Si pensi per esempio all’ottone, molto utilizzato nelle case: maniglie, rubinetti, particolari delle finestre, se “separati” dagli altri materiali, possono far mettere in tasca al proprietario una discreta somma. Il valore sul mercato dell’ottone difatti si aggira attorno ai due euro al chilo.
di Mattia Marinelli
Su larga scala, la maggior parte delle persone sanno riconoscere ad occhio i metalli più comuni, come ad esempio l’oro e l’argento. Già più difficile invece “fare un peso”, soprattutto economico, a tutti quelli che si “nascondono” all’interno di un’abitazione in via di ristrutturazione. Com’è noto, specie ai lettori più affezionati della nostra rubrica, una casa è sì costituita di mattoni, pavimenti e infissi, ma anche di rame, ottone, ferro e una varietà davvero ampia di leghe. Un cittadino che ha preso la decisione di risistemare la propria abitazione, al di là delle spese che deve affrontare, con un po’ di attenzione e una minima conoscenza dei metalli, può anche ricavare anche qualche piccolo guadagno. Si pensi per esempio all’ottone, molto utilizzato nelle case: maniglie, rubinetti, particolari delle finestre, se “separati” dagli altri materiali, possono far mettere in tasca al proprietario una discreta somma. Il valore sul mercato dell’ottone difatti si aggira attorno ai due euro al chilo.
Per il ferro invece – impiegato con frequenza nelle case – il “borsino” lo monetizza a circa 10 centesimi al chilo: negli ultimi mesi questo materiale, a causa delle crisi che ha rallentato la domanda, ha subito una contrazione del proprio valore di mercato.
Per l’acciaio invece la situazione è piuttosto diversa.
Spesso, quando andiamo ad acquistare una lavatrice o una lavastoviglie, nel libretto che descrive le caratteristiche dell’utensile si legge la parola “acciaio”. In realtà non si tratta di “acciaio inox” (che oggi può essere rivenduto a un euro al chilo, come il piombo) bensì di altre leghe, che valgono circa 10 centesimi di euro al chilo.
Nonostante la parola “leghe” possa far pensare a materiali di scarso valore, in realtà alcuni “composti” che ritroviamo in casa – mi riferisco ad Alpacca e Zama – hanno quotazioni interessanti, simili a quelle del rame.
In questo dedalo di materiali, a meno che un cittadino non abbia conoscenze approfondite di chimica, è facile “scivolare”: una quotazione grossolana, fatta cioè velocemente e con superficialità, potrebbe far pregustare chissà quale guadagno. Per evitare una delusione, di rimanere con un pugno di mosche in mano, consiglio un sistema molto semplice, alla portata di tutti. Se le aziende specializzate dispongono di laser, sofisticati sistemi di valutazione e laboratori di analisi chimiche (strumentazioni che difficilmente una persona possiede privatamente), i cittadini possono comunque ottenere un primo responso attraverso una calamita, il miglior sistema per capire la tipologia di materiali che abbiamo davanti agli occhi. Come ci hanno insegnato i nonni, quelli che si “attaccano” sono ferrosi, quelli che rimangono fermi invece sono composti da leghe. Pensiamo a un cestello della lavatrice, per esempio, del peso di 25 chili, del classico colore argento. Agli occhi può essere sia di ferro che di acciaio inox. Nel primo caso vale 2 euro e 50 centesimi, nel secondo 25 euro. Non fidatevi quindi del colore, della forma o del peso. Un altro materiale che si trova nelle abitazioni è l’alluminio, presente soprattutto (ma non solo) nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche. I RAEE saranno l’argomento che affronteremo tra un mese su questa rubrica.