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San Marino non è ancora un Paese per tutti i laureati

da Redazione

Più possibilità nell’area tecnologica ma molti preferiscono l’umanistica. Quasi 1/4 dei disoccupati ha fatto l’Università ma dipende dal titolo.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il numero di disoccupati spaventa, ma nei numeri (meno di 1.500 persone, di cui solo 1.200 in senso stretto) il sistema San Marino sarebbe in grado di riassorbirli in poco tempo.

Quello che preoccupa, però, è il futuro: quale prospettiva si offre alle nuove generazioni di lavoratori, quale livello occupazionale e con quali aspettative?

Domande che andrebbero fatte alla politica e alle istituzioni, dice qualcuno, o alle famiglie stesse, visto che l’orientamento scolastico rapportato alla domanda del mercato del lavoro è in mano loro.

E sicuramente lo era anche prima, con i risultati che oggi si possono raccontare attraverso i dati.

 

DALLE UNIVERSITÀ OLTRE TRECENTO DISOCCUPATI

Quanto vale la laurea nel mercato del lavoro? Analizzando l’ultima statistica del 2014 riferita alla disoccupazione e il report sulla popolazione scolastica sammarinese, entrambi elaborati dall’Upeceds, la prima anomalia che salta all’occhio è che oltre il 22% dei disoccupati di dicembre proviene dall’Università, ovvero 354 unità suddivise tra diploma universitario (148) e laurea (206) su un totale di 1.596 persone. Ma a settembre, quando i disoccupati erano molti meno, 1.447, i laureati in cerca di lavoro erano circa gli stessi, ma con un ‘peso’ del 24%, un quarto del totale.

Un dato anomalo se confrontato con la vicina Italia, dove ‘il pezzo di carta’ vale ancora moltissimo, tanto è vero che i laureati disoccupati rappresentano solo il 16%.

Il confronto appare ancora più efficace laddove si ricorda che anche in Italia, come San Marino, il grado di istruzione è ben al di sotto dall’obiettivo Ue del 40% di popolazione laureata: oggi nel Belpaese meno di un cittadino su quattro ha completato gli studi universitari (in Europa la percentuale è del 53%).

Per capire quanto il mercato del lavoro apprezzi il livello di istruzione è però opportuno valutare anche quanti sono i laureati occupati nei vari settori.

Tra i dipendenti pubblici, ad esempio, su 3.766 unità ben 1.052 (27,9%) hanno un diploma universitario o una laurea, mentre nel settore privato sono 1.455 su 14.599 (9,9%). Anche questo dato rivela un’altra anomalia del sistema sammarinese: le imprese non cercano laureati o, comunque, ne ricercano meno che nel pubblico? In verità – lo si vedrà nei prossimi capitoli dell’indagine – la domanda andrebbe formulata diversamente: qual è il valore di una laurea per le imprese e quale per il pubblico, c’è parificazione tra titolo di studio, qualifica e mansione? L’esempio è semplice: in un determinato ruolo dell’azienda X serve un ingegnere meccanico, per cui chi andrà a ricoprire quel ruolo sarà un ingegnere meccanico.

Nel pubblico ci sono davvero 1.052 posti di lavoro che necessitano un diploma universitario o una laurea?

Sono tutti dirigenti? Domande lecite, che meritano una risposta.

 

POCHI MANAGER NEL PUBBLICO E NEL PRIVATO

La qualifica dovrebbe avere una corrispondenza con il titolo di studio, ma spesso non è così per diversi motivi, tra cui – non è detto che sia un male – il fatto che anche a San Marino l’impresa famigliare è una delle più presenti: ciò significa molto know how ma pochi investimenti in formazione e istruzione dei figli (tanto saranno ‘assunti’ lo stesso).

Nel merito, comunque, i posti di rilievo non sono poi così tanti: nel settore privato sono stimati 264 dirigenti o assimilati, nel pubblico solo 69. I ‘grandi manager’ insomma, non sembrano abitare qui.

Diverso il discorso per i responsabili ed esperti di settore che, assieme agli impiegati specializzati e tecnici (immaginiamo quindi con titoli di studio superiori alle scuole medie), sono 4.016 nel privato e 2.030 nel pubblico.

A scalare, ci sono 2.331 impiegati operativi nel privato e 596 nel pubblico; 73 caporeparto nel privato e 31 nel pubblico; 4.991 operai specializzati e qualificati nel privato, 763 nel pubblico; 2.868 operai generici o commessi nel privato, 142 invece nel pubblico.

Questa casistica, se da un lato svela un mercato del lavoro accentrato su responsabili di settore e operai specializzati piuttosto che lanciato verso i manager o schiacciato sulla manovalanza, è la base di riflessione su cui ipotizzare il futuro occupazionale dei sammarinesi che stanno decidendo oggi cosa fare da grandi e come arrivarci.

