Home FixingFixing Daniele Guidi (ABS): “Soluzioni innovative per far ripartire il sistema”

Daniele Guidi (ABS): “Soluzioni innovative per far ripartire il sistema”

da Redazione

Intervista al nuovo Presidente dell’Associazione Bancaria Sammarinese sulla relazione finale del FMI, sullo stato di salute degli istituti di credito e sulla Voluntary disclosure.

 

di Alessandro Carli

 

Confronto con le Istituzioni della Repubblica di San Marino, ma anche rafforzamento del sistema finanziario e bancario del Titano, uno sguardo verso i nuovi mercati ed azioni congiunte per far ripartire l’economia del Paese. Sono queste, in estrema sintesi, le linee che il nuovo Presidente dell’Associazione Bancaria Sammarinese Daniele Guidi intende percorrere. Subentrato al dimissionario Renzo Giacobbi nei primi giorni di marzo, approfondiamo con lui alcuni temi “caldi”. A partire dalla relazione finale del Fondo Monetario Internazionale: le banche devono far di più per gestire gli elevati portafogli di crediti dubbi.

Crediti che, uniti a riserve relativamente modeste, costituiscono un rischio per l’economia.

“L’aumento dei crediti dubbi è frutto della recessione degli ultimi anni che ha pesantemente logorato anche il nostro sistema economico. Le banche hanno un atteggiamento attivo in sede di recupero crediti, cercando di recuperare risorse da reimmettere nel circolo dell’economia reale, laddove non si intravveda alcuna possibilità di superare lo stato di crisi/difficoltà familiare. Purtroppo, le azioni di recupero – che comportano costi di struttura e costi legali – sono imbrigliate da un sistema di regole farraginose ed inadeguate, che incidono sui tempi e sull’efficacia delle medesime. Mi riferisco, ad esempio, all’impianto, ormai datato, della legge fallimentare o della normativa sul pegno. Pertanto, ritengo indispensabile che il Legislatore sammarinese aggiorni ed agevoli le procedure per il recupero dei crediti non performing, anche in considerazione dell’esigenza di rimettere in circolo risorse per dare impulso all’economia del Paese. Storicamente – come peraltro lo stesso FMI ha avuto modo di constatare – le banche sono state sempre accorte nell’accantonamento dei fondi a fronte dei crediti dubbi. Non ho motivo per dubitare che, anche nel decorso esercizio – le banche abbiano ulteriormente incrementato l’ammontare dei fondi, nei limiti consentiti dai loro conti economici e dalla normativa fiscale. In ogni caso, occorre far ripartire l’economia sammarinese mediante azioni congiunte delle Istituzioni e dei principali stakeholder, anche ricorrendo a soluzioni innovative a mente aperta”.

Per il FMI creare un accesso al mercato internazionale per il debito sovrano potrebbe fornire un’importante riserva addizionale per affrontare gli shock. Tradotto, si parla di bond? In caso di eventuale entrata dei titoli di Stato nei mercati internazionali e della definizione delle quotazioni, quale potrebbe essere il ruolo di ABS?

“L’Associazione, in diverse occasioni, ha espresso il fermo convincimento che il pareggio di bilancio debba essere conseguito con il contenimento della spesa pubblica. Qualora lo Stato ritenesse di fare ricorso all’emissione di un debito obbligazionario per salvaguardare l’equilibrio dei conti, le banche sammarinesi, oltre a mettere a disposizione delle Istituzioni il proprio know-how, potrebbero facilitare il collocamento dei titoli emessi”.

Le norme sulla voluntary disclosure sono inserite nella legge numero 186 del 2014. La raccolta del sistema bancario sammarinese si aggira attorno ai 7 miliardi. Che incidenza avrà questo “scudo” che, ricordiamo, ha come deadline la data del 30 settembre 2015? Sono veritieri gli ipotizzati 700-800 milioni?

“La voluntary disclosure è un argomento fortemente caldeggiato dall’OCSE che rappresenta, con ogni probabilità, l’ultima occasione di regolarizzare la propria posizione per il contribuente che abbia trasferito all’estero i propri capitali senza dichiararli alle Autorità fiscali. Aderendo alla Voluntary, chi detiene illecitamente capitali all’estero deve denunciare spontaneamente al Fisco dello Stato di appartenenza le eventuali violazioni commesse in materia di monitoraggio. E’ in questo contesto che si muove anche la voluntary disclosure italiana, la cui finestra operativa si chiuderà il 30 settembre prossimo. Al momento, qualsiasi anticipazione sulle ricadute per il sistema sammarinese appare prematura; tuttavia le previsioni dell’Italia sui risultati attesi dalla procedura di collaborazione volontaria (7 miliardi di euro), l’adesione della Svizzera e di altri piccoli Stati (Monaco e Liechtenstein) allo scambio di informazioni fiscali con l’Italia, l’introduzione del reato di autoriciclaggio, la riduzione delle sanzioni amministrative e l’esclusione dalla punibilità per specifici reati tributari nonché delle condotte di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio inducono a far ritenere che desterà particolare interesse. Rammento che, a differenza dello scudo, la voluntary comporta l’integrale pagamento delle imposte evase e non potrà essere parziale. In ogni caso, per valutare ed anticipare gli eventuali impatti sul sistema bancario dell’adesione alla procedura di emersione da parte dei depositanti italiani, sono in corso attività di approfondimento, verifica e analisi”.

Che visione ha ABS, nel breve e medio periodo, del sistema bancario sammarinese?

