La grande differenza tra i due Paesi va ricercata nei destinatari delle obbligazioni.
di Alessandro Carli
E’ un filo rosso invisibile e scottante, quello che passa attraverso l’Oceano Atlantico e collega la Grecia e il Porto Rico. Se su Atene si sono già spesi fiumi d’inchiostro e la crisi sembra ancora sopra i livelli di guardia (mercoledì 5 agosto, le banche elleniche si sono risvegliate in borsa con le borse sotto agli occhi: il listino principale cede il 2%, Alpha bank perde il 29,5%, Pireus il 27,5%, Eurobank il 15,4%), la novità, inaspettata ai più, riguarda il default in cui è sprofondata l’isola caraibica, 51esimo Stato degli USA, che ha sul groppone un debito di 72 miliardi di dollari. San Juan, la capitale, il 4 agosto doveva pagare la somma monstre di 58 milioni di dollari di obbligazioni in scadenza. Al momento dell’esborso però si è ritrovata nella musina solamente 628 mila dollari. L’agenzia di rating Moody’s quindi ha ufficializzato lo stato di default e prevede che l’isola “non abbia le risorse per fare fronte a tutti i prossimi pagamenti”. La grande differenza tra la Grecia e Porto Rico va ricercata nei destinatari delle obbligazioni: i bond di San Juan sono finiti nelle mani degli investitori americani comuni – quelli chiamati Main Street – che hanno investito in fondi comuni senza controllare il contenuto dei portafogli dei fondi stessi. Ai tempi i bond portoricani sembravano una scommessa facile in quanto avevano il massimo dei rating possibile (l’investment grade) ma pagavano rendimenti sopra la media. Ora però quei rating sono diventati, come dicono gli americani, semplicemente “junk”, ovvero spazzatura.