Inaugura a fine aprile la mostra che ripercorre il “secolo frammentato”: l’iniziativa, che vede vicini il pubblico (le segreterie di Stato alla cultura e al turismo) e Scudo Investimenti SG, società di gestione del risparmio di Banca CIS, verrà strutturata in 5 sezioni. In esposizione anche Fontana.
di Alessandro Carli
Il secolo spezzato, il secolo delle masse, il secolo breve. Il Novecento è tutto questo, ma anche di più: 100 anni di straordinarie rivoluzioni, spesso frantumate (è il secolo dell’uomo e della relatività, del recupero del passato, della mitologia classica rivista in chiave moderna), anche e soprattutto in campo artistico. “Scenari del ‘900” – la mostra realizzata da Banca CIS e Scudo Investimenti SG (società di gestione del risparmio di Banca CIS) in collaborazione con le Segreterie di Stato Turismo e Cultura e Istituti Culturali e che sarà ospitata dal 30 aprile al 31 luglio negli spazi della Pinacoteca San Francesco e del Museo di Stato – è, come sostiene Krzysztof Pomian, “un mondo dentro il mondo” che persegue un solo scopo: offrirsi allo sguardo. Un viaggio intenso, che racconterà – attraverso circa 80 opere – le diversità poetiche e stilistiche del Ventesimo secolo: in esposizioni opere di Carrà, Rosai, Campigli, Modigliani, Fontana, Gentilini, Baj, Schifano, Mondino, Boetti, Vedova, Rotella, Castellani, Perilli, Accardi, Pizzi Cannella, Keith Haring, ed altri. “Una collezione che nutre l’ambizione di trasformarsi in una Galleria d’Arte moderna – racconta la curatrice Beatrice Buscaroli – inevitabilmente si presenta come tentativo di aggregare e di ordinare finalità e inclinazioni del gusto che si rivolgono al futuro: allo sguardo delle generazioni che verranno. La mostra riunisce due raccolte del Novecento italiano, molto diverse tra di loro. Quella dello Stato è una collezione stratificata, costruita attraverso donazioni di artisti e di acquisti. Quella della società Scudo Investimenti è stata creata seguendo i criteri della diversificazione degli investimenti”. Cinque le sezioni che scandiscono il viaggio: “Tra segno e materia”, “Geometrie dello spazio”, “Iconografie, “Tra mito e ricerca della forma e “Tra natura e paesaggio”.
Gruppi che, conferma la curatrice, “consentono tanto la comprensione quanto una sorta di ‘ideale’ progetto di galleria. Le sezioni tracciano la storia del Novecento attraverso i suoi principali interpreti”. Nella mostra trovano spazio anche un’opera giovanile di Valerio Berutti e le quattro visioni aeree del Monte Titano di Uberto Bonetti, esponente dell’aeropittura futurista, famoso in tutto il mondo per le sue aeroviste di città italiane eseguite negli anni 30.
LA VOCE DEI PROMOTORI
Una mostra di spessore, che racconta, attraverso la poetica di diversi artisti, il Novecento. “Novecento inoltrato direi – racconta il segretario alla cultura Giuseppe Maria Morganti -, ma cogliendo un significato imperante: cambiare. Questo è stato infatti l’imperativo dell’arte italiana conclusa l’era del futurismo. Emergono così i quadri di Carrà, Rosai legati alla tradizione pittorica capace però di esplorare nuove tendenze, fino a toccare il lavoro dei grandi artisti che a metà del secolo inventeranno vere e proprie scuole. Modigliani, Fontana fra questi. Fino ad arrivare al Gruppo degli Otto con Emilio Vedova, artista strettamente legato alla Repubblica di San Marino che nel 1981, sotto lo sguardo attento di critici d’arte del calibro di Carlo Giulio Argan, segnò l’epoca con le sue ‘Compresenze 1946-1981’ lasciando sul territorio importanti opere fra cui quella posseduta dallo Stato”.
“Scenari del ‘900” vede la sinergia tra pubblico e privato. Un’iniziativa replicabile anche in futuro?
“Il panorama è ricco di mostre sul novecento italiano, ma questa sammarinese, mettendo insieme due patrimoni, uno pubblico e l’altro privato, quasi inesplorati e in molti casi inediti, rappresenta sicuramente un tassello per la conoscenza dell’espressione pittorica che sta conquistando il cuore di tantissimi collezionisti dopo aver conquistato quello dei musei più importanti del Mondo. Se questa è sinergia, ben venga”.
Qual è la forza di questo racconto?
“Non nascondo la preoccupazione iniziale di impegnare lo Stato nella valorizzazione di opere provenienti da patrimoni privati. Il rischio poteva essere quello di ‘mettere in mostra’ e di non generare un progetto culturale. La nostra richiesta in tal senso è stata affrontata con competenza dall’organizzazione e in particolare da Gabriele Geminiani e dalla curatrice Beatrice Buscaroli. Unendo ai quadri della Scudo Investimenti quelli del Patrimonio dello Stato, con circa 70 opere, l’obiettivo è stato raggiunto. Verrà rappresentato quel magnifico progetto che superate le barriere della forma ha reinventato l’arte”.
Per il segretario al turismo Teodoro Lonfernini “è un onore ospitare in Repubblica la mostra ‘Scenari del 900’ organizzata con la collaborazione della Banca CIS. La Segreteria di Stato per il Turismo crede fortemente nell’organizzazione di mostre di tale livello e nel potenziamento delle attività in ambito artistico-culturale nella consapevolezza che proprio attraverso i circuiti dell’arte è possibile garantire al Paese formule in grado di innalzarne il livello qualitativo e in grado di esportarne la grande tradizione di antica terra della libertà”.
