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Al cinema per raccontare il Festival Internazionale del Teatro di Santarcangelo

da Redazione

Tre film per entrare nelle “stanze” dell’edizione numero 45 del Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo. Attraverso una mini rassegna cinematografica, organizzata in collaborazione con l’associazione Dogville al Supercinema di Santarcangelo, il Festival presenta alla città i temi che lo contraddistingueranno quest’anno, dal 10 al 19 luglio prossimi.

Sarà la direttrice artistica del Festival Silvia Bottiroli a introdurre alla visione dei film e quindi a soffermarsi di volta in volta su uno dei temi conduttori.

I film saranno in programma per tre mercoledì consecutivi a partire da mercoledì 10 giugno.

Scuola senza fine (Italia, 1983), diretto da Adriana Monti, il primo dei film in programma (10 giugno, ore 21), offrirà l’occasione per presentare il progetto Azdora dell’artista svedese Markus Ohrn e la School of Exceptions curata dal laboratorio di ricerca Aleppo. Costruito durante una lunga residenza a Santarcangelo, Azdora mette insieme una serie di situazioni performative con e per un gruppo di signore romagnole: un’esperienza al contempo artistica e rituale.

La questione della scuola invece – istituzione deputata all’apprendimento ma anche, etimologicamente, all’ozio e all’esplorazione di sé – è condivisa dalla School of Exceptions che riunirà a Santarcangelo dodici studenti internazionali e curerà tutti gli incontri del festival, coinvolgendo diversi artisti, teorici e ricercatori.

Il film Scuola senza fine racconta di una esperienza inedita avvenuta tra il 1976 e il 1986 di cui fu protagonista la stessa regista Adriana Monti, insieme a Lea Melandri, Amalia Molinelli, Ada Flaminio, Antonia Daddato, Teresa Paset, Rina Aprile, Micci Toniolo, Paola Mattioli, Maria Martinotti: le 150 ore delle donne organizzate nella scuola di via Gabbro del quartiere Affori-Bovisasca di Milano. Un percorso che seppe dare voce, e quindi corpo ed esistenza, a un gruppo di donne casalinghe attraverso la scrittura, e che si trasformò in gruppo di studio e ricerca da cui nascerà, dieci anni dopo, la Libera Università delle Donne di Milano. Le studentesse, incoraggiate all’inizio da Lea Melandri e dalla scoperta di Freud, poi dalle altre insegnanti e da materie come scienza, filosofia, analisi dei linguaggi (visivi, scritti e gestuali), riempivano pagine e pagine di blocchi e quaderni con le loro riflessioni e idee personali sulla cultura, su se stesse, le loro famiglie, la natura e i loro sentimenti.

Per introdurre al tema della censura, altro file rouge lungo il quale si articola il programma di Santarcangelo Festival, mercoledì 17 giugno sarà presentato il film documentario di Alison Klayman (Usa, 2012) Ai Weiwei – Never Sorry (Premio Speciale della Giuria al Sundance Film Festival 2012). Il film è la storia dell’artista più celebre della Cina contemporanea, che si è conquistato la visibilità internazionale grazie a mega-installazioni, quale i 100 milioni di semi di girasole colorati esposti alla Tate Modern di Londra. Celebre la sua foto in cui ritrae una mano con il dito medio alzato davanti a Piazza Tienanmen, Weiwei ha inoltre collaborato come architetto alla realizzazione della struttura a nido d’uccello per lo Stadio di Pechino per le Olimpiadi del 2008, opera dalla quale si è in seguito dissociato. Accostato da alcuni allo scrittore dissidente Aleksandr Solzhenitsyn, di cui incarnerebbe una versione moderna, Ai Weiwei si presenta come una figura di artista sfrontato e impavido, che intreccia la sua arte con i temi della politica, dimostrandosi abile anche nell’utilizzo dei nuovi media, a cominciare da Twitter, attraverso il quale ha reso popolare il grido di battaglia “Never Retreat, Re-tweet”. Il film diretto da Alison Klayman, girato tra il 2008 il 2011 – anno in cui Weiwei fu incarcerato per tre mesi dal regime di Pechino – offre un ritratto complessivo della vita dell’artista, grazie anche a riprese originali e a materiali video registrati dallo stesso artista.

La figura di Weiwei introduce quella di altri artisti che, nell’ambito del teatro contemporaneo, stanno lavorando su temi di scottante attualità politica, o si stanno confrontando direttamente e loro malgrado con la pressione censoria di regimi totalitari. Nel programma del festival saranno presentati per la prima volta in Italia, tra gli altri, i lavori più recenti di Christophe Meierhans (CH/BE), Amir Reza Koohestani (IR), Béla Pintér (HU).

Il 24 giugno, infine, l’ultimo appuntamento è con il film Uno specialista – Ritratto di un criminale moderno di Eyal Sivan (1999), un montaggio di 2 delle 350 ore del processo al criminale nazista Adolf Eichmann, svoltosi a Gerusalemme nel 1961 e seguito – primo caso nella Storia – da numerosissimi giornalisti internazionali, tra cui Hannah Arendt che da quell’esperienza scrisse il celebre La banalità del male. Il film è “il resoconto di un processo dove la parola, anziché alle risorse della retorica, si affida allo stretto gergo processuale: eppure è molto più agghiacciante di qualsiasi horror” ha scritto il critico cinematografico Roberto Nepoti su Repubblica. E offre l’occasione per introdurre alcuni artisti in programma al Festival di Santarcangelo che si misurano con la forma, di per sé fortemente teatrale, del processo, o che mettono in questione il rapporto tra realtà politica e meccanismi decisionali democratici, e performance: è il caso di Milo Rau (CH/D) e ancora di Christophe Meierhans (CH/BE) ad esempio, ma anche del collettivo Ligna (D), i cui progetti, presentati in prima nazionale, saranno introdotti e contestualizzati in relazione al lavoro di Sivan.

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