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Editoriale: contratti, sempre più confusione

da Redazione

Onde evitare ulteriore caos (e conseguenti polemiche), crediamo che si debba sancire per Legge che ci possa essere solamente contratto con efficacia erga omnes per ogni settore.

 

di Alessandro Carli

 

Ogni giorno si fa più attuale e urgente la necessità una definitiva chiarezza sull’atavico nodo, ancora irrisolto, della rappresentatività. La recente sottoscrizione da parte di Osla e di Usl del rinnovo del contratto del settore artigianato, “in barba alla minaccia della riforma sulla rappresentatività” e magnificamente definito dall’Associazione degli artigiani UNAS “sedicente”, ci fa tornare ancora una volta sull’argomento. Onde evitare ulteriore caos (e conseguenti polemiche), crediamo che si debba sancire per legge – e per questo chiediamo a gran voce che il prossimo Consiglio Grande e Generale dia il semaforo verde al progetto di Legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero” e quindi una soluzione definitiva – che ci possa essere solamente contratto con efficacia erga omnes per ogni settore e non, come invece accade ora (un esempio su tutti, quelli del settore industria e appunto quello di questi giorni dell’artigianato), ovvero che ne possano coesistere due o più, con il rischio che quello ‘applicabile’ sia l’unione (delle parti ‘migliori’) dei due. Rispettando un elementare principio di democrazia e affinché sia valido il principio dell’erga omnes, quel contratto – come abbiamo più volte ripetuto – dovrà rappresentare la maggioranza dei lavoratori. Non è che per caso, ci suggerisce il ‘sesto senso’ e un po’ di malizia (e con la sincera speranza di sbagliarci), che ne arriveranno anche due o più per il commercio e per altri settori?

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