 

I ‘TITOLI’ PER NON RESTARE A PIEDI

Pur non volendo analizzare le complesse strategie che regolano l’orientamento universitario e, prima ancora, quello della scuola superiore, se è vero che ci sono molti laureati ‘a piedi’, non tutti hanno scelto lo stesso percorso formativo.

Ad esempio i due disoccupati con diploma universitario in pianoforte, ‘resistono’ in graduatoria da diversi mesi e difficilmente troveranno occupazione se non nelle scuole del territorio.

Esclusa questa curiosità, la qualità di una laurea o di un diploma universitario (ma anche di maturità), si misura anche da quanto viene valorizzata dal mercato del lavoro attuale, tenuto conto che potrebbe cambiare in futuro, con l’innesto di nuovi asset e professioni: così si scopre che la domanda “ma cosa fa un diplomato in scienze dell’educazione?” ha una risposta sola: fa che cerca lavoro, e in buona compagnia, visto che sono 36 i disoccupati con questo titolo, il numero più alto tra tutti i laureati iscritti nelle liste utilizzate dall’Ufficio Statistica nell’ultimo report.

Al secondo posto, però, con 13 diplomati in cerca di lavoro, c’è “Scienze dell’economia e della gestione aziendale” e al secondo, con 9 unità, “Scienze economiche”: l’ennesima anomalia del sistema sammarinese? Forse.

Mentre è del tutto in linea con l’Italia e l’Europa che ci siano molti diplomati all’università oggi disoccupati con un titolo nel settore umanistico, da lettere a pittura o scienze della comunicazione e scienze politiche.

Nel ‘mucchio’ troviamo anche laureati in Giurisprudenza (15) e Architettura o Ingegneria (10) e ben 30 Geometri che non lavorano, ma con un mercato saturo e l’edilizia in caduta libera è plausibile che sia così, soprattutto se sono neolaureati.

Al contrario, settori come informatica, elettronica e tutto quello che gravita attorno al digitale, mostrano un livello occupazionale più in linea con asset oggi in espansione: nessun ingegnere informatico o elettronico figura tra i disoccupati, ad esempio, e c’è un solo ingegnere meccanico che cerca lavoro, ma anche un solo elettromeccanico.

A livello occupazionale la laurea conta al di là dei numeri e si può evidenziare che nei settori tecnici o scientifici c’è una chiara competizione con i frontalieri, mentre per mansioni/qualifiche considerate meno operative o comunque più ‘professionistiche’ e quindi non apprezzabili dalle imprese dei settori più diffusi (industria, commercio e artigianato) i laureati occupati a San Marino sono tutti sammarinesi.

Ad esempio nelle arti grafiche (dalla pittura alla fotografia, passando per il restauro) ci sono circa 25 laureati sammarinesi, di cui 9 non occupati.

Il contrario nell’area umanistica: dove molti laureati occupati sono frontalieri.

In linea con il ‘sentire comune’ il numero maggiore di laureati occupati oggi è in Economia e Commercio (273, di cui 77 frontalieri), Giurisprudenza (244 occupati di cui 26 non sammarinesi) e Medicina e Chirurgia (166 occupati e solo 4 frontalieri). Tra gli ingegneri vanno per la maggiore quelli elettronici (su 93 ben 45 sono frontalieri), seguiti dai meccanici (su 71 occupati 37 sono frontalieri), informatici (su 19 occupati 13 non sono sammarinesi) delle telecomunicazioni (11 frontalieri su 18 occupati), ma anche nel civile (54 occupati, di cui 14 frontalieri).

Diversi i laureati occupati nel marketing (dalla statistica all’amministrazione delle imprese), anche qui più sammarinesi che frontalieri.

Dove i frontalieri sembrano poco attratti da San Marino, oltre alle arti grafiche, è nell’indotto dell’industria medica o biomedica, non essendoci laureati non sammarinesi tra logopedisti e terapisti della riabilitazione. Mentre diversi ce ne sono tra gli infermieri e molti sono i frontalieri laureati occupati nelle scienze biologiche (18 su 59 occupati), nelle biotecnologie (4 su 7) e tutto il settore della chimica (13 i laureti in chimica industriale occupati attualmente, di cui 10 non sono sammarinesi) e della farmaceutica.

 

COSA STUDIANO I FUTURI LAVORATORI

Probabilmente il mercato del lavoro sammarinese, per come è sviluppato negli ultimi trent’anni, offre garanzie che esulano dal titolo di studio conseguito e, al contempo, non valorizza ancora in maniera pragmatica il personale ‘titolato’.

