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Finanziamento del fondo nazionale per le emergenze, Arlotti presenta risoluzione

da Redazione

Occorre finanziare adeguatamente il Fondo per le emergenze nazionali e garantire la copertura degli interventi per il ripristino delle strutture, delle infrastrutture, dei beni e delle attività economiche danneggiate. E’ l’impegno che chiede al Governo la risoluzione presentata dal deputato Pd riminese Tiziano Arlotti, sottoscritta anche da una quarantina di colleghi.

“Eventi meteorologici e naturali avversi, anche negli ultimi giorni, stanno provocando danni che portano a nuove dichiarazioni di stato emergenza – evidenzia Arlotti -. Conseguentemente cresce il fabbisogno finanziario per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture, pubbliche e private, danneggiate, nonché dei danni subiti dalle attività economiche e produttive, dai beni culturali e dal patrimonio edilizio (la cosiddetta seconda fase dell’emergenza), così come indicato nelle ricognizioni dei fabbisogni effettuate dai Commissari delegati”.

Nel Fondo per le emergenze nazionali – FEN confluiscono tutte le risorse destinate al finanziamento degli interventi conseguenti agli eventi calamitosi. “E’ stato finanziato per la prima volta con la legge di stabilità 2014 per 70 mln di euro ed al quale facevano riferimento in termini di copertura, in base alla precedente normativa, dichiarazioni di emergenza dell’anno 2013 – ricorda il deputato -. Dall’autunno 2013 sono stati dichiarati 30 stati di emergenza, dei quali l’Autorità di Governo non ha sinora deliberato alcun provvedimento di “seconda fase” fatto salvo il terremoto in Garfagnana e Lunigiana. Il FEN è risultato assolutamente insufficiente anche per garantire il ristoro delle somme spese per la prima fase (l’immediato post-evento calamitoso) e allo stato attuale l’insufficienza del FEN comporta che gli stanziamenti successivi abbiano tempi di erogazione incompatibili con la tempistica dell’emergenza”.

Arlotti chiede dunque al Governo l’impegno per un adeguato finanziamento del FEN. “Tra la popolazione e le istituzioni rischia di allargarsi la distanza – avverte – generando un sentimento di abbandono, oltre che gravi ripercussioni in termini di credibilità ed aspettative deluse rispetto al ripristino delle attività colpite dagli eventi calamitosi”.

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