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Il recupero agrorurale: nuovo modello di impresa

da Redazione

La nostra Repubblica vanta una forte tradizione agricola, con produzioni importanti nel passato, come fu quella del grano duro fornito all’industria della pasta.

 

di Cristina Righi

 

Tutto ciò che ruota attorno all’agricoltura è spesso avvolto da un’aurea di favola, dimenticandosi che si tratta comunque di imprese economiche. Imprese che oggi possono sostenersi anche con altre produzioni e servizi, integrazione con più settori. Innovazione e recupero del sistema agrorurale: queste le basi di un nuovo modello di impresa legato alla terra e all’attività dell’uomo. La nostra Repubblica vanta una forte tradizione agricola, con produzioni importanti nel passato, come fu quella del grano duro fornito all’industria della pasta. Ne sono testimonianza storica i numerosi mulini ancora presenti, come ricordato nel volume della collana Storia dei Castelli della Repubblica di San Marino dedicato a “Domagnano”. Ma il recupero di tale produzione non potrà avere lo stesso obiettivo: i terreni sono troppo piccoli rispetto alla domanda. Ma, certificandone le caratteristiche organolettiche, ci si potrebbe aprire al mercato dei prodotti tipici. Lo stesso vale per l’architettura rurale, anche se la maggior parte di questi manufatti versa in condizioni precarie, se non di degrado. Il loro valore sul mercato immobiliare è prossimo allo zero, ma c’è solo quello? Il recupero può generare utili ma anche utilità sociale, oltre a un alto valore storico-testimoniale, come palesa il recente progetto del Museo Mulino Sapignoli di Poggio Torriana. Un’azienda agricola può investire nel recupero di casolari pericolanti, stalle dismesse e mulini inutilizzati, senza inseguire la chimera del residenziale o del ‘capannone’, ma recuperando il loro valore originale, promuovendo lo sviluppo del turismo rurale integrato. L’obiettivo è individuare nuovi utilizzi e contenuti per questi manufatti, legandoli sempre all’azienda agricola, che deve restare tale ma aprirsi a nuove possibilità e collaborazioni. L’economia rurale è stata il primo esempio del ‘fare sistema’ e l’azienda agricola può tornare ad essere il centro di un nuovo modello, a patto di riuscire a trasmettere l’onestà interiore del mondo rurale cui appartiene e dare la possibilità di vivere questa esperienza a chiunque intenda avvicinarsi: è così che tradizione e cultura possono finalmente relazionarsi con turismo e commercio. E’ ciò su cui sta puntando l’Ue, con i fondi per lo sviluppo agrorurale e favorire la trasformazione dell’agricoltura in un’economia innovativa. La dimostrazione è la crescita numerica e qualitativa degli agriturismi, anche nelle colline che circondano San Marino. Ed è importante che nella riforma del Catasto sia stata inserita per la prima volta la categoria ‘agriturismo’; tuttavia occorre una definizione di funzioni e destinazione d’uso non specificatamente tecniche, che contempli anche l’ospitalità ‘diffusa’. Questo permetterà di investire nel recupero di alcuni manufatti, ampliando l’offerta di San Marino, ma anche di organizzare convegni e corsi di formazione, compresi quelli sull’enogastronomia. Tali iniziative, se concertate con più partner, attrarranno molti più visitatori di quanti potrebbe ospitare un agriturismo, dando la possibilità ad altre strutture ricettive, ristoranti e attività commerciali di proporre le loro offerte.

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