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Il lunario e il Romito del Monte Titano

da Redazione

La biblioteca di Stato custodisce due rari e antichi calendari del 1800: ecco cosa accadde nel 1873 e nel 1881. Oltre alle festività e ai Santi e a un linguaggio “arcaico”, anche tanti credo popolari e molte pillole di saggezza.

 

di Alessandro Carli

 

Il Lunêri di Smembar è un lunario-calendario molto diffuso in Romagna (e a San Marino). Viene pubblicato a Faenza ininterrottamente dal 1845 ed è composto da un unico grande foglio in formato 70 x 50 cm da appendere al muro. Si compone di due parti. La prima è una zirudëla dedicata all’anno appena passato, scritta rigorosamente in romagnolo, illustrata da otto vignette satiriche. La seconda è invece il calendario vero e proprio, che contiene tutto quello che ci si aspetta da un normale lunario: sono elencate le varie feste religiose, i santi romagnoli e gli orari del sorgere e del tramontare del sole, con il meteo di ogni mese e i consigli per la semina. Alla base di un lunario vi è la credenza che la luna abbia influenza sulle attività della terra e dell’uomo. Perciò occorre uno strumento che, riportando le varie fasi lunari nel corso del mese e nella successione annuale dei medesimi, dia la ‘bussola’ ai contadini sulle decisioni da prendere. La prima edizione del Lunêri con le previsioni astronomiche apparve nel 1865; i testi furono scritti dall’astrologo-astronomo francese Philippe-Antoine Mathieu de la Drome. Ancora oggi appare il suo volto nel calendario: disegnato in forma stilizzata, sta ad indicare l’inizio del testo delle previsioni.

Anche la Repubblica però ha un suo “storico” di grande valore. La biblioteca di Stato ha, nel suo archivio, due “calendari” del 1800, “Il Romito del Monte Titano” del 1873 e “Il lunario sammarinese”.

Il Romito del Monte Titano, si legge, “non è astrologo né cerretano; epperò si astiene dai soliti pronostici sul caldo e sul freddo, sulla abbondanza o sulla scarsità dei raccolto, sulla comparsa di malattie più o meno perniziose ai corpi umani, eccetera. Amante della rupe nativa, di cui suona per tutto il mondo la fama, crede miglior consiglio di spendere alquante parole intorno cose di patrio argomento”.

In primis, le feste più importanti. “La prima è quella del massimo protettore S. Marino (3 settembre), dal quale s’intitola la Repubblica e che viene riguardato siccome autore della sua libertà. E’ superfluo notare essere festa di precetto. La pietà dei Sammarinesi verso questo insigne lor Protettore si manifesta altresì in altre pratiche divote nel corso dell’anno”.

Il “Romito” poi prosegue con l’elencazione della feste: S. Agata (“fu istituita per commemorare la ristaurazione della Repubblica (4 febbraio 1740), la quale era stata spenta dalla prepotenza e dagli intrighi del Card. Alberoni per aggregarla agli Stati della Chiesa, contro la volontà stessa del Pontefice, ch’era allora Clemente XII”), S. Quirino Vescovo (“A ricordare la vittoria dei Sammarinesi contro Fabiano dal Monte, il quale, la notte del 4 giugno 1542, uscito dal castello di Rimini in compagnia del Castellano di quella rocca con sufficiente nerbo di fanti e cavalli, avanzavasi verso la città di S. Marino per sorprenderla e impadronirvesene”), S. Sebastiano (20 gennaio), S. Vincenzo Ferreri (5 aprile). Il calendario poi riporta, assieme ai Santi del giorno, gli orari del sorgere del sole e della luna.

Differente invece il “Lunario Sammarinese” che, tralasciando la storia del Monte, si sofferma su aspetti più “pratici”.

Salta all’occhio, prima di entrare nei dettagli, il formato: l’edizione del 1872 si presenta sotto forma di quaderno, mentre quella del 1881 a “grande foglio”.

Nel primo si può annotare che il 1872 è un “anno bisestile” e che il compito del piccolo quaderno è quello di segnalare “le feste di precetto e le solennità, i voti pubblici, le commemorazioni dei santi secondo il calendario feretrano, le vigilie, i feriati del tribunale, le vacanze delle scuole, le fiere dello Stato e dei luoghi limitrofi, le lunazioni, le quattro stagioni e gli ecclissi” ma anche di ricordare “i pesi e le misure antiche col sistema metrico decimale”.

Tra le curiosità che meritano di essere messe in evidenza, le “misure di capacità”: la “Bernarda Riminese” equivale a 0,145 ettolitri, il “Sacco Riminese” a 1,74 ettolitri, la “Bernarda Feltresca” invece a 0,17 ettolitri, mentre il “Sacco Feltresco” a 1,39 ettolitri.

Le misure di lunghezza invece venivano espresse in “Piede comune”, “Piede da mano”, “Passo comune”, “Passo legna da fornace”, “Braccio grande” ma anche in “Braccio mercantile”.

Non vengono poi dimenticati i Santi e i giorni, che vengono accompagnati da qualche saggia pillola di vita, come ad esempio l’11 ottobre, che recita: “Rispetta ed assisti i tuoi genitori specialmente nella vecchiaja”.

Per il 1881, si legge, “avremo due eclissi di sole e due di luna”. La prima (di sole) “è parziale, ed è visibile per alcune regioni dell’Asia, dell’America e polari nella notte dal 27 al 28 maggio dalle ore 10 m. 27 di sera alle 2 e min. 31 di mattino. La seconda eclissi è annulare e ha luogo li 21 novembre dalle ore 3 m. 2 sino alle 7 e m. 38 pom. ed è visibile nel sud dell’America e nelle regioni polari”.

L’eclissi di luna invece viene descritta con maggiori dettagli. Dopo le date – la prima, totale, “avviene il 12 giugno”, la seconda parziale, il 5 dicembre – appare “il principio della penombra” e la grandezza (0,978).

Il lunario poi annota che il 7 novembre avverrà il passaggio di Mercurio “davanti al Sole, sul quale apparirà come un punto nero”.

Oltre ai giorni e ai rispettivi Santi, il foglio riporta, a piè pagina, la lunghezza dei giorni: a gennaio crescono di 56 minuti, a luglio, per esempio, di 51 minuti.

Chiudiamo con le parole che danno corpo al suggestivo “discorso generale”: sappiamo, leggendo, che il 1881 è l’anno di Saturno, “il più ammirabile dei pianeti, grande 772 volte più della terra; ma di una natura tanto distruttiva quanto è vitale quella del sole; ché se fosse vicino alla terra quanto la luna, noi avremmo quasi sempre inverno”.

Secondo il calendario – testuale, con annessi refusi – “la primavera diviene calda sui primi di aprile, torna fredda fino al principio di maggio. Succederanno giorni di caldo, che saranno però interrotti da frequenti pioggie. L’estate cominci freddo, si fa caldo verso la metà di luglio, ma poi succederanno pioggie ed uragani”.

Il 1881 quindi sarà “un’annata non molto feconda ma nemmeno affatto sterile. Domineranno varie malattie e contagi, prodotti la maggior parte dall’incostanza della temperatura. Nullameno Saturno farà messe specialmente di vecchi, e molti di questi dovranno partire per l’ultima dimora”. Splendida poi la chiosa finale: “Vivete felici!”.

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