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Compendio di grammatica artistica del XX secolo

da Redazione

Inaugura il 30 aprile “Scenari del ‘900”, la mostra che vede vicini lo Stato e Banca CIS. Grande collezione a San Marino: Carrà, Gentilini, Vedova, Haring, Modigliani, Boetti.

 

di Alessandro Carli

 

Il primo, personale incontro con l’arte sublime di Alighiero Boetti è avvenuto ai tempi dell’Università grazie a una compagna di corso, toscana ma appassionata della creatività del piemontese. Mi stupì la forza unica del suo saper giocare con le parole, di mescolarle, colorarle, renderle materiche (sono di stoffa) e libere. Rivederlo nel percorso “Scenari del ‘900”, l’iniziativa promossa dalle Segreterie di Stato Turismo e Cultura e Istituti Culturali in collaborazione con Banca CIS e Scudo Investimenti SG, Finanziaria di Banca CIS e che sarà ospitata dal 30 aprile al 31 luglio negli spazi della Pinacoteca San Francesco e del Museo di Stato – è stato un ritorno agli anni di Urbino, ma con qualche anno in più. Immutato però è lo stupore peri suoi arazzi di diverso formato in cui sono inserite, suddivise in griglie, frasi e motti inventati dall’artista (per esempio, “Il progressivo svanire della consuetudine”, “Dall’oggi al domani”, “Creare e ricreare”, “Non parto non resto”, eccetera; in esposizione ci sarà “Una parola al vento”). Geniale è la ratio del suo lavoro, che mette in discussione il ruolo tradizionale dell’artista, interrogando i concetti di serialità, ripetitività e paternità dell’opera d’arte.

Boetti è uno dei tanti artisti che daranno corpo alla mostra, che si racconta attraverso 80 opere di proprietà dello Stato e di Scudo Investimenti SG, Finanziaria di Banca CIS: assieme a lui, in un percorso formato da cinque tappe (“Tra segno e materia”, “Geometrie dello spazio”, “Iconografie, “Tra mito e ricerca della forma e “Tra natura e paesaggio”), anche Carrà, Rosai, Campigli, Modigliani, Fontana, Gentilini, Baj, Schifano, Mondino, Vedova, Rotella, Castellani, Perilli, Accardi, Pizzi Cannella e Keith Haring.

I dipinti di Carlo Carrà – e l’opera “Forte dei Marmi” ne dà piena testimonianza – sono caratterizzati da tratti essenziali con prevalenza di vuoti, che danno vita ad un’atmosfera sospesa e senza tempo, creando un universo pittorico personalissimo dove l’ispirazione viene dalla natura, ma è nutrita dalla malinconia, dalla solitudine e dalla memoria.

Con Carla Accardi (“Pianeta”), come scrive in maniera egregia Carlo Alberto Bucci, “ti immergi nella trama dei suoi segni che scappano da una tela all’altra, si tingono e si scolorano, come in una danza, e immagini da un momento all’altro di ritrovartela davanti: piccola, piegata dagli anni, ma pittrice ostinata, artista raffinata, donna felice del suo lavoro e continuamente all’opera”.

L’opera di Lucio Fontana che i visitatori potranno ammirare si intitola “Concetto spaziale”, e appartiene alla serie che lo ha reso celebre in tutto il mondo, quello dei “Tagli”. Si qualificano con questo nome le opere pittoriche che presentano uno o più tagli, netti e regolari, operati con l’intento di oltrepassare la superficie della tela di supporto. I primi quadri di questa categoria hanno la superficie ricoperta quasi sempre da aniline, successivamente invece la maggioranza di queste opere verrà caratterizzata dall’uso di idropittura. I “Tagli” all’inizio si presentano in fitte sequenze, poi tendono a ridursi a pochi o a essere addirittura unici e netti, dove una garza nera ne chiude sul retro la luce. Anche in questa serie, si ritrova il titolo “Concetto spaziale” e “Attesa” che può variare al singolare o al plurale in base alla quantità di tagli realizzati dall’autore.

Di Amedeo Modigliani, al quale il musicista Vinicio Capossela ha dedicato anche un album (“Modì”), parlano i suoi ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati e colli affusolati.

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