Home NotizieSan Marino Consiglio Grande e Generale: comunicazione telematica dei ricavi

Consiglio Grande e Generale: comunicazione telematica dei ricavi

da Redazione

Respinta la proposta di posticipare la comunicazione telematica dei ricavi certificati da fattura commerciale. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

La seduta notturna prosegue con l’esame delle prime due istanze d’Arengo all’ordine del giorno in tema di Smac: la prima, la n. 3, volta a posticipare la comunicazione telematica dei ricavi certificati da fattura commerciale, viene respinta con 26 voti contrari, 18 favorevoli e un astenuto. La seconda, la n.4, con la quale si chiede l’estensione della Smac a effettivo borsellino elettronico, viene approvata con 35 voti favorevoli, 0 contrari e 0 astenuti.

Respinta successivamente l’istanza n.5, nella quale si chiede che “l’attuale maternità obbligatoria pari a 150 giorni solari venga sostituita da una aspettativa retribuita al 100% per la durata di mesi sei, imputando i costi della maternità alla collettività e non alla singola impresa”.

Si passa quindi all’esame dell’istanza n.8, per “l’istituzione presso l’Ospedale di Stato della pratica dell’assistenza antalgica al parto tramite anestesia epidurale”, rispetto al quale viene presentato un ordine del giorno nel quale il Consiglio grande e generale dà mandato al governo per individuare le esigenze organizzative necessarie per garantire il servizio e per verificare la possibilità di stabilire convenzioni con strutture limitrofe.

I lavori vengono sospesi proprio durante il dibattito sull’istanza n.8, e riprenderanno domani mattina alle ore 9 con il proseguimento del comma 22.

Di seguito un estratto dei lavori.

Comma 22. Esame istanze d’Arengo

Istanza d’Arengo n.3 perché sia rivista la tempistica della comunicazione telematica di un incasso relativo ad un ricavo certificato da ricevuta o fattura commerciale, modificando l’obbligo della certificazione da immediato a “entro 60 giorni” a prescindere dalla modalità di pagamento, respinta con 26 voti contrari, 18 favorevoli e un astenuto.

Istanza d’Arengo n.4 per l’estensione della Smac Card a effettivo borsellino elettronico, approvata con 35 favorevoli, 0 contrari e 0 astenuti.

Marino Riccardi, Psd

La trasmissione elettronica dei ricavi è stata risolta, l’istanza ha poca valenza di esistere. L’altra riguarda il borsellino elettronico della Smac Card. Nessuno può essere contrario, perché la Smac Card è nata come uno strumento per incentivare i consumi interni. E così, dico io, doveva rimanere. Ciò non è condiviso dal mio partito e dalla coalizione di maggioranza. Non doveva diventare uno strumento di verifica fiscale. E’ solo un gravame difficoltoso che mette in difficoltà molti operatori. Si sta ascoltando solo una parte del Paese, solo una componente. Chi lavora non può pensare a queste cose macchinose. Abbiamo fatto un errore.

Matteo Zeppa, Rete

Anche secondo me la Smac Card doveva rimanere un borsellino elettronico. E’ stata snaturata e svilita. Vorrei sapere da quanto tempo è in vigore il bollettario vidimato. Un mese fa ho fatto la revisione alla caldaia. Il tecnico mi passava la Smac, ma non andava, per tre tentativi. Ha dovuto chiamare l’ufficio dando all’impiegato il mio numero di Smac e farlo fare da lì. Il problema è telematico. E’ assurdo. Riccardi ha detto che la soglia dei 5 euro sotto la quale la Smac non è obbligatoria verrà prorogato per altri sei mesi. Pare fortunatamente che i controlli non avvengano. Non ho mai visto consumare nella mia vita tanta carta per qualcosa di telematico, come in questo caso.

Nicola Selva, Upr

Se il collegamento non funziona nel momento della vendita serve la possibilità di farlo successivamente, si chiede in una istanza. Credo che ciò sia lecito. La seconda istanza chiede di rendere la Smac un borsellino elettronico. Anche il Segretario di Stato mi sembra d’accordo su questa richiesta. La maggior parte degli operatori usa la carta solo per motivi fiscali. Occorre coinvolgere di nuovo gli operatori per incentivarli a usare la Smac come moneta per l’acquisto. Siamo in super ritardo. Il borsellino elettronico potrebbe essere presto superato. Si usano le app con gli smartphone.