Questa considerazione trova conferma nel basso tasso di laureati sammarinesi – un dato purtroppo non ancora corretto dall’essersi dotati di un’Università qualificata e qualificante – ma anche da una ‘perdita’ di studenti dalle superiori all’Università: non tutti, infatti, proseguono gli studi dopo il diploma di maturità (circa la metà) e, come in passato, molti li proseguono a seconda dei propri interessi personali, tra cui evidentemente trovare il posto di lavoro conseguente non è una priorità.

E’ anche vero che nell’anno 2009-2010 gli studenti delle superiori erano 710 fuori e 691 in territorio, mentre nel 2013-2014 erano aumentati fino a 849 e 702 in territorio: ciò fa ben sperare che cresca anche il numero degli iscritti alle Università, di San Marino o di altri Paesi, anche se la tendenza è opposta (in Italia si parla di un -19% di iscrizioni su base nazionale).

Una tendenza che San Marino, però, ha dimostrato di ‘invertire’, a suo modo, passando dagli 872 iscritti (42 in territorio) del 2011-2012 ai 925 (48 in territorio) dell’anno scorso. In prospettiva, crescendo la ‘base’ ovvero il numero di bambini alle scuole dell’infanzia, in futuro San Marino potrebbe avere più diplomati e anche più laureati.

Per quanto riguarda l’Università, a livello qualitativo l’area umanistica è ancora molto quotata nelle lauree di primo livello, con 198 iscritti nel 2013-2014 (41 maschi e 157 femmine), ma – fattore positivo per le imprese – la maggioranza dei giovani sammarinesi sceglie aree tecniche (127), economiche (142) e scientifiche (84), rimarcando la tradizione italiana secondo la quale siano aree più maschili che femminili: al contrario dell’area umanistica, infatti, gli iscritti maschi sono in maggioranza, anche se con divari meno evidenti. Nelle lauree di secondo livello l’area umanistica è invece quella meno quotata: solo 5 studenti, tutte femmine. Mentre sono 6 quelli dell’area sociale, 43 dell’area tecnica, 18 dell’area scientifica e 2 nei diplomi accademici.

Tra i corsi di laurea più frequentati troviamo 62 iscritti a Giurisprudenza, 55 a Scienze dell’economia e della gestione aziendale, 39 a Lingue e Culture moderne, 35 a Scienze dell’Educazione, 33 a Ingegneria dell’informazione, 30 a Scienze economiche, 25 a Professioni sanitarie infermieri e ostetrica, 22 a Scienze delle attività motorie, 21 a Lettere, 20 a Scienze della Comunicazione, 19 alla magistrale di Farmacia e 11 a Farmacia, 16 a Medicina e Chirurgia, 16 a Ingegneria civile, 15 a Ingegneria industriale, 15 a Scienze biologiche, 13 a Scienze politiche, 13 alla magistrale di Architettura e 10 ad Architettura e Ingegneria edile, 11 a Scienze e tecnologie farmaceutiche.

Tutti gli altri corsi hanno meno di 10 iscritti, compresi quindi gli altri rami di Ingegneria e, in controtendenza ai dati economici sammarinesi, nel settore del Turismo, nonostante sia in fase espansiva.

Un’altra piccola anomalia, se vogliamo, del sistema sammarinese, di cui questa ‘fotografia’ mette in mostra un difetto riscontrabile in moltissimi casi: pochi sammarinesi sono altamente qualificati per certi ruoli – e molti dei ruoli sono infatti occupati da frontalieri – ma le generazioni future non sembrerebbero intenzionate a colmare questo gap.

Non tutti i giovani, però, abbandonano dall’inizio l’idea di trovare, a San Marino o all’estero, un lavoro confacente alle proprie aspettative di vita e al percorso di studi intrapreso, prova ne è che gli iscritti all’Università da qualche anno stanno aumentando: probabilmente sono portati a pensare che il mondo delle imprese e anche del pubblico impiego valorizzerà, in futuro più che oggi, la conoscenza e la capacità rispetto al premiare indistintamente l’anzianità anagrafica o di servizio.

In prospettiva aumenterà quindi il ‘capitale umano’ sammarinese, che non è il Pil ovviamente, ma in un sistema paese vale molto di più: la nascita e lo sviluppo di nuove imprese – in particolare le più innovative e quelle dei settori ad elevata tecnologia – crea occupazione e valorizza le capacità e le conoscenze di chi vi lavora.

Per questo la Repubblica di San Marino dovrebbe incentivare le generazioni del futuro a intraprendere percorsi di studi sempre più qualificanti, investendo non solo negli ‘aiuti’ agli studenti, ma anche nell’orientamento, informando più che vincolando famiglie e ragazzi, su quali titoli hanno aspettative occupazionali in territorio (evitando la cosiddetta fuga di cervelli), e aprendosi a quelle imprese e iniziative che ne contemplino altri che oggi non sono apprezzati o apprezzabili.

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