Le “bufale” possono danneggiare seriamente l’immagine di un Paese. Il rischio è che possano costituire un freno per chi vuole investire.
di Alessandro Carli
Fanno rumore, e molto, e vengono scritte seguendo i crismi del “buon” giornalismo: nomi, notizie, fonti, eccetera. E spesso sono annunciate con titolo roboanti. Un po’ per colpa della disinformazione, un po’ perché nell’era digitale ogni lettore è diventato un media, accade con grande frequenza di imbattersi nelle cosiddette “bufale”, ovvero falsi scoop che, se pubblicati con troppa leggerezza, possono avere l’effetto del boomerang.
Certo, l’Italia è un Paese di poeti, marinai, artisti e burloni e tecnici di calcio: chi non ha mai letto, specie a cavallo del 1 aprile, qualche notizia che poi si è rivelata non vera?
Passino il lazzo, l’invettiva, lo scherzo, chiaramente, soprattutto se hanno breve durata. Una sana risata fa sempre bene.
Eppure il rischio che si possa trasformare in vera è sempre dietro l’angolo, e ha “colpito” anche testate internazionali prestigiosissime.
BUFALE MONDIALI
La letteratura, in questo senso, regala storie che sono diventate romanzi: dal mostro di Lochness all’uomo di Piltdown (nel 1912 Charles Dawson dichiarò di aver trovato delle ossa molto interessanti. Queste ossa vennero poi assemblate da un paleontologo del British Museum, credendo rappresentassero il collegamento mancante tra uomo e scimmia. Vent’anni dopo, alcuni scienziati provarono che l’uomo di Piltdown era una pura e semplice frode paleontologica), passando per le fatine di Cottingley e tante, tante notizie legate allo stato di salute dei vip.
Non sappiamo le indicazioni che i codici deontologici professionali dei vari Paesi europei ed extraUe danno in pasto a chi scrive.
IL DOVERE DEL GIORNALISTA
Di certo possiamo rileggere quello che in Italia la Legge numero 69 del 1963 e la Carta dei Doveri indicano ai giornalisti: “Il dovere più pregnante (…) e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità (…) quale ‘obbligo inderogabile’. Gli organi di informazione sono l’anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l’esercizio di quella sovranità che secondo l’articolo 1 della Costituzione, ‘appartiene al popolo’. Un’informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità”.
LE BUFALE A SAN MARINO
Chiaramente anche il Titano è stata oggetto di moltissime notizie finte. Sorvolando sui modi di dire (spesso gli spot politici vengono etichettati come notizie finte; un esempio: a febbraio di quest’anno Giuliano Tamagnini della CSdL ha detto: “Continuano le bufale sui nuovi posti di lavoro e il Paese muore…”) e annotiamo la nascita, a San Marino, di ABS, Associazione Bufale Sammarinese (ne dà notizia il sito www.ilbaracucco.com). Qui a fine maggio Muzio Scavolani firma un pezzo così intitolato: “Per un errore di trascrizione verrà votata d’urgenza la legge anti-Mussoneria”. E ancora, sempre lui: “Firmato accordo per il Molo del Lusso, Rovereta verrà allagata”; “Firmato l’accordo per il Polo del Lusso: unica colata di cemento su Rovereta”. Quest’ultimo articolo riporta: “Rovereta sarà il primo luogo ad impatto verde zero. Sono le parole di uno degli ideatori del progetto: nemmeno un centimetro di verde pubblico, il rumoroso fiume Ausa interrato completamente, alberi che tolgono spazio utile sradicati, colline spianate, bretelle abbassate, solo cemento armato e asfalto. Il Congresso di Stato ha già garantito che il futuro ‘quartiere a gru rosse’ sarà perfettamente monitorato; nessun rischio di verde incontrollato”. Ora: se l’intenzione del giornale – online o cartaceo – è quella della satira, (quasi) nessun problema: il lettore sa che tipo di informazioni incontrerà. Ben diverso è il caso di un giornale che invece fa dell’informazione un atto di sincerità: passino al massimo le colonne pruriginose, e anche la goliardata di una notizia caricata il giorno in cui si festeggia il pesce d’aprile, purché poi, qualche giorno dopo, venga aggiornata e catalogata come innocente scherzo o “esercizio di penna”.
LE BUFALE VERSO IL MONTE
Poche persone hanno rimosso quell’appello lanciato via Facebook, più o meno un lustro fa, lanciato dalla trasmissione radiofonica Zoo di 105 e che riunì oltre 55 mila iscritti sotto lo slogan “Invadiamo San Marino”. Una marcia verso il Titano che aveva già una data (i primi di luglio del 2009) e tanto fanatismo, in sospeso tra il celebre film “Attila flagello di Dio” e una pseudo richiesta di parità: “31mila abitanti che non pagano le tasse e se la godono alla facciaccia nostra… la benzina costa la metà e ci devono 50 anni di tasse… Facciamogli pagare le tasse…”. Sorvolando sugli insulti – la Rete in questo senso dà il peggio di sé -, chiaramente la “sete di vendetta” non si consumò.
Non sono poi mancati altri “casi”, altri cliché: San Marino parcheggio di Rimini, San Marino che diventa una Provincia italiana, eccetera. I giornalisti più attenti sanno dare anche qualche “indicazione”, qualche elemento che dovrebbe destare attenzione, negli articoli, ai lettori: nomi fittizi o presi dalla grande produzione cinematografica dei b-movies: Oronzo Canà (alias Lino Banfi), Alvaro Vitali, improbabili Leggi e normative, decreti ministeriali ed europei. Se il fruitore della notizia è italiano, mettendo assieme tutti gli indizi di “burloneria”, capisce si si tratta di un falso. Ben diversa è la situazione di un fruitore straniero che, magari chiedendo ai motori di ricerca una traduzione nella propria lingua, prende per buone le notizie riportate. Non si può chiedere di capire la profondità o la veridicità di alcune notizie riportate, e quindi si troverà a ritenere assolutamente veritiere le parole che legge. E, facendo uno più uno, è facile immaginare la sua espressione e la sua volontà: “San Marino? Un Paese da evitare”.
GLI EFFETTI E L’APPELLO
Spesso le bufale vengono scritte con un po’ di leggerezza. Molto più pensanti invece possono essere le ricadute: i danni di immagine possono essere devastanti. Se uno dei volani lanciati anche da ANIS per il rilancio del futuro del Paese passa anche attraverso l’attrattività di nuovi investitori, viene da sé che certe informazioni non allettino nuove economie. Pensiamo a un imprenditore che voglia aprire un’attività sul Monte: normalmente cerca informazioni, anche attraverso internet. E davanti a alcuni articoli, certamente la sua volontà viene disincentivata: San Marino paese di ladroni, di evasori delle tasse, e così via. E questo nonostante il Monte, già da qualche anno, abbia intrapreso, con ottimi risultati, la strada della trasparenza e della legalità, firmando accordi internazionali di estremo valore.
Un appello quindi lo vogliamo lanciare dalle pagine del nostro giornale, riprendendo quanto sancito dalla Legge italiana n. 69 del 1963 e dalla Carta dei Doveri: “Il dovere più pregnante (…) e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità (…) quale ‘obbligo inderogabile’. Gli organi di informazione sono l’anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l’esercizio di quella sovranità che secondo l’articolo 1 della Costituzione, ‘appartiene al popolo’. Un’informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità”. Sovranità ma anche – se adattiamo queste parole al Titano – di poter diventare un Paese che sappia mettere in campo un certo appeal, e che venga riconosciuto come Nazione eccellente qual è.