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Editoriale: sul prossimo Presidente di Banca Centrale di San Marino

da Redazione

Dovrà essere un professionista in grado di dare piena operatività all’istituto ma anche di ergersi a “timoniere” in grado di creare, assieme al suo staff, una serie di strategie per lo sviluppo del sistema bancario.

 

di Alessandro Carli

 

Giorni cruciali, questi, per l’elezione del vertici di Banca Centrale della Repubblica di San Marino, chiamata ad individuare i successori di Renato Clarizia (Presidente) e Mario Giannini (Direttore).

Se per sostituire quest’ultimo la scelta dovrebbe essere interna (Daniele Bernardi), ben più delicato è il totonome per il numero uno di BCSM.

Confermato, come avete potuto leggere sul numero di Fixing della scorsa settimana, il bando internazionale, crediamo che il neo Presidente debba essere un professionista in grado di dare piena operatività all’istituto ma anche di ergersi a “timoniere” in grado di creare, assieme al suo staff, una serie di strategie per lo sviluppo del sistema bancario locale. Dovrà inoltre saper dialogare con le autorità finanziarie internazionali, con quelle italiane in prima battuta: sul piatto ci sono, in ordine cronologico, la gestione della voluntary disclosure, e subito dopo la conclusione del memorandum d’intesa con Bankitalia.

Sul primo nodo l’Agenzia delle Entrate ha posticipato la deadline, inizialmente prevista per fine mese. Il termine per registrare l’istanza resta comunque quello del 30 settembre ma nel caso non si riuscisse a consegnare al Fisco l’intera documentazione richiesta per evadere la pratica, dalla data di registrazione (30 settembre) i contribuenti avranno comunque ulteriori 30 giorni di “bonus”.

Sul secondo, che disciplinerà i rapporti tra le due Banche Centrali e che permetterà l’operatività reciproca delle banche nei due territori nazionali, si giocherà molto del futuro del Paese: le 6 banche rimaste (meno di 10 anni fa erano una dozzina) hanno bisogno di ampliare la propria operatività e chiedono a gran voce l’accordo.

E’ necessario quindi che la politica si rimbocchi le maniche, eviti le lotte intestine, davvero sterili e inutili, e pensi al bene del Paese: servono scelte e nomi a stretto giro di posta.

Anche perché poi dovrà iniziare a lavorare sull’IVA, un passaggio fondamentale all’interno del percorso di avvicinamento all’Unione europea. Un cambio di passo che permetterà alle imprese – il vero motore economico del Paese – di utilizzare lo stesso linguaggio dei competitor.

Su queste sfide si gioca il futuro del Paese e della politica. Una partita che deve essere vinta.

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