Home FixingFixing San Marino, i settori industriali a basso contenuto tech

San Marino, i settori industriali a basso contenuto tech

da Redazione

All’ottava edizione dell’Investment Forum spazio alla memoria e ai DPI. Pietro Zani Massani: “Start up che sono scommesse di frontiera”.

 

di Alessandro Carli

 

L’elemento caratterizzante dell’ottavo Investment Forum, ospitato nella sede di Asset Banca, è stato, come ha spiegato in apertura il coordinatore del Club dei Business Angels, Pietro Zani Massani, “il proporre idee originali in settori industriali solitamente con un basso tasso di innovazione i cui prodotti e servizi hanno storicamente uno valore aggiunto molto modesto”.

Tre idee quindi un po’ borderline, dal grande appeal, decisamente fresche, che spaziano dal food&beverage alla sicurezza nel mondo del lavoro, passando per le onoranze funebri. “Start up che rappresentano ‘scommesse di frontiera’ – ha rimarcato Zani Massani – e che sono giunte sino a qui dopo essere state ‘filtrate’ da enti certificatori di prestigio”. L’iniziativa difatti vede la stretta collaborazione con l’incubatore d’impresa JCube, che ha sede a Jesi, ma anche dell’Ufficio di Stato Brevetti e Marchi della Repubblica di San Marino e di IBAN.

A testimonianza della vivacità e del forte interesse per l’iniziativa, in sala erano presenti numerosi imprenditori provenienti da San Marino ma anche da Rimini e Pesaro-Urbino.

 

LABME INNOVATIONS SRL

Start up di Macerata, fondata da Marco Contigiani e Emiliano Principi, è attiva nel campo della progettazione, sviluppo, realizzazione, produzione, commercializzazione di prodotti o servizi innovativi, ad alto valore tecnologico, hardware e software nei settori dell’ingegneria industriale. Il primo prodotto lanciato è AirVest, un giubbetto di sicurezza per il mondo del lavoro che tutela l’incolumità del lavoratore in caso di cadute accidentali, sia nei contesti dove risulta difficoltoso effettuare un ancoraggio, sia qualora si verifichi il malposizionamento o il malfunzionamento dei dispositivi di ritenuta. Il sistema monitora l’indossaggio del Dispositivo Protezione Individuale (DPI) e al verificarsi della caduta dell’utilizzatore, attiva una sacca airbag a protezione di torace, schiena e parte del collo. Il secondo, Smart Harness, è una imbracatura intelligente in grado di monitorare l’effettivo utilizzo del dispositivo di protezione. Il dispositivo memorizza tutte le informazioni sull’indossaggio del DPI all’interno di una memoria, implementando le funzionalità di una scatola nera, consentendo quindi di risalire ai dati in caso di infortunio o incidente. Entrambi i dispositivi hanno al loro interno anche un tag NFC per identificare il DPI ed accedere, tramite l’utilizzo di uno smartphone o di un tablet, alle informazioni relative all’anno di produzione, stato di revisione, eccetera contenute nel libretto del DPI.

L’obiettivo di questi prodotti è quello da un lato di ridurre il numero di decessi per caduta dall’alto (che rappresentano ancora oggi in Italia e nel resto d’Europa la principale causa di decesso sul lavoro) e dall’altro quello di fornire uno strumento capace di ripartire equamente le responsabilità tra lavoratore, addetto alla sicurezza e datore di lavoro in caso di infortunio.

Il mercato di riferimento della start up, che oggi è a uno stadio di sviluppo pre-seed, è quindi quello dei dispositivi di protezione individuale, che in Europa ha un volume di circa 11 miliardi di euro. Dai dati Eurostat emerge inoltre come negli ultimi tre anni la quota di dispositivi anticaduta venduti sia in aumento del 3%.

