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I musei, i numeri e l’economia

da Redazione

In tempi di crisi, l’arte è ancora una grande calamita capace di attirare ovunque milioni di appassionati. I flussi del MOMA, della Tate e del British, la spesa pro-capite per ogni visitatore e la crescita dell’Italia.

 

Ogni anno 330 milioni di persone viaggiano nel mondo per visitare un luogo d’arte o per partecipare a un evento culturale.

In base ai dati elaborati da The art newspaper abbastanza recenti da essere ancora “aggiornati” (2013), il solo Louvre di Parigi (ingresso rigorosamente a pagamento) ha richiamato oltre 9 milioni di visitatori in un solo anno.

Per il British, la National Gallery (che da agosto parlerà un po’ italiano in quanto verrà diretta da Gabriele Finaldi) e la Tate Modern di Londra (non si paga l’ingresso, a parte la Tate, che per alcune sezioni richiede un ticket) le presenze sono state tutte superiori ai 5 milioni.

Al di là delle “entrate” provenienti dall’eventuale biglietto di entrata, la vera economia che genera l’arte si lega, perlomeno in grande parte, ai book shop e ai centri di ristoro.

In Italia i visitatori degli Uffizi (a pagamento) spendono in media a testa, tra bar, libri, poster e penne, 3,80 euro. Importi più rilevanti per la Tate di Londra (circa 7 euro) e per il Metropolitan di New York, circa 14 euro. Insomma, più devi pagare per il biglietto e meno ne spendi per i vari gadget.

Come hanno scritto Filippo Cavazzoni e Luca Nannipieri ne “Il giornale”, la National Gallery è caratterizzata “per avere una buona gestione dei ‘servizi aggiuntivi’. Questi sono infatti gestiti da una società ad hoc, che si occupa di tutti gli aspetti commerciali legati al museo: i punti vendita interni alla National Gallery, i bar, il ristorante, il bookshop e i diritti connessi alla riproduzione delle opere presenti”.

Sull’importanza del merchandising, il Metropolitan di NY fa scuola.

Sin dalla sua fondazione difatti, risalente al 1870, il MOMA ha sviluppato attività editoriale e di “merchandising”: nello statuto è chiaro l’intento di “promuovere e sviluppare lo studio delle belle arti (…) impartendo a tal fine la necessaria istruzione popolare”. Nel 1871 gli amministratori del museo proposero che venissero riprodotte per la vendita le opere degli antichi maestri presenti in collezione. Furono prodotte 10 incisioni all’acquaforte, raccolte in cartelle, e furono offerte ai sottoscrittori del museo per 25 dollari. Successivamente nel 1874 ingaggiarono un professionista fotografo e fecero fotografare le raccolte. Duplice era la valenza: costituirono il nucleo iniziale del catalogo delle raccolte; e i duplicati furono riservati alla vendita per il pubblico, differenziandone anche le dimensioni. Attualmente il Metropolitan ha un vasto programma di merchandising e pubblicazioni che permette di ottenere un buon introito utile per le attività del museo. Il successo delle attività commerciali del museo dipende dal costante impegno a mantenere alta la qualità e di mantenere anche l’obiettivo iniziale: “Incoraggiare e sviluppare lo studio delle belle arti nonché l’applicazione delle arti alle attività produttive e alla vita pratica, impartendo a tal fine la necessaria istruzione popolare”.

La crisi nonostante, il binomio tra arte ed economia è quasi ombelicale.

Anche in Italia. In particolare, nel 2014 i visitatori dei circa 420 musei statali italiani sono stati 40.287.939, con un incremento di 2.355.687 rispetto al 2013.

Crescono, grazie all’introduzione di nuovi orari e tariffe, anche i visitatori gratuiti, grazie ad iniziative quali ad esempio #domenicalmuseo, che nell’anno appena trascorso sono stati 21.346.214 (+5% rispetto al 2013) con un aumento di 987.067 persone. Gli introiti totali per il 2014 sono 134.860.105 euro, ovvero 8.784.486 euro in più rispetto all’anno precedente.

Se i grandi musei italiani – per fama e per battage pubblicitario – hanno numeri da capogiro (il Colosseo ha superato nel 2014 i 6 milioni di persone, con un + 10% rispetto al 2013, trainando anche Pompei, gli Uffizi, la Pinacoteca di Brera, eccetera), si sono fatte spazio, con percentuali sempre a due cifre e sempre positive, altri luoghi che, sulla carta, sono meno celebri ai più: Arezzo (+200%), Modena (+1.000%), Portoferraio (il Museo Nazionale delle residenze napoleoniche ha registrato un +186%), Stra (per Villa Pisani +22%), Langhirano (+25% al Castello di Torrechiara), Cerveteri (+70% di entrate al Museo archeologico Cerite).

Dell’importanza dell’arte se n’è accorto anche il cinema, che da qualche anno propone una serie di “viaggi” all’interno dei musei più importanti di tutto il mondo.

La valorizzazione del patrimonio culturale e una nuova progettualità territoriale, legata all’innovazione e alla creatività, possono produrre, insieme a un rilevante valore sociale, anche una indubbia crescita economica.

Viene da sé che in un ventaglio di proposte di altissimo livello diventa strategico riuscire a individuare una linea, un settore su cui concentrarsi.

Una proposta, molto concreta, partirà a fine mese, e vedrà vicini Banca CIS e lo Stato di San Marino.

La mostra si intitola “Scenari del ‘900”.

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