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Consiglio Grande e Generale: Costituzione della società Poste San Marino Spa

da Redazione

L’esame del testo viene sospeso all’articolo 7 e riprenderà il 20 febbraio. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

In seduta notturna i lavori consiliari proseguono con il dibattito sul decreto delegato n.212, “Costituzione della società ‘Poste San Marino Spa”. Al termine della discussione, il decreto viene ratificato, poi viene esaminato l’articolato dell’Allegato “Statuto di Poste San Marino S.p.A.”. L’esame del testo viene sospeso all’articolo 7 e riprenderà questa mattina. Al momento gli emendamenti presentati dall’opposizione sono stati tutti respinti.

Di seguito una sintesi degli interventi:

Comma 8. Ratifica dei Decreti Delegati.

Decreto n. 212 “Costituzione della società ‘Poste San Marino Spa'”.

Andrea Zafferani, C10: “E’ una privatizzazione, anche se c’è lo Stato nel Cda. E’ un servizio pubblico nel senso di utilità pubblica, per questo bisogna andarci piano con la privatizzazione. Sembra che il tutto sia stato fatto perché le poste inizieranno a gestire servizi finanziari, diventando un istituto bancario ulteriore. Offriranno servizi di pagamento, obbligazioni, etc, ma è stato fatto uno studio sull’impatto di questa scelta sul nostro sistema bancario che è ad oggi un mercato domestico, chiuso? Poi ci sono aspetti più gravi del decreto: lo strapotere del governo nella vita della Poste Spa. Abbiamo esempi di società private a capitale pubblico totale, o con quote maggioritarie, e nessuna di questa ha tutto in capo al congresso di Stato, non capisco questa differenza. E’ una scelta inspiegabile. Che differenza c’è tra una Giochi del titano, una Camera di commercio e la Poste Spa? Qui abbiamo proposto modifiche ampiamente condivise dall’opposizione. Altro aspetto è la sua unilateralità: sono arrivate proposte di meccanismi di gestione da parte del sindacato del tutto inascoltate. Era interessante introdurre meccanismi di gestione che potessero coinvolgere anche i dipendenti. Pensateci ancora, perché abbiamo proposte di emendamento anche su questo, crediamo sia possibile fare sperimentazioni molto utili. Infine il trattamento dei dipendenti: non bastano generiche rassicurazioni. Le scelte che si faranno potranno fare scuola. Vi chiediamo come intendete risolvere la questione dei dipendenti”.

Nicola Selva, Upr: “Upr non condivide la privatizzazione per i timori di un aumento dei costi dei servizi offerti e della riduzione della loro qualità, perché è questo che porta la logica del business. Poi viste le difficoltà che hanno oggi i nostri istituti di credito, noi trasformiamo le poste in una banca. E’ quello che serve al Paese? E’ un punto che va spiegato in Aula ai cittadini, che di banche forse ne hanno piene le tasche. L’ente diventerà un loro concorrente? Mi aspetto dei chiarimenti in merito. Ma l’aspetto che più mi ha colpito è la mancanza di confronto che c’è stato su un decreto di questo genere, che con un colpo di mano ha preso decisioni statutarie definitive senza il confronto con i lavoratori e non sono state prese in considerazione le proposte delle associazioni sindacali. Rendiamo partecipi i lavoratori”.

Paride Andreoli, Ps: “Su questo tema il Ps e l’opposizione hanno più volte fatto osservazioni, iniziando dal metodo, che non è cambiato, chiedendo di poter avere a disposizione un testo con cui confrontarsi, ma l’opposizione è sempre l’ultima ad avere la possibilità di visionare testi e confrontarsi. Il gruppo del Ps ha presentato una serie di emendamenti, non è che non condivida che le poste diventino Spa, ma teme che dietro le quinte si nasconda il fantasma della privatizzazione. Su una materia così importante il governo ha pensato bene di non passare attraverso un provvedimento di legge che facesse il suo corso istituzionale. Invece, come opposizione, siamo chiamati a dare il contributo con una conoscenza dell’ultimo minuto.

In questo decreto il governo la fa da padrona, quando si va a nominare i membri di un Cda non ho mai assistito che se ne eroga il diritto il governo. Al di là dell’arroganza, normativa e diplomazia politica vogliono che all’interno di un Cda di un ente di proprietà pubblica ci siano anche le opposizioni. Un emendamento in merito ci sentiamo di proporlo, e confidiamo possa essere accolto per riportare nei giusti crismi le normali e trasparenti nomine all’interno del Consiglio grande e generale. Essendo una società per azioni di diritto pubblico a gestire il Cda, riteniamo che all’interno ci debbano essere forze politiche di maggioranza e di opposizione. Non escludiamo che possano essere offerti servizi bancari e finanziari, ma che non si possa andare oltre a una società per azione destinata a privati, questo non può essere altrimenti equivarrebbe al rilascio di un ulteriore licenza. Detto questo c’è la situazione dei dipendenti e dei precari”.

Elena Tonnini, Rete: “Ricordo la lettera inviata ai consiglieri da parte dei sindacati e dei precari, lettera che punta su alcuni impegni mancati di questo governo. All’interno del fabbisogno sarebbero dovuto rientrare anche i dipendenti delle poste. Poi l’impegno preso per portare avanti un confronto fattivo sulle problematiche, in particolare sui lavoratori precari. Quando si parla di dirigenti i diritti sono acquisiti, ma si possono andare a toccare gli stipendi dei lavoratori, a tavolino e imponendo dall’alto un contratto di 30 ore. La scelta del decreto non ci stupisce, il governo e la maggioranza hanno svilito in tutti i modi il Consiglio grande e generale, i referendum e le istanze d’Arengo.

