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Ezio Bartolini, l’inedito dialogo tra Gesù e sua Madre prima della Pasqua

da Redazione

Consorzio terra di San Marino: la religione e la fede nelle case dei contadini quasi 100 anni fa.

 

Ezio Bartolini, curatore della Casa di Fabrica, ci accoglie con un foglio in mano. Lo apre e inizia a leggere. “Carissimo figlio, cosa sarà per voi la domenica delle Palme? Carissima madre, la domenica delle Palme sarò un povero cavaliere. Carissimo figlio, cosa sarà per voi il lunedì Santo? Carissima madre, il lunedì Santo sarò un povero pellegrino. Carissimo figlio, cosa sarà per voi il martedì Santo? Carissima madre, il martedì Santo sarò un povero imperfetto. Carissimo figlio cosa sarà per voi il mercoledì Santo? Carissima madre, il mercoledì Santo sarò nell’orto che suderò acqua e sangue. Carissimo figlio cosa sarà per voi il giovedì Santo? Carissima madre, il giovedì Santo sarò abbeverato di fiele e aceto. Carissimo figlio cosa sarà per voi il venerdì Santo? Carissima madre, il venerdì Santo sarà la mia vita un formento. Carissimo figlio cosa sarà per voi il sabato Santo? Carissima madre, il sabato Santo sarò legato alla colonna come un agnello innocente. Carissimo figlio cosa sarà per voi la domenica di Pasqua? Carissima madre, la domenica mattina di Pasqua sarò il Protettore di tutto il mondo. Se ci fosse qualche fedele cristiano che dicesse questa mia orazione tre volte al giorno per tuta la settimana Santa, se avesse peccati per quanta rena del mare e foglie degli alberi, sulla porta dell’inferno saranno tutti cancellati”.

La “Preghiera della settimana Santa”, che lo stesso Ezio definisce una sorta di dialogo intimo e cristallino tra Gesù e sua madre, spiega senza bisogno di ulteriori commenti o parole l’importanza della religione all’interno delle case dei nostri nonni. Il curatore sorride, e tiene tra le mani un librino piccolo e vissuto. “E’ datato 1924, e si intitola ‘Massime eterne’. Veniva riposto sul comodino e veniva letto la mattina ad alta voce e la sera, con gli occhi o in maniera quasi bisbigliata, prima di andare a dormire. Quasi tutte le preghiere erano scritte in latino”. La fede e la campagna dialogavano pressoché quotidianamente. “Soprattutto per le donne, molto più devote rispetto agli uomini. Le preghiere venivano dette durante tutto l’anno. Oltre alla settimana di Pasqua, c’era il mese mariano: a maggio si sgranava il rosario ogni giorno. Ma anche la settimana che anticipa le festività dei morti era particolarmente sentita: il rosario terminava con due o tre ‘Requiem aeternam’. Sempre il rosario veniva poi ‘pregato’ in caso di malattia di qualche familiare”.

Nelle case vi erano due luoghi “religiosi”: la cucina e la camera da letto. In entrambe le stanze veniva attaccato al muro un altarino. “Erano gli spazi più ‘vissuti’ della casa – ricorda Ezio Bartolini -. Quelli in cui le persone trascorrevano la maggior parte del proprio tempo. Le preghiere venivano recitate vicino al camino. La fede però non si fermava all’abitazione: nelle stalle veniva appesa un’effigie di Sant’Antonio, protettore degli animali. Simboli religiosi venivano utilizzati anche all’aperto: sopra le canne delle viti o sopra i barchi di grano gli uomini costruivano una croce rudimentale, fatta di grano, orzo, nastrini colorati e qualche ramoscello di ulivo benedetto per proteggere il raccolto dagli incendi o dalle alluvioni”.

Mentre usciamo dalla Casa di Fabrica, Ezio scorre gli occhi sulle “Massime eterne”. E legge: “La mattina, ancora prima di vestirti, fatti il segno della Santa Croce con l’acqua benedetta…”. La sua voce si affievolisce. Ma non perché ci stiamo allontanando: parla piano. E’ il momento dell’intimità, del ricordo. Dei suoi cari.

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