Un progetto innovativo definito come caso studio, riproponibile per gli altri mulini sammarinesi, ma anche per altri manufatti ancora presenti in territorio, che devono essere valorizzati perché funzionali alle nuove imprese agrorurali, votate appunto a fornire più servizi, come il ricettivo nel caso degli agriturismi, e soprattutto per mantenere la presenza storico testimoniale delle architetture rurali, che andrebbero irrimediabilmente perse.
di Cristina Righi
Anche sul nostro territorio esistono manufatti dall’alto valore storico testimoniale di una cultura rurale che oggi può rappresentare un asset economico formidabile, se opportunamente valorizzata. Tutti gli operatori nel mondo agricolo e rurale, che dispongono di strutture e impianti di interesse e valore storico – culturale, grazie alle norme vigenti hanno già oggi la possibilità di intervenire con operazioni di recupero, spesso però fini a se stesse o a scopi poco attinenti alla redditività dell’agricoltura. Oggi, quindi, il passaggio culturale necessario è quello di far diventare questi interventi delle opportunità (nuovi servizi) e non degli ostacoli all’impresa agricola, come spesso sono stati visti e purtroppo sono visti ancora. In Italia, ad esempio, nel codice civile è stata introdotta un’estensione alla norma per riconoscere le imprese agricole come fornitrici di beni e servizi. E così anche in Europa, in funzione dell’accesso ai fondi strutturali messi a disposizione dall’Unione Europea proprio a quelle imprese che fanno innovazione, anche e soprattutto in agricoltura. Proprio nel suo percorso di avvicinamento all’Unione Europea, anche la Repubblica di San Marino deve programmare e pianificare questa nuova visione delle aziende agricole, che possono essere protagoniste del recupero storico di diversi manufatti a testimonianza della cultura di questo straordinario territorio, aprendosi a dinamiche innovative come è sicuramente l’integrazione con il turismo.
Un’integrazione oggi possibile sul nostro territorio, come è stato recentemente confermato durante la presentazione del volume dedicato a Domagnano della collana “Storia dei Castelli della Repubblica di San Marino” a cura dell’Ente Cassa di Faetano, in cui vengono archiviate diverse testimonianze di manufatti e strutture del mondo rurale sammarinese.
Un caso di studio sono gli antichi mulini, su cui anche la nostra azienda agricola ha progettato un recupero architettonico e culturale che si integri a nuovi percorsi nel sistema di sviluppo agrorurale, che spaziano dalla produzione tradizionale al turismo, fino alla didattica dedicata a scuole e corsi di formazione.
Un progetto innovativo definito come caso studio, riproponibile per gli altri mulini sammarinesi, ma anche per altri manufatti ancora presenti in territorio, che devono essere valorizzati perché funzionali alle nuove imprese agrorurali, votate appunto a fornire più servizi, come il ricettivo nel caso degli agriturismi, e soprattutto per mantenere la presenza storico testimoniale delle architetture rurali, che andrebbero irrimediabilmente perse. Quello che si sta concretizzando all’orizzonte, e San Marino deve intercettare questa opportunità, è un nuovo modello di sviluppo del territorio, dove la priorità è data al recupero del patrimonio storico e architettonico rurale esistente e non alla nuova edificazione; un modello che vede coinvolti sia gli imprenditori che le istituzioni, in questo caso l’Ufficio Agrario, che sta già accompagnando le aziende verso questa innovativa integrazione tra agricoltura, cultura e turismo. Più settori – e servizi – abbinati quindi al sistema agrorurale.