Vladimiro Selva, Psd

Ci sono correttivi da prendere in considerazione. Alcuni dei quali già previsti da tempo. In tanti sono qui a dire cosa non funziona. Ciò è facile per chi non fa le cose. In tanti erano abituati a pagare poche tasse, come i dipendenti per legge e altri per accettazione generale. Commercianti e liberi professionisti non si sono mai visti obbligati a pagare tutto. Qualcuno in forma legale, altri in altri modi. Riccardi smentisce una posizione storica del nostro partito, mi dispiace. Noi consiglieri abbiamo 80 euro al mese di indennità accreditati sulla Smac, credo sia un buon esperimento che si può estendere anche per altre forme di contributo che lo Stato dà ai cittadini.

Giancarlo Capicchioni, Segretario di Stato alle Finanze

Dico a Zeppa che il bollettario è utilizzabile da più di un mese. E’ un’opzione, non un obbligo. E’ pensato per le difficoltà che gli operatori possono avere quando sono fuori sede. A Riccardi dico che non è vero che si è tenuto conto solo di una parte del Paese, anzi. Abbiamo previsto di ampliare il servizio di ricarica non solo presso le filiali delle banche ma anche con l’home banking. La proroga sotto i 5 euro al 31 dicembre avverrà per dare agli operatori la possibilità di scegliere con calma di scegliere un gestionale o un registratore di cassa che interagisce con il Pos, evitando il doppio scontrino. Realizzeremo un’app per avere informazioni sulla propria Smac sullo smartphone. Si potrà pagare anche la benzina. Adotteremo la carta carburanti per gli operatori economici che vanno a fare rifornimento. Siamo in continua fase evolutiva. C’erano 400-450 esercenti che avevano creduto nella Smac prima dell’introduzione della certificazione fiscale, ora siamo ancora sopra quel numero. L’orientamento del governo è di rifiutare l’istanza n. 3 e accettare la n.4 perché è imminente la sua introduzione.

Istanza d’Arengo n.5 perché “l’attuale maternità obbligatoria pari a 150 giorni solari venga sostituita da un’aspettativa retribuita al 100% per la durata di mesi sei, imputando i costi della maternità alla collettività e non alla singola impresa”, respinta.

Francesco Mussoni, Segretario di Stato alla Sanità

Riteniamo che vi sia una tutela adeguata per la maternità e soprattuto che l’impostazione prevista vada mantenuta. Sebbene gli istanti formulino una istanza legittima, riteniamo che l’impalcatura attuale sia da salvaguardare.

Marino Riccardi, Psd

L’istanza per il Psd non può essere accolta. Penso però che i proponenti non avessero questa pretesa. Era piuttosto per aprire un dibattito. Per le piccole imprese, con meno di tre dipendenti, è già difficoltoso avere la mancanza di una persona. Vi è poi un costo forte. Si potrebbe pensare a un fondo di solidarietà nell’ambito dell’impresa.

Franco Santi, Civico 10

Il presupposto dell’istanza non è corretto, si parla di costo a carico dell’azienda, ma la maternità non è a carico dell’azienda. Abbiamo un fondo contributo che i lavoratori pagano per finanziare i periodi di maternità, che è ancora in grande avanzo di gestione. L’obiettivo dovrebbe essere quello di trovare il giusto equilibrio per eliminare un’ulteriore discriminante nel mondo del lavoro fra uomo e donna.

Elena Tonnini, Rete

Non siamo d’accordo con l’istanza. Si parla di contributi, si va a stabilire che è la collettività a pagare la maternità, e quindi potrebbe durare sei mesi diventando un’aspettativa che discriminerebbe le donne. Si rischia di ledere ulteriormente i diritti. Non credo che questa proposta possa rappresentare una soluzione, anzi rischia di aggravare la situazione. Il governo potrebbe avallare altre forme di auto per le piccole e medie imprese per affrontare i costi anche indiretti legati a questa problematica.

Denise Bronzetti, indipendente

Si potrebbe provare a pensare a quali meccanismi mettere in campo per gravare meno sui costi delle piccole aziende.

Tony Margiotta, Sinistra Unita

L’istanza ci permette di parlare di un argomento che artigiani e aziende piccole vivono quotidianamente. E’ importante rivalutare il discorso dei mesi che riguardano la maternità. L’istante ha individuato sei mesi, ciò mi trova concorde. Purtroppo i tradizionali cinque mesi vengono sfruttati da tutte le lavoratrici, molte non possono usufruire dell’aspettativa perché la crisi può mettere in difficoltà il posto di lavoro.

Milena Gasperoni, Psd

Non pensavamo di poter rivedere messo in discussione il diritto alla maternità. Le modalità proposte porterebbero un grandissimo svantaggio per la lavoratrice. Il nostro ordinamento prevede numerose norme a favore delle lavoratrici in maternità, e anche per i datori di lavoro.

Manuel Ciavatta, Pdcs

Sarebbe interessante potenziare gli strumenti e le possibilità da offrire alle madri per vivere i primi mesi o i primi anni di vita con il bambino. La scelta degli asili nido è interessante e positiva, alcune madri scelgono di poter prolungare la proprio esperienza con il bambino. Capiamo le esigenze delle imprese per non avere mancanze, ma quando una donna può lavorare serenamente rende tanto, anche più degli uomini, a parità di orari. Sarebbe una conquista sociale quella di dare migliori orari di lavoro per conciliare vita lavorativa e familiare.

Istanza d’Arengo n.8, per l’istituzione presso l’Ospedale di Stato della pratica dell’assistenza antalgica al parto tramite anestesia epidurale.

Francesco Mussoni, Segretario di Stato alla Sanità

Non c’è alcun tipo di questione morale o concettuale contrario all’accoglimento dell’istanza, ma un ragionamento sull’organizzazione dei servizi. Questo tema è stato sottoposto spesso all’attenzione pubblica. Per avere garanzia di sicurezza sono richieste certe condizioni. Il tema è aperto, ma al momento non è possibile accogliere l’istanza, vista l’organizzazione dell’ospedale, soprattutto per la reperibilità, visto che servirebbe un’assistenza costante. Non c’è tempo per organizzare i servizi e l’apparato a questo tipo di anestesia. E’ anche un fatto di costi, ma da un certo punto di vista potrebbe essere un investimento. In ogni caso in sei mesi, come previsto dall’istanza, non è possibile.

Mimma Zavoli, Civico 10

Sono favorevole all’istanza perché la possibilità fornita a una partoriente su sua richiesta può rappresentare un buon passo in avanti. L’atto del parto porta con sé aspettative, le madri lo sanno. Sarebbe un balzo di civiltà in avanti. Il segretario di Stato ha elencato le criticità che impediscono l’accoglimento dell’istanza e bloccano l’accoglimento della richiesta. Il movimento Civico 10 voterà favorevolmente l’istanza d’Arengo.

Grazia Zafferani, Rete

Nel 2012 era stata presentata un’istanza del genere. L’epidurale è riconosciuta universalmente come miglior tecnica per il controllo del dolore durante il parto. In Italia è introdotta e praticata da tantissimi anni. Non si parla di una innovazione o una sperimentazione, ma di una opportunità già testata da anni. Perché è così difficile affrontare il problema del dolore delle donne nel parto? Ci sono problemi organizzativi ed economici, ma se ci fosse volontà si potrebbero affrontare. Ma forse sono scuse per non accettare l’istanza.

Denise Bronzetti, indipendente

Se fosse stato possibile, al mio tempo, io non avrei scelto di partorire con l’epidurale e nemmeno con il taglio cesareo. Al nostro ospedale si fanno parti con taglio cesareo per evitare a donne che lo richiedono questo tipo di pratica. E’ corretto che le donne possano scegliere liberamente senza che venga impedito nulla. Gli anestesisti in ospedale sono tutti in reperibilità. Non si può fare 24 ore su 24? Mi piacerebbe capire dal punto di vista dei numeri quante donne potrebbero scegliere questa modalità. Un problema di soldi si ripercuote sulle scelte delle donne? Voterò favorevolmente.

