Home FixingFixing Il Presidente ANIS Emanuel Colombini: “Perdiamo le occasioni”

Il Presidente ANIS Emanuel Colombini: “Perdiamo le occasioni”

da Redazione

“Le riforme stanno saltando tutte, a partire dall’introduzione dell’IVA, che slitterà”.

 

di Alessandro Carli

 

Ultimi giorni da Presidente ANIS per Emanuel Colombini. In attesa dell’assemblea dell’Associazione del 25 giugno, dalla quale uscirà il nome del successore, l’imprenditore traccia un resoconto della sua carica, avvenuta nel 2012 e giunta quindi a naturale scadenza quest’anno.

Presidente, tre anni fa San Marino era un Paese profondamente diverso da quello che è oggi…

“Nel 2012 la situazione dei rapporti con l’Italia era assolutamente peggiore rispetto ad oggi. Un esempio su tutti, la black list. Tre anni fa il Titano stava attraversando il picco negativo della crisi: le aziende registravano un calo dei fatturati e molte hanno chiuso proprio in quel periodo. Ricordo anche che le finanza dello Stato erano in uno stato di trapasso e si stava facendo i conti con il deficit e si era iniziato a parlare di spending review. Cassa di Risparmio inoltre aveva poi subito un attacco mediatico e giudiziario sproporzionato. Qualcosa si è fatto e molti risultati – uno su tutti ma non il solo, l’uscita dalla black list – sono stati portati a casa. Il Paese sta facendo dei passi in avanti in campo internazionale e sta cercando di darsi un posizionamento. In questo senso, Expo 2015 di Milano poteva rappresentare una vetrina molto importante, un palcoscenico su cui far conoscere e comunicare al mondo il brand di San Marino, anche in un’ottica di marketing”.

Il Titano è stato tra i primi Paesi a richiedere la partecipazione a Expo.

“La giornata nazionale di San Marino e Expo 2015, che si è svolta il 14 giugno, è stata l’occasione per visitare tutto l’impianto Expo e il padiglione del nostro Paese. La mia impressione è che forse si poteva osare un po’ di più. Expo è un’opportunità mancata, forse sprecata, che poteva essere sfruttata meglio. Il Titano viene da un periodo di criticità economica. Credo però che un Paese che si vuole affacciare sul mondo e che vuole farsi conoscere doveva trovare un budget più ampio. Forse si poteva anche pensare ad avere un nostro padiglione, con un’identità più marcata. L’Associazione Nazionale Industria San Marino aveva presentato a suo tempo un progetto per uno spazio ben definito. Si era pensato di costruire un padiglione, legandolo al design e all’immagine del Paese, ma poi non se ne fece più nulla. Per uno Stato in crescita come il nostro, che parla di attrattività, di trasparenza e di voglia di presentarsi alla platea globale, il cluster del Bio-Mediterraneo non è il luogo migliore. Mi spiego: con i Paesi a noi vicini, Grecia, Serbia, Albania, eccetera, condividiamo il tema del cluster, ma siamo comunque una realtà diversa dalla loro”.

Che idea si è fatto di Expo 2015 e della presenza degli altri Paesi?

“Ho visitato anche altri padiglioni: al tema della sostenibilità e dell’alimentazione uniscono anche un progetto di promozione del sistema Paese: Dubai per esempio ha lanciato l’Expo che ospiterà nel 2020. Per San Marino l’occasione di avere l’Esposizione in Italia poteva essere sfruttata meglio. Non critico lo staff del nostro padiglione, sia chiaro: hanno lavorato e lavorano con grande impegno. Il team del commissario generale Mauro Maiani è motivato e preparato. Le mie sono considerazioni di opportunità e non di lavoro svolto. Dal mio punto di vista si poteva investire più risorse. Il budget stanziato per il nostro padiglione è molto vicino a quello che il Gruppo Colombini investe ogni anno per presentarsi alle fiere di settore. Con la differenza che noi non siamo uno Stato ma un’azienda privata. La mia vuole essere una critica costruttiva: Expo è un’occasione unica che poteva essere colta meglio”.

Tra gli asset che gli Industriali hanno individuato per il rilancio del Paese, ricordiamo i bandi internazionali e l’attrazione di investitori esteri.

“Questi due punti potevano trovare terreno fertile a Expo. Nel progetto di sviluppo del sistema Paese che abbiamo presentato come ANIS alla politica, due dei pilastri che abbiamo individuato sono proprio la capacitò di richiamare sul Monte nuovi imprenditori e investitori, ma anche di partecipare ai bandi internazionali. Politica che però non si è dimostrata ricettiva. Gli imprenditori lavorano e chiedono una San Marino aperta, trasparente, con regole chiare, capace di avere appeal. Expo, in questo senso, era ed è la vetrina migliore”.

Il progetto economico che avete presentato all’Esecutivo non è stato quindi recepito…

“Direi proprio di no. Per quel che concerne i bandi internazionali siamo purtroppo abbastanza fermi. La politica non ha le idee chiare. E con l’incertezza le sfide dei mercati non si possono vincere. Occorre polso e lungimiranza, coraggio. Le riforme stanno tutte saltando, come l’introduzione dell’IVA al posto della monofase, che doveva partire il 1 gennaio del 2016 ma ad oggi è ferma e che quindi non rispetterà la data prevista. Manca un’agenda programmatica. Manca una cabina di regia che come Associazione abbiamo chiesto e presentato al Governo, un punto fondamentale per condividere con le parti sociali un progetto per il rilancio del nostro Paese”.

Che Associazione lascia al suo successore?

“Una struttura solida, fatta di professionisti forti e competenti. Un’Associazione che ha un futuro, capace di elaborare progetti per il Paese ma anche di affrontare e risolvere i problemi che gli imprenditori ogni giorno incontrano. Io stesso ho ereditato dal mio predecessore Paolo Rondelli molti progetti e molte idee. ANIS oggi ha tutti gli elementi per andare avanti. Il futuro Consiglio direttivo ha l’opportunità di proseguire il percorso di proposte per il Paese. L’agenda che abbiamo stilato non è nemmeno arrivata a metà…”.

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