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Fatti di Rovereta, si rischia di riaprire una ferita in una fase ove serve

da Redazione

Questa “celebrazione” dei fatti di Rovereta, risalenti a 58 anni fa, letta nel comunicato del PDCS dei giorni scorsi, offende i valori democratici sacrificati dal colpo di stato avvenuto nel 1957 nei confronti del Consiglio Grande e Generale, liberamente eletto dai cittadini della Repubblica.

Per di più rischia di riaprire una ferita ancora non sanata, e ciò è ancor più grave in questa fase in cui San Marino vive e affronta grandi difficoltà, dove il bisogno primario è quello di favorire il più possibile la coesione sociale, quale elemento portante per una ricostruzione del modello di sviluppo e per individuare la strada per uscire dalla crisi.

Ci sembra irriverente e non rispettoso della storia mistificare i fatti, descrivendo usurpatori delle libertà democratiche coloro che attraverso elezioni democratiche furono eletti alla guida di San Marino, mentre vengono elevati a salvatori della patria coloro che rovesciarono con la forza il legittimo Governo di allora, anche facendo intervenire forze esterne alla Repubblica, portando il paese sull’orlo di una guerra civile. Sarebbe un po’ come dire, per fare un parallelo storico, che durante le vicende cilene del 1973 il Presidente Salvador Alliende eletto dal popolo fosse l’usurpatore, mentre il golpista Pinochet fosse il salvatore della patria…

La Confederazione Sammarinese del Lavoro in ogni occasione storica, anche per il futuro, intende affermare i valori della democrazia, della solidarietà e dei diritti delle persone; invita i lavoratori e i cittadini a leggere la storia partendo dal presupposto che le verità non possono essere manipolate, esercitando il necessario senso critico verso ciò che i lavoratori dell’epoca subirono anche a causa di pesanti interferenze esterne alla Repubblica.

 

CSdL

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