San Marino: rimangono inascoltate le richieste di libero mercato e di fornitura dall’estero. Le imprese: “Bene la riduzione ma costa ancora il 40% in più rispetto all’Italia”.
di Daniele Bartolucci
Lo sconto in bolletta è una buona notizia, ma le aziende sammarinesi sanno anche che risparmierebbero molto di più se potessero acquistare il gas direttamente dall’estero. E lo sa anche il Governo, visto che da tempo sia l’Anis che i singoli imprenditori chiedono il mercato libero e la possibilità di rifornirsi anche da altri operatori che non sia l’Aass, che opera in regime di monopolio. La questione bolle in pentola da diversi anni, ed ancora di più da quando la crisi internazionale ha esasperato il confronto competitivo sui mercati. E per essere competitivi occorre avere costi di produzione minori dei concorrenti, o almeno gli stessi. “Invece ci troviamo a pagare il gas quasi il 70% in più di un nostro competitor italiano”, spiega un imprenditore che, come altri, consuma parecchi metri cubi di metano all’anno per la sua produzione industriale a San Marino. “E’ vero che con la tariffa 2015 ridotta dall’Autorità su richiesta dell’Aass andremo a ridurre questa differenza, ma stiamo parlando comunque di un aggravio di oltre il 40% rispetto alla fattura che un’azienda italiana paga per lo stesso volume di gas acquistato”. Come detto, la discussione è in corso da tempo, e solo in parte ha trovato una soluzione, ovvero la possibilità per i grandi consumatori (al momento solo due aziende) di rifornirsi direttamente all’estero, corrispondendo all’Aass i costi di vettoriamento, distribuzione e consegna sulla rete sammarinese del gas naturale, come stabilito dal Decreto delegato n. 17 del 28 febbraio 2013. Oggi dovrebbe valere per tutti, ma non è stata questa la logica seguita dal Governo sammarinese che, invece, ha fissato un limite di 2 milioni di mc all’anno sotto al quale l’unico operatore a cui le aziende si possono rivolgere è l’Aass. A questo punto appare chiaro che compito principale dell’Aass dovrebbe essere quello di contrattare l’acquisto e garantire ai suoi utenti un costo competitivo non solo per gli usi privati, ma in particolare le imprese. Ma a quanto pare non è così. Alle varie Segreterie sono state infatti consegnate – anche negli ultimi mesi – sia altre offerte migliori, sia il rendiconto fatture alla mano di quanto costa alle aziende italiane tale servizio: in media si parla di 0.35 euro/Sm³ contro 0.4-0.5 euro/ Sm³ che costa a San Marino. E questo senza che sia intervenuta nessuna contrattazione: come in qualunque mercato, una domanda maggiore può abbassare il prezzo unitario, così sarebbe se le imprese di San Marino si consorziassero per contrattare con Snam, Eni, Repower o operatori europei il prezzo migliore. “Stante una differenza di tale portata, quello che non capiamo”, spiega l’imprenditore sammarinese, “è perché ci vietino di farlo”. Qualcuno potrebbe ipotizzare che senza le aziende il servizio gas sarebbe deficitario per la stessa Aass, che senza questi ‘grandi utenti’ il servizio diverrebbe insostenibile, ma è anche vero che l’Aass non è obbligata a dare tale servizio, e se tutti i suoi attuali utenti dovessero scegliere altri fornitori potrebbe anche fare a meno di questo comparto, evitando di passare per l’ennesimo carrozzone che costa più del necessario solo per mantenersi in piedi. O per ‘mantenere’ altre strutture dello Stato, visto che l’Aass ha un bilancio in attivo. Anzi, proprio la gestione del gas, tra spese e incassi, genererà per il 2015 (cit. allegati alla Legge di Bilancio) un utile di oltre 2 milioni di euro, 825mila euro nel 2016 e 239mila euro nel 2017. Il tutto su un fatturato di 21 milioni l’anno. Anche ‘incassando’ meno, tale servizio potrebbe quindi sostenersi, sia che le tariffe venissero ulteriormente abbassate (il margine evidentemente c’è, senza considerare che l’Aass deve anche versare il 15% di imposta sull’importazione del gas allo Stato, pur fornendo un servizio pubblico in regime di monopolio), sia che tutte le aziende si rifornissero all’estero pagando all’Aass solo i costi di rete. Quindi perché non si può togliere questo vincolo? La risposta in verità non è mai arrivata, nonostante la domanda sia stata posta in diversi momenti e luoghi, non ultimo gli incontri tra Anis e Governo. L’Associazione degli industriali, infatti, ha più volte ribadito questa necessità – in sede di confronto alla finanziaria è stato proposto di permettere alle aziende con un consumo annuo superiore ai 400.000 m³ di gas metano di poterlo acquistare direttamente -, chiedendo al Governo di cambiare atteggiamento sulla gestione del gas e in generale sui servizi pubblici. Ma ancora oggi non c’è risposta, né è chiara la motivazione di questo blocco. Un blocco che appare anacronistico in un mondo dove il libero mercato e le offerte di nuovi e sempre più agguerriti operatori si rincorrono ogni giorno. Offerte che le aziende di San Marino possono solo guardare da lontano o vederne i risultati nei bilanci dei loro competitor italiani ed europei.