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San Marino, segretaria Industria: le riflessioni sul report “Doing business”

da Redazione

SAN MARINO – La notizia divulgata ieri del report Doing Business, nel quale la Repubblica di San Marino guadagna il 76° posto, ha suscitato molto clamore, dibattito e punti di vista contrastanti. Immediate sul web e sui social network, che sono la piazza virtuale deputata anche al confronto su temi dell’attualità e della politica, commenti e prese di posizione. Proprio per questo motivo la Segreteria Industria ci tiene a compiere un’analisi più approfondita di questo risultato.

Il piazzamento al 76° posto rispetto al 93° dello scorso anno, come già detto, è dovuto anche a una revisione da parte del programma Doing Business di alcuni parametri di valutazione, che hanno valorizzato aspetti del nostro sistema e hanno permesso il grande balzo in avanti. E’ vero che riparametrando anche la classifica dello scorso anno il miglioramento si riduce nettamente, ma il dato di fatto è uno: l’anno scorso chi scorreva la classifica trovava San Marino al 93° posto, quest’anno lo trova al 76° su un totale di 189 paesi. Se il paragone è poi con Stati di piccole dimensioni, va notato che il Titano si piazza davanti a Malta di ben 4 posizioni.

Analizzando i microindicatori si trovano grandi miglioramenti: nel settore ‘Starting a business’ ad esempio, ossia tutto ciò che ha a che fare con l’avviamento di un’attività economica, ha fatto un balzo in avanti di ben 19 posizioni. E’ proprio in questo settore che Doing Business indica come San Marino, attraverso la Legge sulle licenze, “made starting a business easier by encouraging the use of the online system for obtaining the operator code and business license” (ha reso più semplice avviare un’attività economica introducendo l’uso di un sistema online per ottenere il codice operatore e la licenza).

Si trovano anche settori che sono ancora indietro, sui quali c’è molto lavoro da fare. Ma il dato incontrovertibile è che il nostro Paese è migliorato: il programma di Banca Mondiale lo certifica. Questo deve essere per tutto il Paese motivo di orgoglio e sprone a continuare su questa strada, non certo motivo di ulteriori acredini, divisioni e disfattismi.

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