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Commissione consiliare Affari Esteri: le dimissioni di Clelio Galassi

da Redazione

Sono il tema principale discusso nella seduta convocata oggi a Palazzo Pubblico. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Il caso delle dimissioni dell’Ambasciatore Clelio Galassi si impongono come tema principale discusso nella Commissione consiliare Affari esteri, convocata oggi a Palazzo Pubblico.

Non solo i consiglieri di minoranza lo affrontano in comma comunicazioni, ma i commissari approvano la richiesta avanzata dal segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale Valentini, di inserire all’ordine del giorno un comma straordinario 1 bis dedicato alla presa d’atto delle dimissione del rappresentante diplomatico in Santa Sede.

“La segreteria Affari esteri- spiega il segretario di Stato- al momento della nomina di Galassi ha voluto verificare le situazioni che in quel momento lo riguardavano e non ci sono state controindicazioni, né elementi probanti ragioni per non procedere”. Ma quando le indagini sul suo conto sono diventate di dominio pubblico, dopo l’arresto di Gabriele Gatti, “la segreteria di Stato si è subito attivata con l’ambasciatore Galassi- prosegue- che ha presentato dimissioni immediate, il congresso di Stato ha deliberato in merito e comunicato la cosa alla Santa sede”. Al momento della nomina, ribadisce quindi Valentini “avevamo tutti gli elementi per pensare che questo non dovesse accadere”.

La spiegazione convince poco Luca Santolini di C10: “E’ vero che a fine aprile 2014 non c’erano ancora notizie sulla figura di Galassi- osserva- ma è vero che già allora era di dominio pubblico l’ambito di indagine sul Conto Mazzini che andava a rilevare un’associazione a delinquere ad ampio raggio sui principali partiti, tra cui quello dello stesso Galassi”. Più favorevole Marco Podeschi, Upr: “A differenza di Santolini- spiega- ritengo che la nomina che ha fatto il governo in primavera 2014 fosse legittima e sensata in termini politici”. Anche per Tony Margiotta, Su, la nomina di Galassi nel 2014 era “inattaccabile”, ma a suo avviso già nel maggio 2015, quando le testate accennavano agli accertamenti dei magistrati sui conti correnti di Galassi, la segreteria di Stato avrebbe dovuto prendere posizione. L’intervento di Valentini non convince invece per niente Gian Matteo Zeppa di Rete che incolpa il segretario di “difendere l’indifendibile”. Secondo il commissario di minoranza, dopo l’uscita sulla stampa del maggio scorso in cui si rivelano accertamenti sui movimenti bancari di Galassi, “lei segretario di Stato- manda a dire- ha dovuto aspettare di venire oggi, dopo cinque mesi, a portare una delibera di dimissioni”. Per Marco Gatti, Pdcs, si fa confusione su quando dovrebbero terminare gli incarichi istituzionali. “Devono essere chiari i momenti in cui obbligatoriamente cessano- puntualizza- poi ci sono scelte personali, al di là delle obbligatorietà previste dalla legge”. E su questo punto invita i consiglieri a una riflessione.

Nella replica Valentini difende l’operato della sua Segreteria rispetto alle nomine diplomatiche: “Guarda caso- fa poi notare- determinati fenomeni vengono a galla dal 2010 in poi. Magari se ci pensiamo riusciamo a guardare le cose con occhio meno strabico”. Il dibattito si conclude con la presa d’atto delle dimissioni.

Altro tema sollevato dai commissari, in comma comunicazioni, è la riforma dell’editoria e le raccomandazioni contenute nel report del Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa.

“Attenderemo qualche settimana- annuncia Podeschi, Upr- e se il congresso di Stato non si attiverà con un’iniziativa atta a modificare le distorsioni evidenziate nel provvedimento dal commissario, provvederemo a presentare un progetto di legge per cambiarlo”.

Nel corso dei lavori odierni, inoltre, la Commissione prende atto di due accordi internazionali, il primo in ambito Unece (United Nations Economic Commission for Europe) e il secondo è l’Accordo tra la Repubblica di San Marino e la Repubblica di Azerbaijan sulla Promozione e Protezione reciproca degli Investimenti. Si passa infine ad esaminare gli ultimi punti all’ordine del giorno relativi alle richieste dei permessi di soggiorno e residenza, per poi concludere i lavori.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma 1. Comunicazioni:

Marco Podeschi, Upr: “Intervengo su due temi, in primis sulla legge legge dell’editoria. C’è stato un report del Consiglio d’Europa che ha riguardato un progetto di legge esaminato in questa commissione. Rispetto una legge che ha avuto un iter travagliato, con molte istanze della minoranza non accolte, mi è dispiaciuto molto che a distanza di poco tempo dalla sua approvazione ci siano stati questi rimproveri ufficiali. Vi dico formalmente che attenderemo qualche settimana e se il congresso di Stato non si attiverà con un’iniziativa atta a modificare le distorsioni evidenziate, provvederemo con un progetto di legge per cambiarla. Si voleva normare un settore vitale per il Paese, ma l’attuale normativa ha portato al rimprovero del consiglio d’Europa e a difficoltà applicative interne, a nostro avviso bisogna intervenire.

