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Riscopriamo la Rosa Canina, utile al corpo e all’ambiente

da Redazione

A conferma della sua utilità, in particolare nei giardini e nei parchi, rappresenta un elemento molto interessante anche dal punto di vista estetico.

 

di Cristina Righi

 

La rosa canina è la specie di rosa spontanea più comune nella penisola italiana, molto frequente nelle siepi e ai margini dei boschi. La specie è diffusa in una vasta area nelle zone temperate di tutto il mondo, in quanto cresce in campagna e in collina fino ai 1500 m di altitudine, quindi il territorio di San Marino, come confermano alcune perlustrazioni effettuate di recente, risulta essere perfettamente idoneo per questa pianta, dalle proprietà straordinarie, alcune già note nel Medioevo, altre di scoperta più recente. Si tratta di un arbusto spinoso, alto fino a 3 metri, con fusto legnoso e radici molto profonde, elemento da tenere in considerazione anche per mitigare frane e smottamenti di terreni. L’appellativo botanico “canina” è dovuto a Plinio il vecchio, che ha narrato la guarigione di un soldato romano, morso da un cane e colpito dalla rabbia, con l’assunzione di un decotto di radici di questa pianta, nota fin dall’antichità per la sua efficacia nel rafforzare le difese dell’organismo contro infezioni e particolarmente contro il comune raffreddore. Con l’evoluzione della medicina si appurò infatti che la rosa canina è uno straordinario fornitore di Vitamina C, tanto che in molti paesi è utilizzata in sostituzione degli agrumi, che non possono essere coltivati in tali luoghi, soprattutto per l’alimentazione dei bambini. I piccoli frutti (bacche, chiamate cinorridi) della rosa canina sono considerati infatti una delle sorgenti naturali più concentrate di Vitamina C, presente in quantità fino a 50-100 volte superiore rispetto alle arance e limoni, e per questo in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali dell’organismo, svolgendo anche un’efficace azione contro tutte le forme di allergia: dalla rinite, congiuntivite e asma dovute al contatto con pollini, fino alle affezioni infantili come le tonsilliti, le rinofaringiti, e le otiti. Come detto, il suo habitat sono le boscaglie di faggio, abete, pino e querce a foglie caduche, gli arbusteti e le siepi, fino ad una quota di 1900 m. Preferisce suoli abbastanza profondi, limosi e moderatamente aridi. Cresce quindi anche in maniera spontanea, creando un micro habitat di consolidamento ma anche di mantenimento della flora e della fauna. In quest’ultimo caso, si va dagli insetti, elemento fondamentale è imprescindibile per completare il ciclo biologico, fini agli animali più grandi, come il cavallo, che, allo stato brado si ciba proprio in questo periodo delle sue bacche mature. A smentire quindi l’idea del passato che la vedeva ritratta come pianta infestante da estirpare, la rosa canina si presta benissimo alla coltivazione anche nei terreni marginali dei fondi agricoli, spesso inutilizzati, dando al contempo la possibilità di diversificare coltivazioni e produzioni, apportando quell’innovazione oggi necessaria alle imprese agricole. A conferma della sua utilità, in particolare nei giardini e nei parchi, la rosa canina rappresenta un elemento molto interessante anche dal punto di vista estetico: da maggio a luglio offre una fioritura molto fitta, mentre i suoi frutti raggiungono la maturazione nel tardo autunno, colorandosi di un rosso vivace per tutto l’inverno.

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