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Editoriale: C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico

da Redazione

E’ finita la verifica: per la prima volta i partiti usano toni più decisi verso il malgoverno. Forse – ma diciamo anche “finalmente” – non si poteva fare altro…

 

E’ finita la verifica: per la prima volta i partiti usano toni più decisi verso il malgoverno. Forse – ma diciamo anche “finalmente” – non si poteva fare altro…

La politica rimarca di aver sbagliato e adesso promette di essere molto più trasparente, sottolineando la necessità di un maggiore coordinamento nell’azione di governo: un impegno che ANIS ha sostenuto con decisione anche nell’incontro con il Governo di marzo.

Sarà la cabina di regia che sostengono da tempo gli Industriali? Non crediamo: molto probabilmente si tratterà di un maggior coordinamento con i partiti che sostengono il Governo. In soldoni quindi, quello che già si faceva. Resta però una grandissima perplessità sulle modalità con cui l’esecutivo si confronta con la maggioranza che lo sostiene: i ruoli non sono affatto distinti, anzi. Tutto viene approvato nelle sedi dei partiti, con la conseguenza che il ruolo dei Congressisti viene stravolto.

Questo è il sintomo più evidente della sfiducia che la politica ha in se stessa. Oppure, ancora peggio, della atavica esigenza di far “contenti” tutti quelli che contano. Evidentemente l’esperienza maturata in questi anni non ha insegnato nulla.

Purtroppo poco traspare su una nuova visione del Paese, sull’estensione dei servizi pubblici e sulla necessità di limitarne i costi. Nulla sulle riforme istituzionali che pure servono per fra rinascere la politica e il paese. Quanto può durare una simili situazione? Crediamo poco. Manca autorevolezza, così come la forza delle idee ben elaborate e condivise in trasparenza. Si dà ancora l’idea di uno sviluppo, con il Governo e i partiti a rimorchio di qualche iniziativa a macchia di leopardo. In questo modo, pensare e progettare il futuro diventa un’impresa quasi proibitiva.

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