Altro tema, le nomine diplomatiche. Non si può attendere la disponibilità dell’interessato che si deve dimettere in una situazione così delicata per Paese- mi riferisco al caso Galassi- per non ledere l’immagine del Paese. Era cosa nota il coinvolgimento in indagini e la Santa Sede è una delle sedi diplomatiche più prestigiose per noi. Sarebbe stato opportuno che il congresso di Stato avesse preso iniziativa. Non c’è stata nemmeno una nota del Dipartimento Affari esteri sulle dimissioni, solo una nota del diretto interessato”.

Luca Santolini, C10: “Rafforzo quanto detto dal collega Podeschi con cui mi trovo d’accordo al 100% su entrambi i punti toccati, sia sul report del commissario del Consiglio d’Europa, che è intervenuto anche su aborto e regolamentazione delle unioni civili. Tutti temi che sono stati affrontati con molta ipocrisia da governo e maggioranza. Il segretario Valentini, dopo la pubblicazione del Report, ha detto che saranno fatte riflessioni sulle osservazioni del commissario, spero che queste osservazioni saranno fatte in fretta. E’ inqualificabile che San Marino debba finire sul banco degli imputati per infrazioni sui diritti umani. Sulla legge dell’editoria l’opposizione aveva presentato numerosi emendamenti che riprendevano le osservazioni fatte dagli stessi operatori dell’informazione, rimaste inascoltate. Spero che dopo report il governo possa fare una riflessione approfondita.

Sulle dimissioni dell’ambasciatore mi auguro che il segretario voglia fare un riferimento. Aggiungo che il ruolo di ambasciatore presso Santa Sede sottintende oltre alla professionalità e alla cultura, un profilo personale etico e morale di un certo livello. Visto che le indagini su conti dell’ex ambasciatore erano state rese pubbliche fin da maggio, credo che dagli Esteri sarebbe dovuta arrivare una riflessione precedente e credo anche io non sia stato corretto dal punto di vista procedurale attendere la presa posizione dello stesso Galassi”.

Tony Margiotta, Su: “Sono convinto anche io sia necessario quanto prima mettere mano alla riforma dell’editoria, siamo stati criticati dal commissario europeo dei diritti umani, è necessario intervenire immediatamente. Pur non essendo una buona legge, non è neanche stata attuata. Ci sono delle operazioni da dover fare che ancora non ci sono e creano una confusione inaccettabile.

Mi aspettavo un riferimento del segretario di Stato sulle dimissioni di Galassi. Chi lo ha incaricato ha il dovere di spiegare il perché di questa nomina. Rischiamo una figuraccia da chi ci guarda da fuori e un’imbarazzo per l’intera comunità, oltre che per il Pdcs. Se ci sarà una comunicazione del segretario su questo, mi fermo qua. Diversamente, chiedo formalmente una spiegazione. Ancora una volta torniamo a parlare di ambasciatori che dovrebbero rappresentare San Marino fuori dai confini e che fanno fare una figuraccia al Paese”.

Marino Riccardi, Psd, presidente: “La maggioranza, appena terminato il comma comunicazioni, chiederà l’inserimento di un comma straordinario per ratificare ufficialmente la presa d’atto delle dimissioni di Galassi”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Quanto è emerso dal report del commissario dei diritti umani sarebbe potuto essere evitato, non perché l’opposizione stessa muoveva critiche a quella legge, ma perché a farlo erano anche i professionisti che lavorano in quel settore. E’ l’ennesima brutta figura.

Si rischiano indebite interferenze sul contenuto dei media. Sappiamo farci male da soli con delle nomine e con leggi inaccettabili come quelle per l’editoria. Sposo anche io tesi del commissario Podeschi di metterla in discussione. Ricordo poi che l’incontro avuto informalmente da Belluzzi con il commissario è stato deficitario perché il report finale non è servito a nulla.

