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Mezzo secolo di storie e di grandi opere d’arte

da Redazione

Inaugura il 30 settembre la mostra “Ceramica italiana per San Marino”. Stefania Leardini racconta i preparativi e la poesia dei manufatti.

 

di Alessandro Carli

 

Parlare e di conseguenza “scrivere” di quello che si è parlato (la mostra “Ceramica italiana per San Marino. Manifatture e maestri della prima metà del novecento”, che si svolgerà dal 30 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 e che è stata organizzata anche da Stefania Leardini, responsabile della Fondazione Cino Mularoni) diventa spesso un pre-testo per affrontare, nei dettagli, il percorso di avvicinamento al taglio del nastro, e condividere allo stesso tempo una lunga e profondissima riflessione sul ruolo (artistico ma non solo) della ceramica locale. Prima di entrare nel mondo della ceramica storica, Stefania Leardini fa idealmente un salto al 30 settembre: “All’interno del Museo San Francesco – un luogo moderno, poco invasivo e molto rispettoso – saranno esposti 150 pezzi. L’allestimento prevede un ambiente bianco che si alterna a pannelli esplicativi di color nero. Nere saranno anche le teche che custodiranno le opere d’arte. La mostra sarà impreziosita da alcune ‘ceramiche che volano’, quasi a voler dare quel senso di respiro e movimento”.

L’apertura della mostra è solo il momento finale di un percorso, anzi, di un “volo” che parte da lontano. Una storia che affonda le radici nel secolo scorso, con qualche richiamo all’Ottocento. “La Fondazione Cino Mularoni, sin dalla sua nascita, ha approfondito il tema della ceramica a San Marino – racconta la responsabile -. Ceramica che può essere suddivisa in due grandi filoni: artigianale e artistica. La prima, comunque di alto livello, si è concretizzata nelle produzioni seriali ma anche dato il via a quella artistica, più raffinata e destinata a cultori e agli appassionati”.

Il centro nevralgico della ceramica locale ha un Castello ben definito, Dogana. Qui, nell’immediato dopoguerra, si ritrovavano moltissimi ceramisti provenienti da tutta Italia.

“Negli anni Cinquanta – prosegue Stefania Leardini -, San Marino era un polo di attrazione per le maestranze del settore. Siamo nel pieno boom: si respirava l’arrivo della modernità e del benessere. Una stagione d’oro per la ceramica e per San Marino. Tutti gli artisti portavano con sé le caratteristiche della ceramica delle loro regioni e le fondevano con quelle tipiche del nostro Paese, che già aveva una forte identità”.

Si potrebbe anche giocare con il suo nome. Ceramica. Cer’amica. “Per me – sorride la responsabile della Fondazione – la ceramica è un concorso di elementi pittorici e di forme. Gli stessi che hanno contraddistinto le produzioni del Titano. Per tutta la prima metà del Novecento si lavora su accenti rinascimentali, raffaelleschi, che si ampliano, visivamente, anche grazie alla scelta dei colori: blu intensissimi, tonalità molto definite, che rimangono negli occhi”.

La stagione dorata della ceramica però finisce negli anni Settanta. “In quegli anni il mercato ha subito un cambiamento radicale: sono diminuiti i collezionisti, è sceso il potere d’acquisto delle persone e la ceramica si è dovuta confrontare con la plastica, molto più economica e resistente”. Eppure, anche grazie al lavoro certosino e quasi filologico della Fondazione Cino Mularoni, è ancora viva. E pronta per essere presentata il 30 settembre. Ma, ed è questa la grande novità, non sarà uno sguardo sulla ceramica prodotta a San Marino. “Verranno presentate le ceramiche prodotte in Italia per San Marino. Oggetti provenienti da 35 fabbriche e che portano l’iconografia del Titano, come ad esempio le effigie del Santo, lo stemma e le vedute panoramiche. I ‘temi’ del Monte e gli elementi caratteristici delle zone in cui sono stati prodotte queste ceramiche trovano la crasi perfetta: un equilibrio tra la nostra storia e quella italiana”.

Un omaggio alla Repubblica, ma forse anche “qualcosa” di più profondo. “San Marino è stata leader mondiale nella produzione di bottiglie di ceramica da collezione. Per le grandi aziende era anche un’operazione di marketing: ogni ‘tot’ periodo – sei mesi, un anno – le imprese cambiavano le bottiglie, creando anche un’aspettativa e curiosità nei clienti”. In mostra 150 opere che partono dalla fine dell’Ottocento e arrivano a metà Novecento. Ma cos’ha di così particolare la ceramica? Stefania Leardini si illumina. “E’ senza dubbio un veicolo identitario forte per le famiglie, e si fa portatrice di ricordi di vita quotidiana. E’ fragile, materica. Al tocco ti fa avvertire un senso di calore, quello tipico dell’uso”.

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