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La “solidarietà familiare”: un provvedimento discutibile

da Redazione

I pensionati possono lavorare da giugno a settembre con un esborso di soli 100 euro mensili. Perché invece non dare la possibilità di un inserimento ai quasi 1.600 disoccupati?

 

di Alessandro Carli

 

Le rispettive leggi lo permettono, ma con grossi differenze. Se in Italia un pensionato può, anche dopo aver raggiunto l’età del vitalizio, continuare a lavorare rinunciando a una grossa parte dell’assegno, nella Repubblica di San Marino lo stesso ha decisamente molte meno penalizzazioni.

L’Italia, da questo punto di vista, è ferrea: per chi è in pensione con il sistema contributivo e intende lavorare ancora (la stima fatta da Roma è di oltre un milione e mezzo di persone), si trova davanti a due opzioni: se diventa pensionato prima di aver compiuto il sessantatreesimo anno di età perde l’intera pensione nel caso di attività come lavoratore dipendente, mentre perde il 50% dell’importo della pensione che eccede la “minima” Inps (pari 501,83 euro lordi annui nel 2014) in caso di lavoro autonomo; se ha già superato la soglia dei 63 anni, in ogni caso gli viene tagliata del 50% la parte della pensione che oltrepassa il trattamento minimo Inps.

Sul Titano la materia, che rientra nel Decreto Delegato numero 19 del 2015 che è stato ratificato nell’ultima seduta del Consiglio Grande e Generale dopo una lunga discussione (28 voti a favore e 20 contrari), prevede che i “tagli” alla pensione siano limitatissimi, quasi irrisori: 100 euro al mese.

L’articolo 7 del DD 19/2015 affronta per l’appunto la cosiddetta “solidarietà familiare”, che si configura quale supporto occasionale gratuito di familiari effettivamente residenti in territorio. Tra le figure che possono dare una mano, anche pensionati, quali – chiarisce il DD – il coniuge non legalmente separato, i familiari di primo grado in linea retta del titolare di impresa individuale che opera, come evidenzia la Legge 147/2014, “nei settori della ristorazione, dei bar e dell’ospitalità alberghiera, ma anche nel commercio turistico e nelle attività agricole e zootecniche di carattere stagionale”. La possibilità viene concessa anche a chi opera nel settore del commercio o dell’artigianato di servizio o produzione con sede e relazione diretta con il pubblico e ai liberi professionisti iscritti all’Albo Professionale. E’ ancora la Legge numero 147 del 2014 a fare chiarezza sul periodo di “aiuti”: giugno, luglio, agosto e settembre. Insomma, il clou della stagione e dei flussi turistici. L’impegno dei “pensionati” ben definito sempre nella 147/2014: “Ogni lavoratore assunto per svolgere prestazioni di lavoro occasionale e accessorio (…) non potrà essere impiegato a tale titolo per più di tre giorni alla settimana con un massimo di settanta giornate all’anno presso lo stesso datore di lavoro”.

Per “assumere” il pensionato parete, il datore di lavoro è esclusivamente tenuto a comunicare preventivamente, all’Ufficio del Lavoro e all’Ufficio Contributi, l’inizio e la fine periodo. Il titolare di licenza individuale e il libero professionista che utilizzano il supporto occasionale gratuito di familiari pensionati, deve corrispondere mensilmente un contributo di solidarietà forfettario di soli 100 euro, “da rivalutare annualmente sulla base della variazione media annuale dell’indice del costo della vita, che deve essere versato sulla Cassa Ammortizzatori Sociali”.

La filosofia del provvedimento può essere anche nobile e parzialmente condivisa, ma ugualmente non ci risparmia dal fare qualche riflessione.

In un periodo in cui la disoccupazione nella Repubblica di San Marino è ancora molto alta (nell’anteprima del bollettino dell’Ufficio Informatica, Tecnologia, Dati e Statistica, che racchiude i dati al 28 febbraio 2015, i disoccupati registrati sono 1.594) e il Fondo pensioni non gode di ottima salute, le indicazione che dà il Decreto Delegato numero 19 del 2015 ci sembrano perlomeno “discutibili”, se non addirittura scollate dalle reali problematiche che sta attraversando il Paese. Con un obolo di 400 euro totali (ipotizzando l’impiego del pensionato per i quattro mesi estivi), il datore di lavoro si assicura un “dipendente-pensionato” quasi full time. Sarebbe più opportuno allinearsi all’Italia, o perlomeno limitare gli orari settimanali, cercando così di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro alle persone che lo hanno perduto, e che sono in attesa di una nuova occupazione.

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