Poi la questione Galassi: la responsabilità è di chi ha proposto lsuo nome per ricoprire quel ruolo, è responsabilità politica e umana. Continuiamo a fare ‘favorini di borgata’ per favorire certe persone che hanno portato discredito alla stessa nazione e di questo bisogna prenderne atto e fare mia culpa e lasciare il proprio incarico”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari Esteri: “Avevo chiamato il presidente per proporre l’inserimento nell’Odg di un comma per le dimissioni dell’ambasciatore Clelio Galassi. Rimando il riferimento in merito a quel comma.

Non mi compete, come competenza di segreteria di Stato, il discorso sulla riforma dell’editoria, ma mi sembra che si corra il rischio di fare il gioco di chi vuole denigrare il Paese, non riportando tutto quello che dice il report del commissario. Leggetelo e fate la proporzione fra le parti di elogio e quelle di raccomandazione e siate onesti, vedrete che la maggior parte del rapporto è dedicata a riconoscere i progressi di San Marino sul campo dei diritti. Ora il rapporto è stato pubblicato, ci sarà in una data successiva un confronto in cui il segretario competente illustrerà al commissario le nostre osservazioni. Non voglio discutere se la legge sull’editoria si può migliorare, so che la segreteria di Stato ha predisposto dei percorsi per tener conto delle raccomandazioni, ma ciò sarà illustrato al momento della discussione del rapporto”.

Comma 1 bis. Presa d’atto delle dimissioni di Clelio Galassi quale Ambasciatore in Vaticano.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari Esteri: “La nomina del signor Clelio Galassi è avvenuta dopo le dimissioni del precedente ambasciatore. Non è avvenuta senza fare considerazioni, né per quanto riguardava la persona rispetto la sua carriera politica e onorabilità, né senza considerare la sede di destinazione. La nomina ha avuto un congruo tempo di riflessione, la segreteria Affari esteri ha voluto verificare le situazioni che in quel momento lo riguardavano. Non ci sono state in via informale controindicazioni, né elementi probanti ragioni per non attivare quella nomina. Non credo che la carriera politica di una persona, per quanto lunga, piena di eventi e contraddizioni, sia un motivo per negare questa nomina. La questione è venuta all’attenzione quando si è parlato, qualche mese fa, dell’indagine relativa a determinati conti, la cosa è diventata di dominio pubblico con la vicenda dell’arresto di Gatti, molto recente. In quel momento la segreteria si è subito attivata con l’ambasciatore Galassi che veniva citato dalla stampa, in stralci di ordinanza pubblicati malgrado la loro riservatezza. L’ambasciatore ha presentato dimissioni immediate, il congresso di Stato ha deliberato in merito e comunicato la cosa alla Santa sede. Il Dipartimento non ha fatto comunicazioni perché attendevo la presa d’atto odierna della Commissione, non c’era alcuna riluttanza. Nei comportamenti che ci sono stati non ravviso malafede, ravviso solo una spiacevole vicenda che riguarda un avviso di garanzia che, toccando un incarico così importante, e una persona con un tale passato politico, non è indifferente e avrei preferito non accadesse. Ma avevamo tutti gli elementi per pensare che questo non dovesse accadere”.

Luca Santolini, C10: “Il segretario dice due cose, nel momento in cui c’è stata la nomina, a fine aprile 2014, effettivamente, non c’erano ancora sulla figura di Galassi notizie che lasciassero intendere dei reati potenzialmente commessi. Ma è vero che ad aprile 2014 era già di dominio pubblico l’ambito di indagine su cui stavano proseguendo i magistrati relativamente al Conto Mazzini che andavano a rilevare un’associazione a delinquere ad ampio raggio che toccava vertici dei principali partiti, tra cui quello dello stesso Galassi”.

Marco Podeschi, Upr: “Ritengo a differenza di Santolini che la nomina che ha fatto il governo in primavera 2014 fosse legittima e sensata in termini politici. Però il collega Santolini ha dimenticato il dettaglio ‘cellule staminali’ del 2014. E allora anche se la scelta era legittima, il governo qualche riflessione poteva farla, anche se dettata da motivi diversi dall’affaire Conto Mazzini. Lei segretario si è speso molto per recuperare l’immagine del Paese, mi spiace quando dite che vi impegnate per cambiare il Paese e poi cadono le braccia quando avvengono eventi come questi che con un po’ di lungimiranza si potevano evitare. Spero che il congresso di Stato con solerzia provveda a coprire questo incarico importante, mostrando che San Marino può avere dei problemi ma sa porvi rimedio adeguatamente e limitando al minimo le ricadute di immagine”.

