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Gioachino Rossini, il Nobile Cittadino Sammarinese

da Redazione

Nel 1847 fu insignito, anche grazie a Pompeo Azzolino, dell’importante onorificenza da parte degli Eccellentissimi Capitani Reggenti. E 20 anni più tardi, nel 1867, il Titano lo nominò anche “Grande Ufficiale del suo Ordine”. La biblioteca di Stato conserva un suo autografo.

 

di Alessandro Carli

 

Per qualcuno è stato certamente un vezzo, coccolato e inseguito per una vita intera (Totò, anche per un diritto di rivalsa – nacque figlio illegittimo – nel 1946 riuscì a fregiarsi dei nomi e dei titoli di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfigenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, conte Palatino del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponto, di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e di Durazzo), per altri invece la caccia ai titoli nobiliari e ai riconoscimenti fu un percorso molto più moderato. Ora, in Italia i personeggi celebri che hanno ricevuto un’onorificenza sono tantissimi. La Repubblica di San Marino, in questo particolare “campo”, può comunque dire la sua. Un esempio su tutti (gli altri li terremo per i prossimi numeri dello speciale cultura) è rappresentato dal grandissimo compositore pesarese Gioachino Rossini, un artista amatissima anche fuori dall’Italia. Sulla sua figura sono stati scritti molti libri e biografie. Celeberrima, anche se – a detta di molti critici – del tutto inattendibile, è la Vita di Rossini scritta da Stendhal, quando il compositore aveva trentadue anni. Si legge nella prefazione: “È difficile scrivere la storia di un uomo ancora vivo … Lo invidio più di chiunque abbia vinto il primo premio in denaro alla lotteria della natura… A differenza di quello, egli ha vinto un nome imperituro, il genio e, soprattutto, la felicità”. Rossini, all’anagrafe Giovacchino Antonio, il 15 marzo del 1847 fu insignito di un’importante onorificenza da parte degli Eccellentissimi Capitani Reggenti: fu aggregato “alla Cittadinanza Nobile Sammarinese”.

A fare da “intermediario” – nell’accezione più alta della parola – tra il grande musicista e il Titano troviamo il “sig. Colonnello M.se Pompeo Azzolino”, che fece da tramite, nei mesi che precedettero il “titolo”, tra i due. Nonostante già da qualche tempo Rossini avesse smesso di comporre, l’autore de “L’Italiana in Algeri” – replicata quest’estate a San Marino – scrisse le musiche dell’inno sammarinese.

A quanto ci risulta, visto che non troviamo il nome di Rossini sotto la voce “inno sammarinese”, verrebbe da pensare che fu scartato. Probabilmente non subito: certo è che dal 1894 fu adottato quello musicato da Federico Consolo. Una chicca: l’inno è senza parole. Giosuè Carducci scrisse un testo (“Oh antica Repubblica, onore a te virtuosa, onore a te. Oh antica Repubblica, onore a te virtuosa, onore a te, generosa fidente, virtuosa. Oh, Repubblica, onore e vivi eterna con la vita e gloria d’Italia. Oh antica Repubblica Onore a te”) ma il governo sammarinese non l’ha mai ufficialmente adottato, anche se i cittadini del Monte comunque lo conoscono. Nonostante l’inno scritto, musicato e non adottato, il Titano – grazie all’intercedere di Azzolino – iscrisse Rossini tra la “Cittadinanza Nobile Sammarinese”. Alla richiesta dell’Azzolino, che portò le istanze non solo di Rossini ma anche “del Sig. Barone Eugenio Le Bon”, e alle richieste del “Sig. Cav. Primo Ronchivecchi”, che avanzò i nomi di “Luigi Alberti, M.se Ferdinando Bartolommei e M.se Giovanni Feroni Nobili Fiorentini”, il “Grande Consiglio, fatta considerazione alle pregevoli qualità de’ nominati soggetti, e al loro buon volere verso la Repubblica, e volendo pure fare cosa grata ai due benemeriti cittadini, che interposero a pro di quelli i loro buoni uffici”, decretò “di voto unanime” le richieste di aggregazione.

Circa 20 anni più tardi, esattamente nel 1867, “la Repubblica di San Marino, rimunerando le due Commissioni, artistica e amministrativa, del monumento europeo a Guido d’Arezzo”, nominò “a Grande Ufficiale del suo Ordine” Gioachino Rossini.

Ma già tre anni prima, il 21 agosto del 1864, troviamo un’altra preziosa testimonianza del legame tra il Maestro marchigiano e il Titano: in occasione delle feste “fatte in Pesaro in onore di Gioachino Rossini nel suo dì onomastico”, il Monte inviò alle celebrazioni il Conte Gaetano Belluzzi Capitano Reggente.

Sull’importanza dei titoli nobiliari e delle onorificenze sammarinesi, concesse sino al 1972, occorre fare un altro passo all’indietro: il 17 marzo 1861, quando il Parlamento italiano proclamò il Regno d’Italia e quindi l’Unità.

Questo importante avvenimento ebbe su San Marino alcuni effetti indiretti immediati: i titoli difatti ebbero maggior valore in quanto rilasciati da uno Stato sovrano. “Crebbe – si legge il un volume che si trova nella biblioteca di Stato – ancora di più la curiosità verso questo piccolo Stato che riuscì a mantenere la propria libertà e autonomia, passando indenne, attraverso un bailamme di guerre, piccole rivoluzioni, lotte e battaglie risorgimentali che travagliarono la vita sociale, politica e culturale italiana dal 1848 al 1860. Nell’arco di tempo che va dal 1840 circa ai primi anni del ‘900, San Marino si distinse per l’attenzione istituzionale rivolta alla cultura musicale e ai suoi massimi rappresentanti”.

Cosa rimane però di Gioachino Rossini in Repubblica? La biblioteca conserva un suo autografo. L’autografo di un Nobile Cittadino Sammarinese famoso in tutto il mondo.

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