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Renzi-Padoan scommettono sul DEF per rilanciare l’Italia

da Redazione

La presentazione Documento di Economia e Finanza: salirà il PIL e verrà ridotto il deficit. Scongiurate le crescite di IVA e accise, i 10 miliardi arriveranno dalla spending review.

 

Nonostante la grande importanza del provvedimento e l’estrema serietà del Documento di Economia e Finanza (DEF) che verrà presentato oggi, prendiamo in prestito una battuta che Maurizio Crozza, imitando il Premier, ha pronunciato su La7: “Il DEF di Renzi ha la validità dell’oroscopo di Paolo Fox, che almeno si ferma alle previsioni di un anno”. Per il comico DEF “significa ‘dovremmo essere falliti’, ma noi siamo già falliti anche se ve lo dico tra tre anni, quando torna Letta, così date la colpa a lui”. Battute a parte, il Documento – che chiaramente ha scatenato le consuete polemiche anche da parte del fuoco amico (PD) – parla soprattutto di numeri e di prospettive. E’ stato lo stesso Renzi a spiegare, durante un incontro con la stampa, le linee-guida del principale strumento della programmazione economica e finanziaria del Paese, su cui si baserà la prossima legge di Stabilità. “Non ci sono alla vista né aumenti di tassazione né tagli alle prestazioni che i cittadini ricevono – ha spiegato il Presidente del Consiglio -. C’è bisogno di dimagrire un po’ per la macchina pubblica, ma se i sacrifici li fa la politica per me non è un problema. Se salteranno poltrone nelle partecipate io quello lo considero un beneficio per i cittadini, non un sacrificio”.

 

CRESCITA DEL PIL E RIDUZIONE DEL DEFICIT

Nel 2015 il Prodotto Interno Lordo è rivisto in lieve crescita rispetto a quanto annunciato a fine 2014: sarà dello 0,7%, in salita dello 0,1% (in autunno era dato allo 0,6%) e supererà la barriera dell’1% sia nel 2016 (1,4%) che nel 2017 (1,5%). Il deficit invece nel 2015 sarà del 2,6% per scendere sotto il 2% nel 2016 (1,8%) e sotto l’1% l’anno dopo (0,8%). Il debito si attesterà al 132,5% del Pil nel 2015 per scendere a 130,9% nel 2016 e toccare il 123,4% nel 2018. “Nel 2018 la regola del debito sarà pienamente soddisfatta – ha rimarcato il ministro Padoan -. Questo incubo della montagna di debito che può attivare regole di tagli a ghigliottina sarà andato veramente via e per le prospettive dell’Italia è un fatto molto importante”.

Per evitare l’aumento dell’IVA e delle accise (valgono circa 17 miliardi nel 2016 e 22 miliardi nel 2017: l’eventuale e ipotizzato aumento, ha commentato Confcommercio, comporterebbe 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a
famiglia) e di conseguenza soffocare i primi gemiti della ripresa, servono però 10 miliardi. Un importo che, sottolinea il DEF, verrà recuperato attraverso una serie di nuovi tagli alla spesa pubblica.

 

SPENDIG REVIEW: DOVE SI ABBATTERÀ

Il taglio della spesa dovrebbe focalizzarsi sulle società pubbliche partecipate dagli enti locali. L’attenzione dei due nuovi commissari Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, a meno di colpi di timone in dirittura d’arrivo, punterà sul taglio degli uffici territoriali (con ogni probabilità verranno ubicati in un unico palazzo), ma riserverà attenzioni anche ai corpi di polizia (la Forestale verrà accorpata), alle centrali uniche di acquisto e alle partecipate locali. Per arrivare ai 10 miliardi individuati, verranno messi in campo controlli più stringenti sulle prestazioni sociali, verranno messi sotto la lente d’ingrandimento gli assegni di invalidità e le spese dei Comuni, tutte online.

Il discorso legato ai Comuni e alle Regioni nel frattempo ha già sollevato le proteste degli enti locali: la scure potrebbe abbattersi maggiormente sulle Regioni con un pacchetto complessivo di decurtazioni, insieme ai Comuni, che si aggirerebbe tra i 2,5 e i 4 miliardi. Proprio i sindaci, che sono alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest’anno, hanno già lanciato l’allarme: impossibile sostenere altri tagli.

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