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Forme d’arte in formato “Lilliput”

da Redazione

Il giro del mondo (o quasi) attraverso i francobolli, a volte preziosissimi oggetti: il Penny Black, il “caso” (soprattutto politico) del “Gronchi rosa”, e il “5 c. su 10 c.” di San Marino, che vale sino a 48 mila euro.

 

Prima dell’arrivo degli SMS e degli MMS, venivano utilizzati con una certa frequenza, specie per la spedizione di qualche cartolina o qualche lettera scritta a mano. Oggi che tutto è diventato molto, forse troppo digitale, forse meno, anche se i francobolli – perché è di loro che parliamo – hanno comunque una storia e soprattutto un valore, perlomeno per certi pezzi “rari”. Forme d’arte miniaturizzate (in parte è anche questa la loro bellezza), oggetti da collezione, curiosità per gli occhi (quante volte è capitato di avere per le mani un piccolo mosaico dentellato con un’immagine desueta, celebrativa, colorata?), forme di “beni rifugio” in grado di mantenere, se non addirittura aumentare, il proprio valore nel tempo.

Se in Italia il pezzo più celebre è il “Gronchi rosa”, nel mondo ci sono opere d’arte in formato bonsai che hanno una storia, una fama e un valore a molto zeri. Il francobollo più famoso del mondo, anche se non il più raro, è probabilmente il Penny Black. L’idea di un francobollo adesivo per attestare il pagamento anticipato della posta faceva parte della proposta di riforma del sistema postale britannico presentata da Sir Rowland Hill nel 1837. Egli ricevette un contratto per applicare il nuovo sistema e nel 1840 lanciò il servizio. Un funzionario del Tesoro propose di utilizzare un’effigie della regina Vittoria, che fu incisa da C. e F. Heath su un bozzetto di H. Cole, a sua volta basato sulla testa realizzata da W. Wyon per il conio di una medaglia commemorativa. Ancora oggi i francobolli britannici riportano il profilo del monarca regnante e sono gli unici francobolli nazionali privi del nome del paese emittente. Il francobollo aveva il valore facciale di un penny, ad indicare l’importo del pagamento anticipato per la spedizione della lettera su cui veniva affrancato; era di colore nero e fu stampato presso la tipografia Perkins, Bacon & Co. Fu emesso il primo maggio 1840 per essere impiegato dal successivo giorno 6, ma in alcune città del regno i primi francobolli vennero utilizzati, ufficiosamente, fin dal 2 di maggio. Il Penny Black fu impiegato per poco più di un anno, poiché gli annulli ad inchiostro rosso sullo sfondo nero erano difficili da vedere ed era anche facile rimuoverli dal francobollo. Nel 1841 fu emesso il Penny Red, che veniva annullato con timbri ad inchiostro nero.

Molti francobolli devono la loro notorietà, e il loro valore, al fatto si essere “sbagliati”. Un esempio italiano è il “Gronchi Rosa”: emesso nel 1961 in occasione dl viaggio del Presidente della Repubblica Gronchi in sud America. Era rosa, valeva 201 lire e faceva parte di una serie di tre dedicati ai vari stati visitati. Quello dedicato al Perù era appunto rosa, ma i confini erano sbagliati. Appena se ne accorse l’ambasciatore peruviano protestò immediatamente e il Ministero sospese la distribuzione, ma solo dopo la vendita di 70.625 esemplari. Le poste italiane cercarono di eliminare i francobolli e fu ordinato di coprire quelli già spediti con una versione corretta di colore grigio, intercettando la corrispondenza, ma alcuni esemplari sfuggirono. Le Poste parlarono nel 1966 ufficialmente di 79.625 esemplari venduti, altri dati ufficiali di 79.535 ma c’è chi pensa possano essere di più. La quotazione è molto variabile e si aggira sui 1.000 euro per un Gronchi rosa nuovo e gomma integra, mentre è molto più alta per i valori “viaggiati”, sino a 30.000 euro se hanno viaggiato sull’aereo di Gronchi nel suo viaggio verso l’America Latina.

Un altro francobollo con un errore è il Queen Victoria dell’isola Mauritius del 1847. L’incaricato della produzione dei primi due francobolli della colonia britannica stampò Post Office invece di Post Paid sui francobolli da 1 penny e 2 pence. Sembra che ora ne rimangano meno di 30. Nel 1993 fu venduto il francobollo da 1 p per più di 1 milione di dollari, mentre l’unica busta conosciuta affrancata con entrambi i francobolli fu venduta per 3.800.000 dollari.

Il “China-Japan Gold Traders” invece è il primo francobollo privato del mondo e fu usato dai commercianti d’oro di Cina e Giappone nel 1847. Questo francobollo è stato scoperto nel gennaio 2010 ed è oggi considerato come uno dei più preziosi e rari del mondo. Ne furono stampati 15 dai commercianti per l’affrancatura dei trasporti dell’oro tra Cina e Giappone. Cinque furono utilizzati dai commercianti e dieci risultano ancora inutilizzati.

Il suo valore può superare il milione e mezzo di dollari.

Tra i francobolli più ricercati dell’Italia gli esperti ne ricordano tre. Il primo è l’ottanta centesimi bistro del governo provvisorio degli Stati Parmensi, che usato supera i 350 mila euro. L’unico conosciuto su busta porta l’annullo del 17 dicembre 1859. Gli altri due nacquero l’anno dopo: il Tre lire giallo ocra di Toscana (su busta se ne conoscono solo due, dall’altissimo valore: il “3 Lire Faruk” e il “Rothschild”) e il “mezzo tornese azzurro” denominato “Trinacria”, che risale al periodo della Dittatura del Regno di Napoli. Il valore del nuovo è di 150.000 euro.

Emesso il 16 giugno 1892, il “5 c. su 10 c.” con stemma in cornice ovale è il francobollo più costoso di San Marino. Disegnato da Enrico Repettati, la serie nuova integra ha un valore di 48 mila euro, che scende a oltre 35 mila euro per la serie nuova linguellata.

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