La fine della fase delle indagini sul “Conto Mazzini” rappresenta l’opportunità per fare piena luce sui fatti riguardanti la storia politica ed economica degli ultimi decenni attraverso un processo che vede, per la prima volta, coinvolti molti cittadini sammarinesi e non, politici, imprenditori, professionisti.
Nell’ipotesi dei magistrati inquirenti si tratta di un sistema che ha sicuramente coinvolto grande parte del Paese, con responsabilità diverse, diffuse nel tempo, che ha toccato vasti settori dell’apparato pubblico e dell’economia privata.
Il PSD, fin dalla sua recente nascita, si è battuto contro una situazione in cui i capisaldi dello sviluppo erano intrinsecamente forieri di storture e contraddizioni, ha quindi operato per il superamento dell’anonimato societario, del segreto bancario, per impedire la presenza di prestanome, per eliminare l’eccesso di discrezionalità del Congresso di Stato, sapendo che proprio questi elementi, impedendo la trasparenza, rappresentavano un’attrattiva internazionale velenosa.
Il PSD in questi anni ha lavorato per attivare gli anticorpi necessari ad arginare la degenerazione del sistema, rafforzando gli strumenti di controllo societario e finanziario, eliminando l’anonimato societario e introducento il reato di evasione fiscale (2013); tutto ciò ha consentito di riaprire un dialogo costruttivo e affidabile con gli altri Paesi, prima fra tutti la Repubblica Italiana.
Ora finalmente, dopo anni di buio, possiamo guardare al futuro con una prospettiva nuova perché non solo le leggi sono molto più restrittive, gli strumenti della magistratura potenziati e in grado di determinare colpevoli e innocenti, ma soprattutto perché la ragione di quelle storture è stata neutralizzata.
Il PSD, assieme chiaramente ad altre forze politiche ed alla cittadinanza, è stato protagonista dei cambiamenti verso la trasparenza e fin dalla prima legge sull’antiriciclaggio, ha dato il proprio sostegno collaborando sempre, sia da posizioni di governo che di opposizione.
Sul fronte della cooperazione internazionale essenziale è stato il progetto del PSD che 4 anni fa ha proposto l’adozione unilaterale dello scambio di informazioni, così come da protagonista il Psd ha determinato la scelta di far rientrare San Marino tra gli Stati “early adopters” per lo scambio automatico delle informazioni, decisione che ha consentito non solo l’ingresso nella white list cosidetta fiscale, ma proprio in questi giorni anche quello, ancor più importante, nella white list dei Paesi conformi sotto il profilo bancario e finanziario.
Siamo un Paese affidabile e l’Ocse lo ha certificato prima attribuendoci lo stato di realtà largamente conforme al pari dell’Italia, Germania, Stati Uniti, poi organizzando proprio a San Marino un corso di alto livello sullo scambio automatico delle informazioni.
Sembra siano trascorsi secoli da quando ci si trovava a combattere contro gli enormi problemi generati dalla black list italiana e dalle procedure di controllo rafforzato dell’Ocse: oggi il Paese è completamente rinnovato e le sue relazioni con l’estero sono completamente e perfettamente ripristinate.
Tra non molto inizierà il processo della giustizia ordinaria sul “Conto Mazzini”. Anche questa sarà l’occasione per una crescita collettiva capace di fare i conti col passato, facendo chiarezza fra le responsabilità politiche e i veri e propri reati, come deve avvenire del resto in un Paese civile dove prevale lo stato di diritto.
Nel caso contrario il rischio sarebbe quello del fallimento della politica e degli strumenti della democrazia costituzionale e ciò potrebbe significare l’inizio di una epoca buia di pericoloso giustizialismo. In questa fase quindi i principi generali del diritto e le garanzie di tutela delle persone devono essere attivate ai massimi livelli, in particolare quelle che prevedono l’attribuzione di colpevolezza solo dopo avere espletato tutti i gradi di giudizio fino alla definitività del pronunciamento.
Tra i rinviati a giudizio ci sono i Consiglieri del Psd, Macina e Felici che da sempre hanno rappresentato il Partito, anche ai massimi livelli istituzionali. Nonostante i capi di imputazione che li riguardano siano marginali rispetto all’ampiezza del procedimento giudiziario, proprio questa mattina hanno, con la dignità che li contraddistingue, presentato alla Reggenza le dimissioni dal Consiglio Grande e Generale.
I compagni del Psd sanno quale e quanta sia la sofferenza che si manifesta in questa occasione e ringraziano Stefano e Claudio per avere anteposto l’interesse del Partito a quello personale, come del resto hanno sempre fatto nelle occasioni difficili.
Siamo di fronte a due compagni che hanno affrontato con onestà i loro impegni trovandosi oggi in situazione di difficoltà perché il sistema, grazie proprio alle decisioni assunte dal Psd, è cambiato, con livelli di attenzione alla trasparenza, che ai tempi che vengono analizzati non erano richiesti.
Siamo certi che Stefano e Claudio non abbiamo mai utilizzato per fini personali o per illecito condizionamento dell’elettorato contributi o finanziamenti ricevuti, e che tali somme mai hanno condizionato le decisioni politiche del Psd, che ha sempre deciso in piena autonomia la sua azione politica, in particolare dopo le elezioni del 2006, quando decise di formare un governo con Alleanza Popolare e Sinistra Unita per imprimere insieme a queste forze politiche una svolta alla realizzazione di riforme, di cui il Paese aveva assoluta necessità.
c.s.