Tony Margiotta, Su: “Su alcuni giornali è uscita una notizia importante lo scorso maggio in cui si diceva che su Gatti e Galassi erano in corso accertamenti bancari. Come rappresentante dello Stato, quando si parla di nomine importanti, lì mi sarei aspettato da parte sia dell’interessato ma anche del governo una presa di posizione. Invece c’è stato il solito silenzio. Capisco che per la Dc la non candidatura nella lista del 2012 ha portato a dover dare una buona uscita importante. Ma credo anche che nel 2014 c’è stata questa nomina, allora inattaccabile, ma nel maggio 2015, dopo l’operazione resa pubblica dai giornali, mi aspettavo una presa di posizione del diretto interessato e della segreteria di Stato. Invece solo oggi ci ritroviamo alla presa d’atto delle dimissioni dell’ambasciatore del Vaticano”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “E’ una situazione avvilente per il Paese. La mia sensazione è quello di uno sfaldamento continuo del substrato che regge San Marino. Temo per la valenza che avrà d’ora in avanti la classe politica, in cui mi ricomprendo, e trovo disdicevole e un po’ farlocco venire qua a difendere l’indifendibile. Galassi giurò il 29 aprile 2014. Il segretario di Stato dice che la carriera politica di Galassi parlava per sé e che non vi erano presupposti. Il 21 maggio 2015 esce un articolo di Antonio Fabbri sull’Informazione in cui si dice che erano disposti accertamenti sui movimenti bancari di Galassi. Lei segretario di Stato ha dovuto aspettare di venire oggi, dopo cinque mesi, a portare una delibera di dimissioni. E’ un uomo del suo partito, ma lei ha avuto 5 mesi da quell’articolo. Qui c’è l’abitudine a dare la colpa agli organi di stampa che invece per fortuna non si sono adattata a fare quello che fa la politica”.

Marco Gatti, Pdcs: “Condivido l’intervento di Podeschi, quando dice che al momento della nomina c’erano tutte le condizioni per ritenerla legittima. Ritengo poi che sul procedimento che sembrava essere in capo a Galassi la segreteria di Stato abbia fatto tutte le verifiche del caso, prima di proporre alla commissione Affari esteri Galassi quale ambasciatore in Vaticano.

In questo Paese la certezza del diritto tutta la vogliamo, ma non riusciamo a capire cosa significhi. Devono essere chiari i momenti in cui obbligatoriamente cessano gli incarichi, poi ci sono scelte personali, al di là delle obbligatorietà previste dalla legge. Abbiamo discusso più volte se questo ci dovrebbe essere con il rinvio a giudizio, con l’avviso di garanzia, oggi qui diciamo che debba esserci quando un giornale scrive su di te. E’ un dibattito che dovremo anche concludere, perché a seconda di chi ci troviamo davanti, a seconda delle simpatie, diciamo quando si dovrebbe lasciare l’incarico. Rispetto pienamente la scelta di Galassi di lasciare l’incarico nel momento in cui riceve l’avviso di garanzia. Nel 2014, al momento della nomina, non credo pensasse di essere coinvolto nell’indagine Conto Mazzini. Dobbiamo commentare stando nel rispetto della dignità delle persone e delle leggi. Al momento dell’arrivo delle dimissioni, bene ha fatto il segretario a presentare l’inserimento di un comma, bene fa la commissione ad accettare le dimissioni e i partiti bene farebbero a mettersi ad un tavolo per decidere quando per legge decade o meno un ruolo”.

Paride Andreoli, Ps: “Questo dibattito è il preludio di quello che inizierà lunedì in Consiglio. E’ giusto perché è dovere della politica discuterne, ma l’importante è non trasformare l’Aula parlamentare in un’aula di Giustizia, abbiamo i nostri magistrati cui la politica deve sostenere e lasciar fare il loro lavoro.

Bene ha fatto il segretario a proporre una discussione serena su un argomento che comunque rattrista perché i media anche esterni ne danno ampia informazione e mettono in risalto le difficoltà del Paese. Questo deve preoccupare i politici e tutti i partiti di maggioranza e minoranza e il governo”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato replica: “Mi spiace che il consigliere Zeppa abbia un problema di fastidio generale riguardo alla presenza del segretario Valentini. Non mi voglio sottrarre alle mie responsabilità, ma questo fare intimidatorio non mi piace e non rappresenta la funzione che dobbiamo svolgere. Se guarda il rapporto tra le nomine fatte da me e le revoche di nomine che non ho fatto io, si accorgerà che prevalentemente ho dovuto fare delle revoche. Forse è documentabile che questa segreteria non abbia colpe gravi su come si fanno gli ambasciatori. Ne parleremo lunedì ma guarda caso determinati fenomeni vengono a galla dal 2010 in poi. Magari se ci pensiamo riusciamo a guardare le cose con occhio meno strabico”.

La Commissione prende atto delle dimissioni dell’ambasciatore Clelio Galassi.

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