“Gradisca si sposa e saluta tutti – ultima immagine del film ‘Amarcord’ – e con lei se ne vanno l’infanzia di Titta, già sul limitare dell’età adulta, un’epoca intera, un ‘piccolo mondo’ amato da Federico Fellini poi travolto da un altro mondo più grande e forse più feroce.
Il pensiero cade a quel finale, a quel campo lungo sulle nozze della ‘bella del paese’, oggi che Magali Noël – l’attrice che la impersonificò sino a essere per sempre un tutt’uno con il personaggio – ha salutato questa terra. E’ quasi una banalità dire che da quel magico, misterioso impasto creativo di ricordi e fantasia che diede origine a ‘Amarcord’, Magali Noël/Gradisca divennero simboli e rappresentazioni universali di Rimini, anzi dell’essere di Rimini.
Senza bisogno di consegne ufficiali di medaglie o diplomi, pensò direttamente il mito a fare dell’attrice francese (che aveva già lavorato con Fellini ne ‘La Dolce Vita’ e ‘Satyricon’) l’ambasciatrice e l’incarnazione di Rimini nel rapporto tormentato con il genio del regista. Il cappottino rosso fiammante di Ninola ‘Gradisca’ davanti al Fulgor e alle locandine dei film dei divi americani è da 43 anni icona di una poetica cinematografica e per estensione di un rimando collettivo. La grazia con cui l’attrice porta ‘involontariamente’ la sua bellezza nei vicoli della Rimini (argomento di per sé delicato, delicatissimo) reinventata dal regista perde ogni connotato di volgarità e si trasfigura semmai in inno a un passato che non finiremmo mai di rimpiangere. «Gradisca fu un regalo per sempre che mi fece Fellini – dichiarò anni fa in un’intervista a un quotidiano nazionale Magali Noël all’indomani della scomparsa della ‘vera’ Gradisca -. Per me quel personaggio non ha mai avuto i connotati di una reale e fisica femminilità, ma è sempre stato un’immagine, una fantasia, forse lo schizzo di un disegno, che nasceva dal desiderio dei ragazzi pronti a fischiare se, come ricordava Fellini, la vedevano passare di fronte al Caffè Commercio. Rappresenta la donna piena di offerte, un pianeta sconosciuto, sfuggente e allo stesso tempo intimo. Fellini diceva sempre che le donne erano per lui “l’ altra faccia della luna”, ma la Gradisca era anche il sole, la madre, il peccato, la musa in qualche modo. Anche grazie a quella figurina dalle forme rigogliose, io trasformai l’ Italia in una seconda patria e per giorni e anni tutti, a Roma, quando vi abitavo, mi chiamavano con quel nome, che ricorderò sempre con piacere”.
Anche nella parole di Magali Noël non c’è la rabbia dell’attore che si vede ‘museificato’ in un personaggio più grande di lui, ma l’affetto per un carattere senza tempo e per questo continuamente amato e riconosciuto. Tonino Guerra, che sceneggiò con Fellini ‘Amarcord’ ricordò più tardi che la scelta di Magali fu immmediata: “Era perfetta e anch’ io che sono di Santarcangelo, poco distante da Rimini, rividi nella sua morbidezza la Gradisca immaginata da Fellini. Quel nome – che Federico trasse anche da una cittadina del Friuli – oggi appartiene al mondo. Significava e significa femminilità, grazia, gentilezza. È stato uno dei tanti regali che Federico ci ha fatto, con il suo desiderio di trasmetterci anche il possesso di una eleganza popolana”.
Pochi giorni fa è stato annunciato il restauro del film ‘Amarcord’ che sarà restituito alla sua iniziale gamma cromatica, ai suoi vividi colori. Sarà l’occasione, che non possiamo perdere, per rivedere nella sua brillantezza originale il cappotto e il cappello rossi di Gradisca/Magali e poi il suo pranzo di nozze per dire addio alla Rimini di Titta, del nevone, della nebbia esistenziale. Ma Gradisca, e con lei Magali, da Rimini, dal cuore dei riminesi, non se ne è mai andata via. Per questo saremo grati per sempre a Magali Noël: ha dato corpo e respiro a un sogno, e i sogni, per definizione, vivono per sempre. Grazie Magali”.