Il modello di business attualmente prevede due possibilità di attuazione. La prima è quella che passa attraverso l’individuazione di un partner commerciale attivo nel settore dei DPI con il quale proporre sul mercato i dispositivi, la seconda invece prevede l’individuazione delle risorse finanziarie necessarie ad avviare una produzione iniziale. Il fabbisogno corrente della start up è di 35 mila euro per la realizzazione del prototipo pre-produzione e relativa certificazione del dispositivo Smart Harness e di 90 mila euro per l’ultimazione del prototipo, realizzazione, pre-produzione e certificazione del dispositivo AirVest.

 

PROGETTO MEMINI

“Potenzialmente chiunque è cliente”. Così Marco Dellachiesa, co-fondatore, assieme a Franco Facondini, del Progetto Memini, la start up romagnola che ad oggi è nella fase seed e che si occupa di onoranze funebri.

Il prodotto base è un’app per smartphone e tablet che presenta il diario-ricordo di una persone defunta. Il cliente potrà così sfogliare digitalmente un album dei ricordi multimediali. “Pensiamo di valorizzare il rapporto con il luogo dove la persone cara è tumulata – ha spiegato Dellachiesa – il ricordo non dovrà avvenire da una scrivania davanti al computer, ma vicino ai propri cari. Per questo l’applicazione è per dispositivi mobile e conterrà anche i riferimenti geografici per raggiungere il luogo presso il cimitero”. Grande attenzione poi è riservata alla parte grafica.

“Abbiamo individuato due tipologie di clienti: business, ovvero le agenzie di onoranze e i cimiteri comunali, e i privati”.

In Italia ci sono 612 decessi all’anno, 15.500 nelle tre provincie di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena. “Il bacino di potenziali clienti è comunque più numeroso. Crediamo che in questo momento essere i primi a fare il mercato sia decisivo” ha concluso Dellachiesa.

L’investimento in equity ricercato da Progetto Memini, che in passato ha partecipato alla business plan competition “Nuove Idee Nuove Imprese” (e che, tra i promotori, anche l’Associazione Nazionale Industria San Marino) è di 70 mila euro, la quota di capitale societario offerta all’investitore è del 15%.

 

YUOVO

Marchigiana come LABME, ma con uno sguardo sul food. E’ Yuovo, che propone la realizzazione di un alimento funzionale a base d’uovo. L’originalità della ricetta, del packaging e della strategia di marketing hanno permesso a questa iniziativa di ricevere numerosi riconoscimenti e anche premi in denaro.

Il founder Gianluca Mariucci, che ha un’esperienze diretta di quattro anni di lavoro presso la Agroalimentare Fratelli Monaldi (una delle tre principali aziende italiane di produzione di ovoprodotti pastorizzati venduti per l’industria alimentare), ha sottolineato che si tratta di “una crema d’uovo arricchita da elementi funzionali ad uso colazione e snack, posizionata all’interno del mercato dei prodotti refrigerati 0-4 C°, di fianco ad esempio agli yogurt”.

La start up, in stato di pre-seed, richiede un finanziamento per sviluppare la prima immessa sul mercato di un prototipo per effettuare un primo test di mercato.

“In base alla segmentazione per funzionalità proposta da Nielsen, il mercato potenziale direttamente interessato a Yuovo è costituito da quello dell’intolleranza alimentare, che ha un valore di 493.774.000 euro, dei reintegratori energetici (87.137.000 euro) e della difesa.

Il modello di business prevede la produzione (preferibilmente in partnership con aziende già inserite nel settore 0-4 C) del prodotti per l’ingresso nella vendita diretta in GDO, con la possibilità di andare sul canale HoReCa e di lavorare con i paesi stranieri. “In questa fase – ha concluso Mariucci – per ultimare lo sviluppo del prodotto a livello industriale e di testing commerciale, un investimento di 100 mila euro, che permetterà di realizzare gli stampi per il packaging, finalizzare ka ricerca sul prodotto e di iniziare una prima, piccola produzione”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento