Termina oggi il periodo transitorio previsto dal decreto sulle “white list” contro il rischio di infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, in cui in cui le amministrazioni appaltanti potevano affidare i contratti alle imprese che avevano presentato la domanda di iscrizione nell’elenco tenuto dalle Prefetture. “La conseguenza – rileva il deputato PD riminese Tiziano Arlotti – è che a partire da domani le imprese ancora in attesa di iscrizione non potranno più stipulare contratti o ottenere autorizzazioni al subappalto. Sussistono tuttora molte difficoltà da parte delle Prefetture ad evadere le domande di iscrizione nei tempi previsti, anche per la complessità del procedimento e perché non è ancora divenuta realmente operativa la Banca Dati Unica prevista dal codice delle leggi antimafia. Credo che tale situazione possa determinare seri problemi e blocchi di lavori proprio nel momento in cui è alto lo sforzo per fare ripartire cantieri e opere per un valore di circa un punto di prodotto interno lordo”.
Per questo Arlotti ha scritto al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, per chiedere di scongiurare il blocco dei lavori e di valutare l’opportunità di un confronto urgente con l’Authority anticorruzione e con Ministero dell’Interno per quanto riguarda le Prefetture.
E’ il decreto legge 90 del 24 giugno 2014 a prevedere che le pubbliche amministrazioni acquisiscano la documentazione antimafia relativa alle imprese operanti nei settori a più alto rischio di infiltrazione mafiosa consultando obbligatoriamente le “white list”, ovvero gli elenchi, istituiti presso ciascuna Prefettura, delle imprese operanti nei settori suddetti per le quali sia escluso il tentativo di infiltrazione mafiosa. L’iscrizione alle “white list” è divenuta, per le imprese operanti nei settori più a rischio, obbligatoria per accertare l’assenza di pregiudizi nella materia dell’antimafia, nell’ambito dei rapporti contrattuali, diretti o indiretti, con la pubblica amministrazione. La norma stabilisce inoltre che l’iscrizione all’elenco possa essere utilizzata, ai fini della certificazione antimafia, anche per attività diverse da quelle per le quali è stata disposta l’iscrizione. In virtù di questa disposizione, l’iscrizione agli elenchi prefettizi è stata richiesta anche da molte imprese di costruzioni aventi come attività secondaria una di quelle indicate dalla legge sulle “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”.