Sbaglia chi crede che sia solo intellettualismo: è azione, gesto, esperienza. Dai tre versi di Ungaretti che descrivono la guerra a Ulisse di Malerba.
di Simona Bisacchi Pironi
La poesia sembra possedere le chiavi dell’universo. C’è davvero qualcosa che la poesia non sa? Esiste un sentimento, un paesaggio, una guerra che la poesia non conosce? In tre versi Ungaretti ci racconta la prima guerra mondiale e tutte le guerre che verranno, e tutte le guerre che ogni giorno combattiamo: “Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi le foglie” (“Soldati”).
Perché la poesia non è un mero intellettualismo. È azione. È gesto. È esperienza.
“Dove sono i poeti? Non c’erano poeti sotto le mura di Troia e nemmeno sulle navi con le quali ho solcato i mari. Se uno ha combattuto un solo giorno può raccontare mille storie di guerra. Se uno ha amato anche una sola donna può raccontare mille storie d’amore. Ma chi non è vissuto con amore e con dolore non può inventare nulla se non parole vuote e aride come la cenere”. In “Itaca per sempre” di Luigi Malerba, Ulisse diventa il poeta della sua Odissea, vivendola. Perché la poesia conosce vivendo. Sono anime gentili quelle dei poeti. Ma sono anche anime adulte, che non hanno paura di crescere, di diventare grandi. Non hanno paura di tentare, di rischiare, di affrontare se stessi. Il “fanciullino” di Pascoli è un animo capace di stupirsi, di provare meraviglia, di cogliere un linguaggio che vada al di là della razionalità. Avere un cuore bambino non significa fingersi piccoli per sfuggire alla propria coscienza.
La poesia non va a trovare le anime capaci di grandi discorsi e minime azioni.
Così come l’universo non si svela a chi parla come un adulto e vive come un bambino. Fare discorsi da grandi e comportarsi come ragazzini rende vuote le parole. E le parole senza vita sono aria stantia. Mentre la poesia è vento. È eterna.
La poesia non è dichiarare di provare vergogna, ma vergognarsi.
Non è in ghirigori di pensieri. Non è nelle alte vette raggiunte da altri. Non è nel commuoversi alle parole di qualcuno per poi tornare perennemente agli stessi alibi. Non è nell’ascoltare sempre e mettere in pratica mai.
La poesia è responsabilità. Un poeta non crede che il mondo riguardi gli altri.
La poesia non è nella vita quieta, ma è nella ricerca di una quiete dell’anima. Difficile da raggiungere. A volte impossibile. Ma è tendere a questo impossibile, il tentare di scoprire, che rende uomini, e rende gli uomini dei poeti. La scelta di quel cammino scomodo, e intimo, è già poesia, se i passi sono dei propri piedi. Se le parole vengono dalla propria bocca. Se l’esperienza fatta, la reazione avuta, ha scosso il sangue, non solo un formale disappunto.