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Cassa di Risparmio: evitati i rischi di default

da Redazione

Le parole di Tito Masi, ex Presidente della Fondazione dell’istituto bancario sammarinese.

 

SAN MARINO – Le parole di Tito Masi, ex Presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio: “A seguito della diffusione della Relazione della Commissione Consiliare d’Inchiesta sulla vicenda Cassa-Delta-Sopaf, negli interventi di alcuni Consiglieri e di singole forze politiche e attraverso organi di stampa sono stati espressi dubbi, che appaiono immediatamente gratuiti in quanto non suffragati da alcun elemento, sul mio operato quale Presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio SUMS negli anni 2009 – 2013.

Ancora una volta, purtroppo, dobbiamo assistere alle strumentalizzazioni tipiche di una certa politica, ai giochi di potere e a valutazioni interessate e di parte che non meriterebbero alcuna risposta, soprattutto di fronte alla gravità dei problemi che ho dovuto affrontare. Non intendo avviare alcuna polemica con i membri della Commissione, che hanno svolto un lavoro particolarmente difficile e complesso, né con alcun altro, ma il rispetto della verità mi impone almeno due precisazioni per allontanare qualsiasi ombra su comportamenti che hanno corrisposto solo e unicamente all’interesse di Cassa e della Repubblica.

In primo luogo, a chi continua impropriamente a tirarmi in ballo – e non lo ha fatto certamente la Commissione – nell’acquisto della azioni Sopaf da parte di Cassa di Risparmio, ribadisco che tale acquisto è stato perfezionato il 31 luglio 2009 mentre io ho assunto la presidenza della Fondazione il 24 settembre successivo e non ho quindi svolto alcun ruolo in tale operazione.

In secondo luogo è necessario che faccia chiarezza sui rapporti intrattenuti con la Procura di Forlì, che sono stati definiti “non del tutto opportuni”. Premesso che la Procura, nell’azione devastante messa in atto, ha mantenuto e utilizzato costanti e stretti rapporti con Banca d’Italia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, i Commissari di Delta, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, trovando spazio e sostegno nei principali quotidiani nazionali italiani, ho rilevato come la politica dello scontro frontale – che è altra cosa rispetto alla legittima, corretta e doverosa difesa degli interessi di Cassa – non aveva evitato il disastroso commissariamento di Delta e ho ritenuto, insieme ai membri del C.d.A. della Fondazione, che avrebbe potuto compromettere ulteriormente la situazione di Cassa.

Anche a seguito di una valutazione critica su alcuni rilevanti “errori” compiuti negli anni precedenti dai massimi vertici di Cassa (per i quali abbiamo presentato un esposto penale e ipotizzato un’azione di responsabilità che è stata loro preannunciata) e quale atteggiamento di discontinuità con il passato, abbiamo deciso di renderci disponibili al dialogo con la Procura, senza mai venir meno alla difesa degli interessi di Cassa e Fondazione e nel rigoroso rispetto delle norme e procedure di legge. Il possibile, minacciato sequestro dei crediti vantati da Cassa nei confronti di Delta (giunti attraverso scelte enormemente rischiose alla incredibile cifra di 2,7 miliardi di euro, pari all’intera raccolta diretta di Cassa) ha rafforzato in noi la convinzione che era preferibile parlare con i Pubblici Ministeri piuttosto che correre il rischio di un immediato e inevitabile fallimento di Cassa conseguente al sequestro dei crediti. E così ho accolto l’invito della Procura, giuntomi attraverso il Tribunale di San Marino, ad avviare un confronto sui problemi aperti e, in primis, sulla rogatoria – che non è quella citata dalla Commissione d’Inchiesta – che nel mese di marzo 2010 era stata inviata al Tribunale di San Marino, che l’aveva prontamente accolta senza alcuna opposizione del Procuratore del Fisco, e che verosimilmente, nonostante la nostra impugnazione, sarebbe stata accolta anche dal Giudice di Terza Istanza, avendo la Procura recepito i rilievi procedurali che avevano portato lo stesso Giudice di Terza Istanza a respingere il 9 dicembre 2009 la precedente rogatoria trasmessa dalla Procura.

Io e il Dott. Sibani non abbiamo consegnato nemmeno un foglio di carta al Dott. Di Vizio, che si è convinto, a seguito delle nostre osservazioni basate sui criteri della pertinenza, a modificare – attraverso gli atti prescritti – la rogatoria già inoltrata, riducendo le proprie richieste di documentazione, che avrebbero coinvolto circa 2.000 clienti di Cassa con effetti devastanti e comportato la trasmissione di tutti i verbali di Fondazione e Cassa, contenenti anche deliberazioni sui rapporti con clienti, in maggioranza sammarinesi, che nulla avevano a che fare con la vicenda Delta e che era giusto salvaguardare. Le modifiche alla rogatoria sono state poi valutate e accolte dal Tribunale che ha proceduto all’acquisizione e all’invio dei documenti.

Qualcuno può ritenere in coscienza che abbiamo sbagliato e non abbiamo fatto gli interessi di Cassa?

Occorre poi aggiungere che di questi e dei successivi incontri ho sempre informato il Governo, il Tribunale, Banca Centrale e le rappresentanze di maggioranza e di opposizione del Consiglio Grande e Generale, che periodicamente ho incontrato e che mai hanno sollevato obiezioni sul mio operato.

Sono lieto di aver terminato il mio mandato, nel maggio 2013, con la fine del commissariamento di Delta e la conseguente stabilizzazione di Cassa, dopo aver evitato grazie all’impegno di tanti ma anche al mio personale operato, i concreti rischi di default corsi in più occasioni da Cassa. Certamente se tutti avessimo fatto “fronte comune”, manifestando una maggiore determinazione, come più volte ho chiesto alla politica e come ora giustamente sostiene la Commissione, i risultati potevano essere diversi e le perdite inferiori. Purtroppo le valutazioni e l’impegno di Cassa e Fondazione non sempre sono risultati convergenti con l’attività di alcune autorità di Governo e di Banca Centrale.

Per quanto mi riguarda ho la coscienza tranquilla di chi ha operato con forte impegno , fra non poche difficoltà e tensioni, al servizio del proprio Paese e sono disponibile a rendere conto di quanto fatto e a confrontarmi, anche pubblicamente, con qualsiasi interlocutore, forze politiche, organi di informazione e cittadini.

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