Le modifiche alla Legge del 1992 palesano la necessità di cambiamenti. Ok le varianti per il nuovo commerciale, ora serve un altro Piano.
di Daniele Bartolucci
Sanità, turismo e commercio, agricoltura… sono questi gli asset che negli ultimi anni hanno visto crescere il cosiddetto ‘monte salari’ e che, teoricamente, potrebbero continua a farlo anche in futuro. Il fatto che il livello salariale sia cresciuto dal 2009 al 2014 (fonte Ufficio di Statistica) si può leggere in diversa maniera, dagli aumenti contrattuali alla specializzazione in entrata, ma il dato che emerge rispetto ad altri settori (vedi edilizia, manifattura e attività finanziarie per esempio) è che la crisi che si è abbattuta su San Marino non ha intaccato il livello occupazionale, anzi, probabilmente nei numeri è in certi casi aumentato. Questi settori, quindi, hanno retto meglio durante la crisi e potenzialmente potrebbero ripartire più velocemente in uno scenario più positivo. Questa premessa è d’obbligo nel momento in cui lo scenario è ancora negativo e il trend non ha sostanzialmente invertito la rotta. Ma soprattutto è fondamentale oggi delineare quali saranno gli asset su cui puntare e quali le strategie pubbliche, prima ancora che private, dovranno essere messe in atto. In questo modo si può spiegare perché, di fronte ad un calo occupazionale e di fatturato della manifattura, sia arrivato in Consiglio Grande e Generale in seconda lettura il progetto di legge contenente le “Modifiche alla Legge 29 gennaio 1992 n.7 – Piano Regolatore Generale (Prg) per l’attuazione di interventi a favore delle imprese e per la realizzazione di infrastrutture pubbliche”, tra cui anche un centro ippico a Gaviano, ma non il centro di compostaggio, cassato in prima lettura. Su questa possibilità di ‘trasformazione’ da produttivo a commerciale per alcune aree (Rovereta, Gualdicciolo e Galazzano) il dibattito politico ha visto prevalere spesso il tema degli interessi dei proprietari, ma al di là di questo, è anche la conseguenza logica di quanto si legge nei numeri appena citati: il commerciale ‘tira’ più del produttivo. Su quale ‘commercio’ si insedierà però, le indicazioni non sono ancora pervenute, né dai privati interessati, né dal pubblico.
Per quanto riguarda i primi, ovvero i proprietari di queste aree e gli investitori interessati a investirci sopra, sarà il mercato a dare tali indicazioni: per rimanere nei settori in crescita, si potrebbe pensare a nuovi ambulatori e cliniche (un centro oncologico d’eccellenza, per esempio, o un centro ricerche sulla Sla, vista la recente esposizione mediatica di questa malattia anche a San Marino), a ristrutturazioni edilizie (così magari si fa respirare anche questo settore) finalizzate all’implemento dei posti letto sul Titano, siano essi ricompresi in hotel di lusso, sia di B&B o agriturismi; oppure all’identificazione di uno o più poli commerciali, votati alle grandi firme piuttosto che agli outlet, oppure entrambi. Per il pubblico, lo Stato in pratica, si tratta invece di pianificare quali saranno queste nuove linee e agevolare non solo la trasformazione delle aree – che comunque è e resta solo sulla carta per il momento – ma anche chi, seguendo le indicazioni che emergono dalle analisi di mercato, potrà garantire sviluppo e occupazione, coinvolgendo il maggior numero di soggetti o settori in questa nuova economia (l’edilizia, l’artigianato, i fornitori necessitano di lavorare, non espressamente in costruzione di nuove case come qualcuno è portato a pensare). Senza entrare nel merito delle scelte e degli investimenti che i privati andranno a fare, queste varianti al vecchio Prg (datato primi anni ’90, quando il mondo era completamente diverso) potrebbero aprire una riflessione più costruttiva e puntuale (il mercato va verso il commerciale? Andiamoci…) su cosa sia possibile fare oggi e in futuro a San Marino.
Inoltre, questa vicenda offre anche un metro di giudizio sulle reali capacità della Repubblica di San Marino di poter modificare leggi e regolamenti alla ‘velocità’ di un Comune italiano piuttosto che di uno Stato europeo: le varianti al Prg in oggetto hanno avuto infatti un percorso netto di poco più di un anno. Ciò significa che una volta chiariti gli asset su cui posizionare l’economia del futuro, vi si potrebbe ricondurre la normativa in pochi mesi.