“Il sistema bancario sammarinese è stato interessato da cambiamenti notevolissimi e deve essere consolidato; sono stati fatti sforzi e investimenti rilevanti per adeguarsi alle nuove normative ed al mutato contesto internazionale del Paese. Oggi occorre fare un’ulteriore sforzo per diventare competitivi. Bisogna, quindi, fare quadrato e lavorare congiuntamente per cercare di innalzare ulteriormente il livello di competitività e professionalità del nostro sistema e per garantirsi, nei prossimi anni, l’accesso ai mercati internazionali”.

Avete in programma una serie di progetti per far crescere gli istituti di credito del territorio?

“Come dicevo, occorre lavorare per ricercare ambiti di competitività; competitività ed efficienza sono intimamente connesse, specie se ci si vuole misurare su di un mercato aperto al quale partecipano colossi internazionali capaci di fare leva su rilevanti economie di scala e, in particolare, sul supporto finanziario a basso costo della BCE. Ben consapevoli della limitatezza delle risorse, che devono essere gestite attentamente, delle nostre dimensioni e dell’attuale costo del lavoro bancario, dobbiamo ricavarci nicchie di mercato improntate all’eccellenza. Con questo obiettivo, abbiamo sviluppato un elenco di interventi prioritari, da attuare nel breve periodo, per creare le condizioni minime necessarie per il rilancio del sistema. Il documento è stato presentato alle Istituzioni e alle Autorità di controllo; nelle sedi deputate, è stata riaffermata con forza da tutti gli attori la determinazione di far progredire il sistema. Nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze, Istituzioni, Vigilatori e Soggetti vigilati daranno vita a tavoli di lavoro specifici, per costruire insieme i nuovi tasselli del sistema bancario e finanziario. Ovviamente, ridisegnando il sistema bancario, non ci si potrà esimere dal calarlo nel contesto economico del Paese. Di qui, l’esigenza di collaborare anche con le altre Associazioni di categoria e con le parti sociali per un ragionamento a 360 gradi sulla San Marino di domani e sul suo sistema economico”.

Cosa vi aspettate dal memorandum tra Bankitalia e Banca Centrale della Repubblica di San Marino?

“Sicuramente c’è grande attesa per la sottoscrizione del Memorandum tra i due Istituti Centrali, con buone prospettive di concludere a breve il negoziato. Infatti, dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di collaborazione finanziaria, la stipula del Memorandum costituisce un ulteriore tassello per lo sviluppo e l’integrazione dei sistemi finanziari italiano e sammarinese. Il Memorandum rappresenta la precondizione per l’operatività delle banche sammarinesi sul territorio italiano e, analogamente, regolamenterà l’accesso degli operatori italiani in San Marino. Auspichiamo che oltre alla sottoscrizione del Memorandum – dopo i riconoscimenti degli organismi internazionali – possa giungere anche l’agognato inserimento di San Marino, ad opera del MEF, nella lista degli Stati extracomunitari che impongono obblighi equivalenti a quelli della Direttiva 2005/60/CE – relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo – (c.d. white list antiriciclaggio), assimilando le banche sammarinesi alle banche italiane”.

Cosa manca oggi alle banche del territorio per competere nei mercati internazionali? E’ una questione di prodotti, di competenze o di tecnologia?

“Ci siamo fatti portavoce presso la parte tecnica e quella politica dell’esigenza di implementare, quanto prima possibile, gli strumenti normativi e regolamentari per consentire una piena operatività, in linea con quanto avviene nelle economie più evolute. Tra le aree di intervento che abbiamo individuato cito, ad esempio, la revisione della LISF e dei regolamenti collegati, della legge fallimentare, della normativa sul pegno ed in materia di leasing nonché l’emanazione di norme ad hoc in materia di carte di credito e di sistemi di pagamento innovativi, di cartolarizzazione, di operatività con segregazione di fondi, di dematerializzazione e di assegno. Un capitolo a parte meritano, altresì, l’adeguamento e la qualità delle infrastrutture tecnologiche e dei sistemi di sicurezza. Siamo animati da spirito collaborativo e da profonda disponibilità; unitamente ad Istituzioni e Autorità, ci approcciamo ai tavoli di lavoro per traguardare il sistema sui mercati internazionali, con positive ricadute per l’economia reale del Paese e delle famiglie e per il mantenimento degli attuali livelli di welfare”.

Quali sono le differenze di visione tra le singole banche di San Marino?

“Secondo la mia opinione, è improprio parlare di differenze di visione; direi piuttosto che le banche hanno adottato differenti strategie aziendali, soprattutto nel comparto organizzativo e commerciale. Alla base di ciascuna strategia, c’è il medesimo obiettivo comune: il consolidamento e il rilancio del sistema, per il quale l’Associazione è attivamente impegnata”.

FATCA: a che punto è l’accordo tra San Marino e Stati Uniti? La tempistica parla di giugno. Il rischio è che quello che si acquista dagli USA poi venga stornato del 30%.

“Il Governo, in accoglimento alla richiesta degli Stati Uniti, ha trasmesso, sul finire del giugno scorso, una lettera d’intenti per formalizzare la volontà di San Marino a sottoscrive l’accordo intergovernativo FACTA sul modello IGA2, con possibilità di passare al modello di tipo IGA1. Per effetto della disponibilità manifestata da San Marino, gli Stati Uniti hanno riconosciuto anche a San Marino lo status di Paese con il quale è vigente un accordo intergovernativo ‘in substance’, dandone notizia sul sito ufficiale dell’IRS (l’equivalente Ufficio Tributario statunitense). Per quanto a mia conoscenza, il negoziato dovrebbe considerarsi concluso, fatte salve le formalità della sottoscrizione alla quale seguiranno la ratifica e l’emanazione delle disposizioni di attuazione. Pertanto, il rischio di essere assoggettati alla ritenuta del 30% non sussiste se si opera tramite un intermediario sammarinese”.

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