Home NotizieSan Marino RF64 Spazio Minimo, Valentina Bianchi: “My night, my day”

RF64 Spazio Minimo, Valentina Bianchi: “My night, my day”

da Redazione

Esposizione di fotografia contemporanea, inaugurazione sabato 20 giugno alle 18.

 

SAN MARINO – RF64 Spazio Minimo è uno spazio privato dedicato alla fotografia dove sabato 20 giugno, alle ore 18, verrà inaugurata l’esposizione “My night, my day” della fotografa riccionese Valentina Bianchi.

L’esposizione si potrà visitare anche domenica 21 giugno, dalle ore 16 alle ore 19, e fino al 19 luglio 2015 su appuntamento telefonico / TL 335 7345025.

La limitata capienza dello spazio – RF64 è uno Spazio Minimo – impone la necessità di prenotare la propria partecipazione all’inaugurazione dell’evento da parte degli interessati. Ci si prenota telefonando al numero sopra indicato.

L’ingresso sarà riservato soltanto a coloro che confermeranno la propria partecipazione.

Lo spazio espositivo si trova al 2° piano di una palazzina posta in Via Rivo Fontanelle, 64 a Gualdicciolo di Acquaviva (Repubblica di San Marino), a 500 metri dal confine con l’Italia sul versante del fiume Marecchia.

Questa esposizione di fotografie sarà la settima realizzata presso RF64 Spazio Minimo di San Marino. La mostra di Valentina Bianchi inaugurerà una serie di attività che intendono affrontare il tema dell’auto osservazione, in una logica biografica ma non solo. Il caso di “My night, my day” realizzato da Valentina riguarda, appunto, l’uso del corpo del fotografo in una logica che però esula dall’idea di autoritratto.

Valentina Bianchi è nata a Riccione, ma svolge l’attività di fotografa a Milano, dove attualmente vive. La sua fotografia professionale si è occupata in particolare di moda, teatro e danza, mentre le sue ricerche personali hanno sempre riguardato la dimensione esistenziale dell’essere umano. Dal 2010 al 2013, per quattro anni ha realizzato un blog personale di fotografia dal titolo TUDEI.

My night, my day. “Per mesi ho fotografato i miei sogni. Paradossale sì. Attraverso un percorso di segni lasciati sul mio corpo e sul mio letto il sogno si ridisegnava davanti ai miei occhi. Per mesi ho tentato di fare un sogno “lucido” e una notte ci sono riuscita. Ero talmente felice e soddisfatta che appena me ne sono resa conto mi sono svegliata. Mi sono guardata allo specchio, ne portavo i segni. Mi sono fotografata come tante altre volte ho fatto, ho fotografato il mio letto e ho capito che se avevo trovato il mio modo di fotografare i sogni, potevo riuscire a trovare il modo di governarli. Ad oggi, ci sto ancora lavorando.” (Valentina Bianchi)

“(…) Dal metodo semplice di interpretazione dei sogni che consisteva nell’attribuire sistematicamente un significato simbolico concreto a questa o quella immagine, si è arrivati alle teorie di Jung, secondo le quali non si tratta di spiegare il sogno ma, grazie all’analisi, di continuare a viverlo in uno stato di veglia per capire dove ci porta. La fase successiva, che supera ogni tipo di interpretazione, consiste nell’entrare nel sogno lucido, in cui si è coscienti del fatto che si sta sognando, e questa consapevolezza ci dà la possibilità di lavorare sul contenuto del sogno.”

(Alejandro Jodorowsky)

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