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Editoriale: contratti, una prova di maturità

da Redazione

La questione comunque si concentra, secondo noi, anche sulla possibilità di ricondurre i due contratti che oggi coesistono a uno unico (anche se è del tutto evidente che uno ha un valore maggiore rispetto all’altro per una questione oggettiva legata ai numeri, ovvero la rappresentatività che le sigle sindacali che andrebbero alla firma esprimono).

 

di Alessandro Carli

 

L’Attivo Generale dei Quadri Sindacali della FLI ha approvato nei giorni scorsi l’ipotesi di accordo raggiunta con l’Associazione Nazionale Industria San Marino per il rinnovo del Contratto di Lavoro del settore industriale con il 91,50 % di voti favorevoli. Questo risultato ci offre lo spunto per tornare a parlare del rinnovo (comunque anomalo in quanto, sommariamente, si riduce a pochi punti), che, una volta sottoscritto, andrà a proteggere il potere di acquisto delle retribuzioni e permetterà alle imprese di utilizzare lo strumento della flessibilità in maniera più snella e aderente all’andamento quasi “rallistico” – o meglio: altalenante – dei mercati.

La questione comunque si concentra, secondo noi, anche sulla possibilità di ricondurre i due contratti che oggi coesistono a uno unico (anche se è del tutto evidente che uno ha un valore maggiore rispetto all’altro per una questione oggettiva legata ai numeri, ovvero la rappresentatività che le sigle sindacali che andrebbero alla firma esprimono).

Le parti, nelle scorse settimane, hanno compiuto uno sforzo: si sono confrontate, hanno cercato punti di contatto. Adesso però ci si aspetta una prova di maturità. Lo chiedono il sistema Paese, ma anche ci guarda dall’esterno: dobbiamo far capire anche agli investitori esteri che siamo in grado di valorizzare sino in fondo le nostre le peculiarità – erga omnes e contratti unici per ogni settore – che hanno una serie di pregi.

I prossimi giorni quindi saranno cruciali per capire quello che accadrà. Ci vuole chiarezza delle regole – fondamentale per l’operatività delle imprese e per rilanciare l’intero sistema Paese – ma non solo: la competitività si gioca anche su altri tavoli, che vedono di fronte le aziende e la politica. Se le segreterie continueranno a non dare risposte sui temi e sui nodi messi in evidenza dal tessuto economico locale, c’è il rischio che perdere le imprese già presenti e di non essere appetibili per quelle nuove. Un pericolo che San Marino, sinceramente, non può permettersi di correre.

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