A noi piace usare la calcolatrice e abbiamo calcolato quale sarà il risparmio sulla pelle dei precari con contratti da 30 ore: uno stipendio netto di 1.500 euro al mese a 36 ore settimanali, tradotto in 30 ore scende a circa 1.250 euro al mese. E per lo Stato il risparmio sarà di 7.500 euro al mese, se avete intenzione di fare spending review sulla pelle dei precari dell’ente poste, mi chiedo come il governo possa andare a identificare i veri sprechi della Pa”.

Francesca Michelotti, Su: “La società per azioni che emerge è una meteora con traiettoria sganciata dal sistema pubblico e indirizzata da una sorta di dictat che proviene dagli organismi sovranazionali che si occupano di materia postale. Noi riteniamo che questa Spa sia eccessivamente autoreferenziale e l’unico referente cui potrà riferirsi sarà il governo L’assemblea dei soci è di 4 persone: il segretario di Stato, il presidente del Cda votato dalla maggioranza e due sindaci di governo di nomina sempre della maggioranza. Noi, con i nostri emendamenti tentiamo di riportare nell’alveo di maggiore democraticità e partecipazione del Consiglio la gestione di un settore preminentemente pubblico, che è quello postale. Ci si chiede se è opportuno, in un momento in cui la politica sta portando a termine un processo costoso di riduzione del numero di banche e finanziarie, che qui si crei un ulteriore soggetto che erogherà servizi autorizzati dalla Lisf. Chiudo preannunciando una serie di emendamenti della coalizione di Cittadinanza attiva. Secondo punto: il personale precario. La lettere pervenuta ieri ci parla di una questione irrisolta che il governo non ha affrontato. Perché non si è pensato al personale come ad una questione di interesse collettivo pari a quello della trasformazione i spa? E’ la prima vota che trasgrediamo al principio non secondario dell’attenzione alle nostre persone. Come mai ci siamo ridotti a questo cinismo? Perché ai dipendenti della centrale de latte si pensa di assorbirli nella Pa e invece i precari delle poste li si lascia al loro destino? Chi sono, figli di un dio minore? Si parla poi di una riduzione oraria che porterà alla riduzione di stipendio di 270 euro al mese, pensate che con i tempi che corrono le loro famiglie si possano accollare questi tagli? E’ inaccettabile”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Faccio un appunto al segretario di Stato, anche in questo decreto manca la relazione. Le chiedo la cortesia, visto l’enorme abuso che fate del decreto, di mettere la relazione. Ci si continua ad infuriare per lscelte fatte candidamente, in modo subdolo, andando a tagliare i diritti ai lavoratori. E’ un must di questo governo usare la scure. Poi vi chiedete perché si vuole fare l’arengo, quando non si fa neanche una relazione a un decreto? Vi stupite che la gente vi volta le spalle? Non è possibile sentire qua lezioni di morale quando la crisi la pagano i lavoratori. Non avete preso gli emendamenti presentati da Rete in finanziaria per tagliare sprechi e continuate imperterriti a ledere i diritti di lavoratori. Vi farei vivere con 1.200 euro al mese, 800 euro per iniziare, questo è antidemocratico”.

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “Partiamo dal decreto che costituisce la società poste Spa, è prettamente tecnico, si parla di adattare lo statuto, ma da questo il dibattito si è allargato all’universo mondo. Andiamo per ordine. La costituzione di un Spa, organismo di diritto privato, a San Marino si fa andando da un notaio e facendo degli atti. In questo caso si viene in Consiglio portando il decreto previsto dalla norma e lo statuto che è perfettamente in linea con le norme previste sulle società. La stessa nomina del Cda e degli organismi collegiali: vi sfido ad andare nei paesi limitrofi se ci sono differenze nelle Spa. Torniamo sul discorso che il Consiglio deve nominare l’organismo di una società di diritto privato. Succede solo da noi il contrario. Siamo disponibili a ragionare su questo aspetto, perché vedo che le cose qui non cambiano, parliamo di efficienza e di andare avanti, ma alla fine, quando diciamo di costituire un Spa, si torna sempre al discorso delle nomine: deve essere il Consiglio perché la nomina spetta in parte anche alla minoranza. Si torna sempre alla spartizione. Di questo passo non credo che andremo avanti. Ci può essere l’alternanza e se domani ci un sarà altro governo nominerà gli organismi della società. Ma su questo aspetto possiamo anche convenire ed essere disponibili sul fatto che sia il Consiglio a nominare gli organismi della Poste Spa. Si è parlato di un’ulteriore banca, mi pare un’esagerazione. I dipendenti sono un aspetto importante e negli incontri con loro e con i sindacati ho sempre detto che nessuno andrà a casa. Nessuno intaccherà quei diritti, è sempre stato detto che nessuno vuole fare un colpo di mano sulla testa dei dipendenti. Toglietevelo dalla testa. Il paragone con la centrale del latte è inappropriato: sono dipendenti di una società di carattere privatistico, vi è un accordo fatto tempo fa, visto le particolarità delle loro mansione, in caso di malattie professionali, si è deciso che se ne sarebbe fatto carico lo Stato. E i patti vanno rispettati. In questo dibattito siamo andati puramente fuori dall’aspetto tecnico. Infine il comitato di sorveglianza proposta dai dipendenti non è un organo consultivo, ma con poteri vincolanti. Si parla addirittura di partecipazione agli utili ai dipendenti. E se ci sono perdite? Le socializziamo e se ci sono i profitti li dividiamo? E’ fuori da ogni schema”.

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