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Il lavoro occasionale “inciampa” sull’art. 7

da Redazione

Consiglio, discussione in aula sulla cosiddetta “solidarietà familiare”. Iro Belluzzi sulla riforma Ichino: “Pronta entro la fine dell’anno”.

 

di Alessandro Carli

 

Com’era facile immaginare, in Consiglio Grande e Generale la ratifica del Decreto delegato sulle prestazioni di lavoro occasionale e accessorio (DD 19/2015) è stato oggetto di molteplici interventi, specie sull’articolo 7, che tratta la cosiddetta “solidarietà familiare” e che circa due mesi fa aveva attirato la nostra attenzione. La “solidarietà” altro non è che il supporto occasionale gratuito di familiari effettivamente residenti in territorio, anche pensionati, del titolare di impresa individuale “che opera nel settore del commercio o dell’artigianato di servizio o produzione con sede e relazione diretta con il pubblico”. Secondo il DD, il datore di lavoro è esclusivamente tenuto a comunicare preventivamente, all’Ufficio del Lavoro e all’Ufficio Contributi, l’inizio e la fine periodo. Il titolare di licenza individuale e il libero professionista che utilizzano il supporto occasionale gratuito di familiari pensionati deve corrispondere mensilmente un contributo di solidarietà forfettario, pari a 100 euro, da rivalutare annualmente sulla base della variazione media annuale dell’indice del costo della vita, che deve essere versato sulla Cassa Ammortizzatori Sociali entro il mese successivo a quello di riferimento. In estrema sintesi, si dà la possibilità ai genitori (del titolare) di poter lavorare mantenendo comunque la pensione intatta e versando un’obolo mensile di 100 euro. Come detto, sull’articolo 7, che in estrema sintesi introduce la possibilità di impegnare nelle piccole attività del commercio, dell’artigianato, di produzione con relazione diretta con il pubblico, parenti stretti a titolo gratuito, si sono susseguite le riflessioni dei consiglieri.

Cittadinanza attiva ha chiesto il ritiro proprio di questo articolo con cui “non parliamo di dare una mano nell’attività”, motiva Andrea Zafferani, Civico 10. “Parliamo invece di lavoro continuato, organizzato, senza limiti di orario, senza tasse e senza contributi, quindi senza copertura in caso di malattia o infortunio”. Rete propone invece la sospensione dell’intero decreto: “Contestiamo questa formulazione – manda a dire Roberto Ciavatta- non il principio di solidarietà familiare”. Federico Pedini Amati, ind. punta il dito contro la mancanza di concertazione, mentre Nicola Selva, Upr, lamenta l’assenza di un limite previsto all’aiuto dei parenti nelle attività. Paride Andreoli, Ps, chiede “una serie di modifiche per calmierare gli effetti del dispositivo e per migliorare l’articolo”. Anche dalla maggioranza, in particolare dal Psd, si sono alzate voci non convinte: l’articolo 7 per Guerrino Zanotti, è “un intervento spot” non sufficiente a risolvere una “materia molto complessa”, Marino Riccardi si dichiara persino pronto a votare contro il decreto “se non si modifica l’articolo 7”.

Il segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi, in replica, ha respinto le richieste di sospendere l’esame del decreto o ritirare l’articolo 7, ma si farà carico dell’impegno di riprendere la materia, con il confronto anche con categorie e parti sociali, all’interno della legge sul mercato del lavoro. Sulla Riforma di quest’ultima Belluzzi ha detto che sarà pronta “entro l’anno. Nuova occupazione però non si crea con le leggi, ma si crea con nuova economia e con scelte per il sistema economico. Solo così potremo dare risposta a chi cerca lavoro”.

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