Gli agenti immobiliari chiedono alla politica interventi per l’edilizia e di creare un loro Albo. “Si potrebbe partire dai frontalieri. Bene gli incentivi ma i fondi vanno aumentati”.
di Daniele Bartolucci
“Ristrutturazioni e accesso al credito… tutte cose buone e necessarie, ma l’unica cosa che veramente può invertire il trend nell’edilizia è l’apertura all’estero, dando la possibilità di comprare gli immobili anche a chi non risiede qui”.
L’edilizia è traino e allo stesso tempo sbocco dell’economia: ciò che ruota attorno agli immobili, siano essi case piuttosto che laboratori e uffici, è un mondo variegato di imprese e professionalità, che oggi a San Marino sta vivendo difficoltà enormi.
San Marino Fixing da alcuni mesi ha acceso i riflettori su questo mondo, fotografando il sistema economico legato alle costruzioni, dalle normative vigenti alle imprese e ai professionisti, come lo sono i membri dell’Associazione mediatori e agenti immobiliari di San Marino.
“L’associazione è nata negli anni ’90, oggi siamo circa dieci soci”, spiega il presidente Luca Chezzi, intervistato assieme a Sara Toccaceli, segretaria di Amai, “e potremmo essere anche di più se ripartisse il settore, oggi che oggi purtroppo è in grave difficoltà”.
L’analisi parte da un dato oggettivo: “Il valore degli immobili ha perso un 25%, in linea con il mercato italiano diciamo, ma con lo svantaggio di essere in un sistema chiuso e con un’evidente sproporzione tra l’offerta e la domanda”.
Non tutto però è negativo: “San Marino ha ancora un forte appeal, sia per il residenziale che ovviamente per il produttivo e l’artigianale. Ma questa domanda arriva quasi sempre dall’esterno, la politica deve tenerne conto”.
Da più parti arrivano appelli alla politica perché si occupi del rilancio dell’edilizia, gli agenti immobiliari cosa ne pensano?
“Pensiamo si possa e si debba fare di più. La certificazione energetica, ad esempio, è un’ottima cosa. Un valore aggiunto per un immobile immesso sul mercato, ma anche uno stimolo per l’indotto, a raggiungere standard energetici più alti attraverso le ristrutturazioni e le riqualificazioni. Due asset che il Governo ha deciso di agevolare con incentivi e contributi, ma i fondi a disposizione sono troppo pochi”.
La politica parla spesso di nuova economia, ma le imprese sono davvero interessate a stabilirsi sul Titano?
“In teoria sì, ma ci saremmo aspettati una richiesta assai maggiore dopo l’uscita dalla blacklist: ci speravamo, ma anche questa speranza è svanita nei fatti. E’ anche vero che le nuove normative, che permettono agli imprenditori di trasferirsi qui e ottenere un percorso agevolato per quanto riguarda la residenza, ha aperto un nuovo spiraglio. Il problema è che i paletti sono ancora un po’ troppo alti”.
Il discorso residenze è ancora un tabù?
“E lo è in effetti. Il problema è che se non vogliamo venderci tra di noi immobili vuoti, il sistema deve aprirsi all’esterno e permettere ad altri di acquistarli. Se è la residenza il vero tabu, si può svincolare dalla proprietà. Con le tecnologie odierne e le banche dati a disposizione dello Stato, non sarebbe difficile verificare i requisiti degli eventuali compratori e farli rientrare in una normativa più efficace. Ci sono tante tipologie di potenziali compratori: dagli imprenditori ai turisti, fino ai lavoratori. Ecco, perché non partire ad esempio dai frontalieri che già da anni frequentano il nostro territorio, utilizzano i nostri servizi e spendono parte del loro reddito qui a San Marino. Non sarebbe difficile creare una legge che gli permetta, con alcune garanzie, di comprare un appartamento”.
Altro problema, la mancata creazione dell’Albo degli agenti immobiliari.
“Circa due anni fa siamo andati alla Segreteria all’Industria e alla Segreteria all’Interno con una nostra proposta di legge – nostra perché abbiamo incaricato un nostro legale per elaborarla – per andare a regolare il nostro settore. Un settore particolarmente delicato, sia per gli aspetti economici, per i quali sottostiamo noi stessi all’adeguata verifica e alle verifiche delle norme antiriciclaggio, sia per quelli più sociali, perché oltre alle imprese ci rivolgiamo alle famiglie. La creazione di un Albo non darebbe solo certezza al nostro settore che, lasciato senza regole, come tutti gli altri può generare anche storture, ma darebbe soprattutto tutele e garanzie ai clienti. Purtroppo ad oggi non abbiamo ancora avuto una risposta, restiamo fiduciosi e cogliamo questa occasione per ricordare alla politica questo impegno, insieme agli altri che riguardano il sistema economico della nostra Repubblica”.