Home FixingFixing L’allevamento e i giovani: il 23enne Leonardo Zanotti racconta la sua stalla

L’allevamento e i giovani: il 23enne Leonardo Zanotti racconta la sua stalla

da Redazione

La nascita di un vitello, la cura dei bovini e il futuro del comparto tra dieci anni.

 

“La mucca, che ha partorito / saluta con un bel muggito / il suo piccolo vitellino / e lo vuole a sé vicino. / Lei gli dà occhiate belle / lui gli succhia le mammelle. / Anche lui quando s’è nutrito / le sorride con un muggito”.

Ha scelto le rime, il poeta Eugenio Milza, per descrivere uno dei momenti più magici della vita: quello legato alla nascita. Lo stesso momento che ha vissuto e vive nella stalla di famiglia il giovanissimo Leonardo Zanotti, 23 anni.

Siamo a Montegiardino, nel lato che strizza l’occhio a Faetano. E’ qui che ci accoglie, assieme alle sue mucche e ai vitellini.

“Ho iniziato a lavorare nella stalla a 16 anni per passione e per proseguire l’impegno di mio padre e di mio zio. Nel 2008 difatti si è deciso di risistemare la stalla, e servivano due braccia in più”.

Oggi che tantissimi giovani sono distratti da un vita hi tech, Leonardo rappresenta, in senso nobile, una mosca bianca: sorriso grande e occhi buoni, lo sguardo e la gentilezza di chi si è fatto inondare dai tempi – sempre delicatissimi – della natura.

“Ho scelto di fare l’allevatore – prosegue – sia per esigenze di famiglia ma soprattutto perché, quando ho iniziato, la crisi economica aveva investito San Marino ed era davvero difficile trovare un’occupazione. Così, visto che mi piace l’aria aperta, ho scelto di dedicarmi a questa attività”.

Leonardo ci presenta il suo mondo. “Ad oggi abbiamo 30 fattrici, ovvero 30 bovini di razza limousine, e 16 vitellini. Vivono sotto il cielo, nei pascoli, per sei o sette mesi all’anno: abbiamo circa 35-40 ettari di terreno marginale per loro, a cui si aggiungono altri 35 ettari circa per la coltivazione di fieno, orzo, fava e grano. Quest’ultimo lo vendiamo mentre i primi tre servono per preparare il pranzo o la cena dei bovini”.

Il giovane allevatore, dopo aver accarezzato un vitellino, racconta i suoi ritmi lavorativi, non prima di aver chiarito “di aver imparato il mestiere sul campo e che i bovini da latte sono più delicati rispetto a quelli da carne”.

Si parte dall’attualità, l’estate. “E’ senza dubbio il periodo in cui c’è più da lavorare, ci si alza verso le sei e poi si va nei campi o nella stalla. In inverno invece la sveglia è alle sette: si dà da mangiare ai bovini, si sistema la stalla, eccetera”.

Vista la sua giovane età e la scelta fatta, non possiamo non chiedere a Leonardo come vede il comparto tra due lustri e più. “Il lavoro dell’allevatore è duro. Il mio auspicio è che tra 10 anni ci siano ancora persone disposte a spendersi in questo campo. I bovini però non bastano più: sarebbe necessario che si aprisse l’allevamento anche ad altri animali”.

Viaggio nel futuro e ritorno al presente. “I bovini vanno al macello quando hanno un’età compresa tra gli otto e i dodici mesi. Li portiamo al macello pubblico di Acquaviva. I loro pesi, da morti, oscillano tra i due quintali e 20 chili a due quintali e mezzo per i maschi mentre le femmine superano non di molto i duecento chili. La carne poi, attraverso la Cooperativa degli Allevatori, viene destinata alle macellerie private oppure alla TitanCoop, o ancora alle mense dell’ospedale o delle scuole del territorio”.

Ma torniamo all’inizio, ripercorrendo le liriche di Milza, e ascoltiamo il momento della nascita dei vitellini. Un momento che avviene in maniera del tutto naturale: nell’allevamento difatti vive anche un toro, che tiene compagnia alle mucche.

“Mi è capitato più volte di assistere al parto – conclude il 23enne -. Non sempre le fattrici figliano in stalla: spesso mettono al mondo i vitellini anche all’aperto, nei ‘greppi’. Quando invece la lieta novella accade all’interno della struttura, bisogna essere vigili e molto pronti. Occorre seguirle, intervenire se hanno qualche problema. Quando si lavora in un allevamento non si è mai disoccupati”.

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