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Arriva la Banca della vita, l’istituto della biodiversità

da Redazione

Intervista al neoeletto presidente Francesca Piergiovanni, che spiega gli obiettivi e le finalità. Coltivazione e commercializzazione delle sementi, dei frutti antichi e autoctoni.

 

Un progetto di tutela, conservazione, produzione e commercializzazione delle sementi, dei frutti antichi e autoctoni. E’ la Banca della Vita, che nasce dall’idea di realizzare sul territorio sammarinese – inizialmente su un terreno di due/tre ettari – una realtà indipendente, apolitica e senza scopo di lucro che difenda la biodiversità attraverso la coltivazione, tutela, commercializzazione delle sementi, dei frutti antichi ed autoctoni.

Francesca Piergiovanni è la neoeletta Presidente del Consiglio Direttivo della Fondazione “Banca della vita – San Marino terra della biodiversità”.

Di cosa si tratta e quali sono gli obiettivi?

“L’obiettivo della Fondazione è quello di definire e promuovere San Marino come terra di biodiversità, con un progetto ampio e multifunzionale che valorizzi agricoltura e gastronomia quali processi economici, culturali, sociali e turistici in grado di promuovere sovranità alimentare e sicurezza della salute. Un luogo in cui sperimentare un’economia che guardi a percorsi agroalimentari che evitino lo sfruttamento insensato delle risorse e gli sprechi, per favorire una maggiore consapevolezza del consumo del cibo e un’armonizzazione degli stili di vita con quelle esigenze sociali ed ambientali che nessun paese oggi può più permettersi di non considerare”.

Quindi un vero e proprio progetto economico?

“Esatto. Spesso si tende a liquidare queste tematiche in maniera superficiale ma i costi ambientali, idrogeologici, sanitari, contributivi per lo Stato nei confronti di un sistema di produzione agricola che sfrutta la natura fino ad ucciderla sono altissimi. Una produzione biodiversa, che vieti l’uso di prodotti chimici di sintesi, che nutra i terreni e solo di conseguenza i suoi frutti, dà come risultato non solo cibi di qualità migliore, più sani e più buoni, ma comporta un risparmio indiretto molto significativo per il paese che applica queste tecnologie naturali. Non solo, ‘banca della vita’ coinvolge attori che da anni sostengono la battaglia in favore della biodiversità e della tutela del vivente (Slow Food, Movimento Decrescita Felice, Navdanya International e tanti altri) che porteranno la loro esperienza e potranno garantire una visibilità internazionale al progetto e al paese”.

San Marino diventerebbe la testa d’ariete per un progetto che, potenzialmente, avrebbe una portata globale?

“Precisamente. La Repubblica di San Marino, non recependo in maniera acritica le normative internazionali in materia di brevetti sui semi, è il luogo ideale per dare impulso ad un nuovo modello di economia, che parta dalla valorizzazione di un’agricoltura attenta ai processi naturali e alle specificità locali. La proposta di ‘Banca della vita’ è di cambiare paradigma in uno stato sovrano e allo stesso tempo locale come San Marino”.

Un progetto che sembra in linea con il tema dell’Expo 2015.

“La ‘banca della vita’ incarna perfettamente il tema promosso dall’Expo 2015 nonostante la partecipazione di multinazionali all’evento abbia probabilmente fatto perdere molto del significato iniziale. ‘Nutrire il pianeta’ apre il parallelo tra il concetto di ‘nutrire’ e quello di ‘dare da mangiare’ profondamente legati a sicurezza alimentare e sicurezza degli alimenti. Sicurezza alimentare significa avere la disponibilità, l’accesso e l’utilizzo di alimenti (quindi è connessa alla sovranità alimentare, cioè il diritto dei popoli alla sicurezza alimentare); sicurezza degli alimenti significa avere alimenti sani ed è connessa quindi ad ambiente, trasformazione e consumo”.

Qual è il nesso tra sicurezza alimentare e degli sicurezza degli alimenti?

“La sicurezza alimentare ha storicamente condizionato la sicurezza degli alimenti. Basta pensare al periodo della Rivoluzione Verde che negli anni 60-70 ha avviato un programma che ha basato lo sviluppo agricolo al ‘pacchetto tecnologico’ che prevedeva l’utilizzo di varietà ad alta resa, fertilizzanti chimici e meccanizzazione. Il problema con questo approccio è che se non si utilizzava tutto il pacchetto le varietà non rendevano, e questo ha creato una serie di conseguenze negative tra cui il declino dell’agrobiodiversità. Per decenni nelle Università e nei centri di consulenza si è percorsa la strada secondo cui estrema meccanicizzazione e massiccio utilizzo di chimici di sintesi corrisponde a massima produzione e maggiore sicurezza. Oggi abbiamo le conoscenze e la maturità necessarie per mutare indirizzo: le patologie croniche e degenerative che colpiscono le popolazioni, legate alla qualità degli alimenti e dell’ambiente sono in aumento; abbiamo strumenti e competenze per avere produzioni alimentari sicure e nel contempo sostenibili. Tutto ciò a favore delle redditività dei produttori medio piccoli, della salute dei lavoratori e dei consumatori, della tutela del suolo, delle acque, e dell’intero tessuto sociale connesso a tali attività”.

Come intendete portare avanti questo progetto così ambizioso?

“Martedì 2 giugno a Murata abbiamo presentato insieme ad alcuni membri del Comitato Scientifico la legge di iniziativa popolare sul seme e sulla non brevettabilità del vivente. Durante la mattinata dello stesso giorno una delegazione di ‘Banca della vita’ ha invitato gli agricoltori sammarinesi a partecipare al ‘Miscuglio day’ dove, assieme al genetista Salvatore Ceccarelli, si discuterà sull’importanza dei miscugli, il loro uso e la loro diffusione, terminando la mattinata con la visita ai campi di miscuglio di tenero nei dintorni di Ascoli Piceno”.

Un auspicio per il futuro?

“Riuscire a sfruttare l’opportunità del Parco Scientifico e Tecnologico. I vantaggi della creazione di un parco agroambientale sono molteplici: arricchire e potenziare le qualità intrinseche del paesaggio, migliorare la biodiversità dell’attuale agrecosistema, potenziare gli indici di naturalità del territorio, migliorare la qualità dell’ambiente, garantire reddito alle aziende agricole, produrre servizi turistico-ricreativi, garantire la fruibilità del territorio da parte dei cittadini. I settori che ne trarranno vantaggio, oltre ad un’innegabile miglioramento della qualità della vita , sono quello turistico , con rivalutazione dei paesaggi e delle attività rurali e nuove forme di turismo di tipo naturalistico, possibilità di turismo scolastico con itinerari di tipo didattico; quello economico e commerciale, con produzione di prodotti alimentari tipici di elevata qualità e rivalutazione e rilancio delle attività agro-zootecniche; il lavoro con possibilità di impiego per professionisti qualificati; quello culturale con riscoperta delle tradizioni contadine. La rivalutazione del nostro territorio è un passo fondamentale per consegnare alle generazioni future un paese migliore di quanto non abbiamo ricevuto in eredità”.

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