Home FixingFixing IAM srl: involucri, ecco quali poter riciclare e quali invece no

IAM srl: involucri, ecco quali poter riciclare e quali invece no

da Redazione

Un altro imballaggio che capita di avere sempre più spesso tra le mani è quello che “abbraccia” i piccoli smartphone o i tablet: un foglio di plastica leggera, lievemente “gonfio”.

 

di Mattia Marinelli

 

Come avete letto nella rubrica dello scorso mese, i RAEE sono sempre più presenti nelle nostre viste, sia negli ambienti familiari che in quelli lavorativi: elettrodomestici, computer, telefonini cellulari, forni a microonde, frigoriferi, eccetera. Tutti oggetti che, quando li andiamo ad acquistare, sono avvolti e ben chiusi negli appositi imballaggi.

Esistono differenti tipologie di “involucri”, a seconda degli oggetti che vengono custoditi. I principali sono la carta e il cartone, ma anche la plastica, il comune cellophane. Tutti e tre – sotto il profilo della gestione dei rifiuti – sono totalmente recuperabili.

Una parentesi particolare la merita invece il polistirolo, anch’esso presente in grandi quantità negli imballaggi. Come per la carta, il cartone e la plastica, parliamo sempre di materiale recuperabile, anche se presenta, lo ammetto, alcune “difficoltà”, facilmente superabili: è certamente leggero ma spesso alquanto ingombrante e non sempre è di facile trasporto verso i centri di recupero o negli appositi cassonetti (va conferito in quello della plastica). Con una certa frequenza, forse per comodità, viene portato negli inceneritori, con un conseguente innalzamento dei costi di gestione dello smaltimento. Il mio consiglio quindi è quello di fare un piccolo sforzo e di portarlo al riciclo: ve ne sarà grata la natura e anche il portafoglio.

Un altro imballaggio che capita di avere sempre più spesso tra le mani è quello che “abbraccia” i piccoli smartphone o i tablet: un foglio di plastica leggera, lievemente “gonfio”. In questo caso occorre fare un po’ di attenzione. Nessun pericolo, sia chiaro, però parliamo di un rifiuto fatto con materiali riciclati, e che quindi – anche se non è catalogato come “pericoloso” – non è più recuperabile.

Ovviamente esistono tante altre tipologia di involucri, come ad esempio il legno (in questo caso mi riferisco ai bancali che trasportano i libri ma non solo) e i metalli (i più comuni sono il ferro e alluminio). Nessun problema nemmeno per loro: sono tutti recuperabili al 100%. Mi soffermo invece sugli imballaggi compositi. Non deve spaventare il nome: in realtà sono una tipologia di rifiuti che vediamo quasi ogni giorno. Mi riferisco, per praticità, alle buste che vengono impiegate per confezionare il prosciutto: nella parte esterna sono di plastica mentre all’interno sono fatte di alluminio. In questo caso siamo di fronte a rifiuti non pericolosi ma comunque non recuperabili.

I rifiuti costituiti da imballaggi sporchi di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze invece devono essere sempre classificati come pericolosi. Uno scatolone di cartone che è stato a contatto con qualche materiale “pericoloso” diventa “pericoloso” anche lui. Poiché ad occhio nudo è alquanto difficile riuscire a effettuare una classificazione precisa, suggerisco di far effettuare un’analisi chimica dai centri preposti e attrezzati: solo in questo modo si può capire la tipologia di rifiuto che si ha tra le mani.

Nella prossima rubrica, il primo venerdì di giugno, approfondiremo i liquidi contenuti negli imballaggi: detergenti, pesticidi e detersivi.

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