Tony Margiotta, Sinistra Unita

Voteremo a favore dell’istanza. Il diritto di scelta da parte di colei che dovrà partorire è tale e lo Stato lo deve garantire. Mi aspettavo che il segretario di Stato portasse dei dati. L’ospedale di San Marino, fra i parti che svolge, ne svolge molti attraverso il cesareo, che non è naturale, ma è un’operazione alla quale viene sottoposta la madre. E’ una percentuale elevata, interessa il 40 – 50% dei parti svolti a San Marino. Il governo e chi ha responsabilità nel settore devono creare le condizioni all’esterno per garantire il diritto di scelta. Le convenzioni vengono fatte ogni anno, con strutture vicine ai nostri confini o anche lontane.

Matteo Zeppa, Rete

Si parla di una cosa di routine. E’ imbarazzante intervenire a fronte di terapie che potrebbero lenire il dolore del parto. Ci si fa scudo dei costi. E’ aberrante. Se la partoriente decide di fare il cesareo c’è un costo. Ma non possono sempre essere i costi a dettare le scelte. Dietro i costi si nascondono idee politiche o etiche.

Andrea Zafferani, Civico 10

Ci sono tre alternative nell’istanza. Anche quella di caricare sulla richiedente parte dei costi facendo l’epidurale a San Marino. Quindi la giustificazione dei costi verrebbe meno. Le problematiche organizzative verrebbero invece meno con la seconda alternativa, quella che chiede di farla fuori territorio con costi a carico dell’Iss. E’ un delitto non avere questa possibilità in un sistema sanitario che si crede avanzato e moderno. Avrei voluto ascoltare delle cifre sui costi dal segretario di Stato. Questa è una mancanza, avrebbe dovuto richiederlo ai reparti. Ci confrontiamo su un’istanza importante senza dati.

Mario Venturini, Alleanza Popolare

Margiotta ha fornito un dato inesatto sulla percentuale di parti cesarei. Nel 2014 la percentuale era del 28%. La media italiana è del 35%. Siamo lontani dai livelli bassi del Nord Europa. La Lombardia è al 15%. L’epidurale è l’eccesso della medicalizzazione nel parto. Lasciamo perdere il problema dei costi. Serve una sala operatoria aperta 24 ore su 24, e non solo. L’ospedale di San Marino giustifica un’organizzazione di questo tipo? Con un servizio interno nel servizio di ostetricia e ginecologia? Cosa significa avere un apparato di questo tipo? Significa, in termini di organizzazione, avere personale nell’ordine di 8-10-12 persone in più. In Italia gli ospedali delle dimensioni del nostro se la sognano l’epidurale. C’è in ospedali con grandi numeri e servizi continui.

William Giardi, Upr

Sono d’accordo con Venturini quando dice che l’argomento deve essere oggetto di riflessioni approfondite. Secondo l’Upr questa possibilità va data. Gli istanti dicono che sono a disposizione di dare un contributo. Ma non pagare tutto, perché quello lo possono già fare, andando fuori. L’epidurale è un procedimento, non un intervento. Si è parlato di far pagare la pillola anti-concezionale. Sono proposte, perché non far pagare 2 euro a scatola? Poi le donne decideranno come usare quel salvadanaio pagato da loro stesse. Ci sono tutti gli estremi per poter fare uno studio sapendo quanto costa l’intervento, a Rimini, Riccione o Cattolica. Serve soprattutto, visto che l’Upr crede che la possibilità vada data alle donne, uno studio di fattibilità per individuare come reperire i fondi.

Milena Gasperoni, Psd

Credo sia opportuno e legittimo che le persone decidano cosa fare.

Manuel Ciavatta, Pdcs

Ciò che può risultare problematico per la nostra realtà sono le condizioni di fattibilità di un servizio del genere per l’ospedale. Non ci sono problemi religiosi o ideologici. Non so se è giusto chiamare questo un diritto, perché non è una cura, è un’anestesia. C’è la volontà di proporre, da parte di Upr, Ps e maggioranza, un ordine del giorno per fare uno studio chiaro su quelle che sono le reali possibilità del nostro ospedale. Leggo il testo. Considerata la richiesta degli istanti e i problemi di tipo organizzativo evidenziati nel 2012, il Consiglio Grande e Generale dà mandato al governo di individuare le esigenze organizzative necessarie per garantire il servizio e inoltre dà mandato al governo di verificare la possibilità di stabilire convenzioni con strutture limitrofe.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento