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Francesca e Augusto Michelotti, verso un nuovo PRG: con queste premesse forse è meglio di no

da Redazione

Venerdì scorso mancavano meno di due ore alla chiusura del Consiglio, dopo un’estenuante sessione di cinque giorni nel periodo più caldo dell’anno, che i nuovi compagni di avventura di questa deludente maggioranza di governo gli hanno presentato il conto per riscuotere la prima tranche della riconoscenza dovuta loro per il promesso appoggio alle questioni più sensibili presenti sul tappeto della politica. Il regalo non è roba da poco, si tratta di una potentissima arma elettorale: la primogenitura per il varo del nuovo PRG richiesto ormai più di tre anni fa dal comitato per il diritto alla casa. Trattasi di un comitato di proprietari che rivendicano il diritto di costruire la casa di famiglia sui loro terreni, non solo, rivendicano questo diritto per ogni cittadino proprietario di un terreno in qualunque posizione esso si trovi sul territorio nazionale. Richiesta più che legittima se lo Stato e le sue istituzioni avessero deciso di mandare il Paese al macero perché, dal punto di vista urbanistico, sarebbe una decisione folle che il territorio non potrebbe assolutamente sopportare. Una sana gestione del territorio non può permettere a chiunque di fare quello che desidera solo in ragione del diritto di proprietà, ma deve fare i conti prima di tutto con gli interessi generali del Paese e del suo futuro equilibrio territoriale di cui lo strumento di pianificazione deve essere lo specchio fedele.

Abbiamo gridato vergogna perché, a distanza di più di 23 anni dal varo dell’ultimo Piano Regolatore, una decisione così importante per il futuro e per lo sviluppo della nostra Repubblica, come l’istituzione di un Gruppo Tecnico quale concreto avvio delle procedure preliminari alla formulazione delle linee di indirizzo generale del nuovo PRG, è stata presa con un colpo di mano. Con un ordine del giorno concordato fra la maggioranza e due partiti di opposizione, testo di cui Sinistra Unita, Civico 10, Rete e i due consiglieri indipendenti di opposizione hanno potuto prendere visione solo mentre i proponenti lo stavano leggendo, peraltro in un comma minore dove sono previste solo le dichiarazioni di voto dei partiti e persino in assenza del Segretario di Stato competente.

Una decisione come questa, così impegnativa per il futuro del paese, si prende dopo un dibattito consiliare dove tutti i consiglieri possano prendere la parola, dopo una relazione circostanziata del Segretario di Stato al Territorio, dopo che il tema sia stato sviscerato ampiamente nei partiti e fra la gente, con una decisione che possa sintetizzare la complessità delle problematiche senza lasciare indietro obiettivi e raccomandazioni importanti.

Ci domandiamo poi perché si debba istituire allo scopo un fantomatico quanto inutile Gruppo Tecnico – oltretutto senza configurarne in maniera chiara la composizione, le competenze richieste, i poteri, le risorse umane ed economiche, i rapporti con la PA, fino a questioni non di poco conto come i tempi di lavoro e la sede operativa – quando, di solito, le operazioni per svolgere le indagini preliminari e proporre temi e informazioni per la successiva progettazione urbanistica possono essere svolte, come lavoro di routine, dal costituendo Ufficio di Pianificazione Territoriale previsto dalla recente riforma della PA. L’istituzione del Gruppo Tecnico è stata lasciata alla totale discrezionalità del Congresso di Stato. E intanto come obiettivi ai quali il Gruppo Tecnico dovrà attenersi, invece di volare alto, sono stati indicati sei laconici punti disarmanti per genericità e superficialità di cui il sesto, ovviamente “la tutela del diritto alla casa”, strizza furbescamente l’occhio ai componenti del comitato per il diritto alla casa: i veri vincitori di questa pessima partita giocata senza rispetto per le regole.

Ovviamente fra gli obiettivi contenuti nel testo dell’ordine del giorno licenziato non si parla di soluzioni per il dissesto idrogeologico, di un territorio che deve diventare culla di una nuova socialità, dello spinosissimo problema dell’eccesso di costruito (ben 8.000 unità immobiliari inutilizzate), dell’autosufficienza energetica, dello sviluppo dell’agroalimentare come modello economico e di tutela ambientale, del recupero e rivitalizzazione dei nostri Centri Storici e della loro riqualificazione, della valorizzazione dei nostri siti archeologici, della salute dei cittadini e di tutte quelle aspettative di vita e futuro migliori che un PRG sapiente e intelligente deve essere capace di rappresentare. Nulla. Il fantomatico Gruppo Tecnico avrà ben poco a cui ispirarsi e l’unica, amara lezione che traiamo da questa desolante cronaca è questa: siamo già in campagna elettorale e la piccola politica del consenso e del compromesso al ribasso è già fervidamente al lavoro.

 

Francesca e Augusto Michelotti – Sinistra Unita

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