il progetto editoriale San Marino Fixing.
Nel 1997 viene eletto il nuovo Presidente, Enzo Donald Mularoni. Il nono Congresso della Federazione Industria della CSdL è l’occasione per il Presidente dell’ANIS per rilanciare i temi chiave per il futuro del Paese. Flessibilità, formazione, concertazione, sicurezza e globalizzazione segnano la relazione di Enzo Donald Mularoni, che auspica “l’avvio di un rapporto bilaterale più disteso ed improntato a collaborazione e dialogo”. Per unanime designazione dei suoi colleghi, nel maggio del 2000 viene eletto il successore di Mularoni, Franco Capicchioni, il quale, in occasione dell’elezione, afferma: “Vorrei indirizzare il mio mandato verso l’allargamento della base associativa e la costituzione di organismi di studio su materie di evidente interesse per l’industria”. Nel 2003 l’Assemblea dell’ANIS nomina Simona Michelotti. Durante i tre anni di carica, oltre a decodificare le problematiche delle imprese che operano sui mercati (“Il ricorso record alla cassa integrazione, l’intensificarsi dei processi di delocalizzazione, il ripetersi di crisi aziendali, sono per noi motivi di inquietudine e forte preoccupazione”), manda segnali ben precisi al Governo e si trova a vivere in prima persona quella che il Presidente ha definito “il ritorno all’anno zero delle relazioni con i sindacati”.
E’ invece datata 2006 la Presidenza di Pier Giovanni Terenzi: durante il suo mandato verrà organizzato il primo San Marino Forum (2007), “Innovare e Competere per il futuro”, promosso dalla Fondazione San Marino della Cassa di Risparmio, dall’Ente Cassa di Faetano e dall’ANIS, in collaborazione con The European House-Ambrosetti. ANIS presenterà anche, all’interno del Meeting di CL di Rimini “San Marino Produce”. Lo scatenarsi, a settembre del 2008, della “tempesta perfetta”, il crac di Lehman Brothers, introduce un triennio difficile, reso ancopiù complicato, come ha avuto modo di dire lo stesso Terenzi, da un’instabilità politica che di fatto “ha impedito il formarsi di un progetto condiviso di modernizzazione e sviluppo del Paese, che ha lasciato irrisolti i tanti e complessi problemi che hanno investito il nostro sistema economico”. In concomitanza con lo scoppio della bolla finanziaria il governo Berlusconi-Tremonti emana, nel 2008, il primo “scudo fiscale”. L’emorragia della raccolta complessiva, anche dopo successive manovre, è stata pesante per il sistema, passando da quindici miliardi di euro a poco più di sette, così come le banche, che da dodici si sono ridotte a sei. Le finanziarie e le fiduciarie, circa settanta prima della crisi, sono state quasi tutte spazzate via. E’ in questo humus che nel 2009 a Paolo Rondelli viene assegnata la poltrona dell’ANIS: è lotta aperta ai paradisi fiscali, le imprese ricorrono sempre più agli ammortizzatori sociali. Nel 2009 il Consiglio Direttivo dell’Associazione cerca di fare fronte ad uno scenario profondamente mutato. A luglio il Governo preme per far firmare alle controparti il cosiddetto accordo tripartito che dovrebbe assicurare la chiusura dei contratti di lavoro scaduti con aumenti salariali, a fronte di una situazione economica critica. ANIS fu la sola associazione a decidere di alzarsi dal tavolo mandando a monte la trattativa. Si può sicuramente affermare che la decisione fu lungimirante, vista la gravissima situazione che stava gravando sul futuro del Paese. Per compiere un passo avanti nelle relazioni con l’Italia, ANIS propone di adottare in via unilaterale lo scambio d’informazioni con l’Italia sulla scorta del Modello OCSE 2005. Nel 2012 viene nominato Presidente Emanuel Colombini. Un mandato, il suo, caratterizzato da un momento “storico” per l’ANIS (l’inaugurazione della nuova sede nel luglio del 2014, alla presenza del Presidente di Confindustria Italia Giorgio Squinzi), ma anche da tanta attività per l’Associazione.
Proprio durante il mandato di Colombini vengono sottoscritti due importanti rinnovi contrattuali, quello dei servizi ma soprattutto quello dell’industria, firmato nel 2015 solo da ANIS e CSU, dopo un lungo tentativo di dialogo con tutte le parti coinvolte, contratto che riguarda circa 8 mila lavoratori. Un accordo che di fatto ripercorre e dà seguito a quello sottoscritto nel 2012. “Nel 2012 – ha ricapitolato Colombini a fine mandato – la situazione dei rapporti con l’Italia era assolutamente peggiore rispetto ad oggi. Un esempio su tutti, la black list. Tre anni fa il Titano stava attraversando il picco negativo della crisi: le aziende registravano un calo dei fatturati e molte hanno chiuso proprio in quel periodo. Ricordo anche che le finanze dello Stato erano in uno stato molto grave, che si stava facendo i conti con un deficit di bilancio e che si era iniziato a parlare di spending review. Qualcosa si è fatto e molti risultati – uno su tutti, ma non il solo, l’uscita dalla black list – sono stati portati a casa. Il Paese sta facendo dei passi in avanti in campo internazionale e sta cercando di darsi un posizionamento”. A giugno del 2015 il mandato di Colombini giunge a naturale termine e l’Assemblea di ANIS elegge all’unanimità Stefano Ceccato.