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Agricoltura innovativa: una “culla” per custodire passato e futuro delle piante

da Redazione

Uno degli elementi fondanti e fondamentali della nostra struttura florovivaistica è un reparto particolarissimo dove nascono e crescono piante rare, difficili da reperire sul mercato o di cui si è persa traccia, data la loro antica origine.

 

di Cristina Righi

 

Uno degli elementi fondanti e fondamentali della nostra struttura florovivaistica è un reparto particolarissimo dove nascono e crescono piante rare, difficili da reperire sul mercato o di cui si è persa traccia, data la loro antica origine. Questo incubatore è una sorta di ‘culla’ temporanea per le giovani piante o l’avvio al germoglio di semi specifici.

La prima fase del procedimento riguarda la scelta e quindi lo studio della pianta, partendo dal come farla nascere o rinascere: dal seme, se è disponibile, scartando ciò che viene immesso sul mercato dopo procedimenti chimici che potrebbero modificarne le caratteristiche; o dalle talee, ovvero dei particolari tagli di parti della pianta, che sfruttano l’enorme potere di rigenerazione dei vegetali. Quindi si passa alla messa a dimora, in un ambiente controllato, con una climatizzazione particolare per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e l’irraggiamento. Oltre al controllo umano quotidiano, sia alla mattina che alla sera.

È infatti compito dell’esperto capire il momento giusto per far uscire la pianta dall’incubatore e abituarla all’ambiente esterno senza questi aiuti, che comunque non sono assolutamente gli ormoni radicanti.

Questo procedimento, che può durare anche diversi mesi a seconda delle specie, permette di tutelare e conservare numerose piante, tra cui varietà particolari di piante autoctone di cui è venuta meno l’esistenza negli anni, portando avanti non solo il ricordo della stessa, ma anche la riproposizione della pianta oggi e in futuro.

E’ un processo sicuramente affascinante, che consta di studi e impegni quotidiani, ma che riserva soddisfazioni altrettanto importanti. Ma soprattutto è fonte di interesse e attrazione, sia da parte dei clienti che di studiosi e appassionati. L’incubatore infatti ha delle potenzialità che superano i risultati commerciali, perché potrebbe benissimo inserirsi in un percorso didattico, laddove l’azienda agricola volesse aprirsi al mondo della scuola.

Ma anche all’interesse turistico, dando la possibilità ai visitatori, in questo caso di San Marino, di poter apprezzare non solo un’innovazione, ma anche piante, frutti e semenze antiche che potrebbero tornare a reinsediare il territorio, se debitamente ‘incubate’. Questa attività, inoltre, si presta a livello imprenditoriale all’attivazione di tutti quei percorsi di formazione oggi necessari nel settore dell’agricoltura così come in qualunque altro settore economico.

Lo studio delle piante rare o antiche, così come la realizzazione di incubatori che ne favoriscano la crescita nell’ambiente ideale, fa parte delle conoscenze innovative che un imprenditore agricolo e il suo staff possono sviluppare per ampliare le attività della propria impresa e allargare l’orizzonte verso nuove opportunità.

Anche interagendo con altri settori, come potrebbero essere appunto il turismo e la didattica, ma anche la gastronomia, nel caso in cui un ristoratore avesse necessità di una particolare pianta per delle ricette esclusive.

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