Il direttore del dipartimento Istituti Culturali Paolo Rondelli si sofferma sulla sinergia tra pubblico e privato: “Ritengo molto importante che si cominci una sinergia profonda fra istituzioni pubbliche e collezioni private, per valorizzare quanto San Marino come sistema può produrre in termini culturali e di offerta di iniziative valide anche in termini di proposta volta al turismo non solo di transito. In questo contesto la scelta del periodo artistico è venuta naturale collegata alla disponibilità della collezione del Fondo Scudo e della collezione di arte moderna e contemporanea dello Stato, poco conosciuta ai più che così comincia ad uscire dai magazzini o dalle sedi istituzionali per proporsi a cittadini e forensi”.
Culturalmente, quali corde tocca l’iniziativa?
“Il valore culturale della mostra sta proprio nel proporre un secolo di pittura di grande evoluzione e anche di rottura con gli schemi consolidati, riportando a San Marino periodi artistici già declinati con le grandi biennali d’arte del passato nonché il riportare alla luce capolavori raramente esibiti”.
Daniele Guidi, direttore generale di Banca CIS, parte dal ‘weekend arte’ dello scorso novembre per approdare al presente.
Cosa significa per la vostra banca rendere pubbliche e quindi fruibili ai visitatori le opere?
“E’ semplicemente l’idea che questo patrimonio potesse essere condiviso con la nostra comunità e che potesse addirittura creare attrattiva e valore economico per il territorio”.
“Scenari del ‘900” viene realizzata in sinergia con lo Stato. Un modus operandi che, specie all’estero, funziona. Crede sia una strada replicabile in futuro?
“Dietro ‘Scenari del ‘900’ c’è esattamente una delle possibili forme di collaborazione fra privati e istituzioni con lo scopo di raccogliere risorse, e in questo caso non solo economiche, per iniziative di alto profilo culturale che possano rappresentare un motore per la crescita del Paese”.
Come mai avete puntato sull’arte?
“Siamo stati abituati negli anni a vedere nell’arte e nella cultura in generale una sorta di investimento in perdita, una cenerentola nella ripartizione dei bilanci e dei budget a disposizione delle amministrazioni di vario ordine e tipo. L’arte è il nostro passato e il nostro presente, è qualcosa che abbiamo nel Dna e che ci contraddistingue da tutto il resto del mondo. Dobbiamo renderci solo conto che sul senso del bello che è innato in ciascuno di noi e sulla capacità di produrlo o di valorizzarlo possiamo creare un circolo virtuoso che porti alla crescita economica di San Marino. Fare in modo, cioè, che l’arte divenga anche il nostro futuro”.
Con Arnaldo Antonini, Direttore Generale di Scudo Investimenti, parliamo del rapporto tra arte e investimenti: “Si tratta senza dubbio di un’interessante opportunità per chi vuole diversificare l’investimento del proprio patrimonio. All’estero è una pratica già consolidata. Personalmente ritengo che gli investimenti nelle diverse forme d’arte – quadri, fotografie, sculture – oltre all’indubbio valore estetico, posseggono in nuce una serie di caratteristiche importanti, come ad esempio la bassa volatilità dei prezzi, una stimolante normativa fiscale e rendimenti interessanti con orizzonti temporali di medio/lungo periodo, decorellati dai classici investimenti. Voglio sottolineare anche che, a differenza di altri beni (vedasi gli immobili) se si è proprietari di un capolavoro, nulla è dovuto. Ma non è tutto. Se un privato vende un’opera d’arte, ricavandone una plusvalenza anche notevole, non è soggetto ad alcuna imposta. A meno che l’attività di compravendita non sia talmente abituale da configurarsi la riconducibilità dell’operazione tra i cd. ‘redditi diversi'”.
L’arte può essere l’unica forma di investimento?
“Credo sia opportuno pensare sempre a una diversificazione: investire in un unico settore può celare qualche rischio. Un’eccessiva concentrazione aumenta senza dubbio la quota del rischio. L’investimento in arte – o meglio: nelle arti – va accompagnato ad altre forme di impiego. In questo modo la volatilità del portafoglio è più controllata e quindi meno esposta”.
Crede sia un investimento con basi solide?
“Se portato avanti in maniera professionale, l’investimento in arte è in grado di offrire rendite piuttosto interessanti, anche più elevati rispetto al più conosciuto investimento in azioni”.
L’ultima commento a Gabriele Geminiani dell’ufficio marketing e comunicazione di Banca CIS, che sta coordinando l’iniziativa in tutti i suoi reparti: “Partecipare a questo progetto è come vivere in un vero e proprio cantiere culturale, dove ogni giorno si dialoga e si interagisce con professionisti del mondo dell’arte di grande prestigio e professionalità. Come la curatrice Beatrice Buscaroli, Cesare Bernardi di Anonima Talenti, agenzia specializzata nella produzione e allestimento di mostre attiva in tutta Italia, e esperti e art advisor come Pier Luigi Salvatore e Jacopo Antolini. Senza parlare poi della ‘frequentazione’, a monitor ma anche dal vivo, delle opere presenti nelle due collezioni. Sicuramente non è stato facile, specie per le molteplici ed eterogenee figure coinvolte nell’iniziativa: bisogna sempre muoversi nel rispetto della visione e delle aspettative di ognuna di loro, cercando di confrontarsi e di condividere passo passo qualsiasi cosa con tutti. Alla fine penso però ne valga la pena – e il binomio pubblico e privato, voluto dalla direzione di Banca CIS, oltre a essere stato una scelta progettuale vincente, si sta rivelando estremamente funzionale anche a livello operativo”.